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Usa, per 50.000 dollari puoi farti clonare il gatto


COPYCAT, in inglese, significa copione, una persona che imita unaltra: ma Copycat è stato anche il primo gattino clonato, una perfetta imitazione della madre il cui Dna venne inserito in un uovo svuo

COPYCAT, in inglese, significa copione, una persona che imita un'altra: ma Copycat è stato anche il primo gattino clonato, una perfetta imitazione della madre il cui Dna venne inserito in un uovo svuotato del proprio corredo genetico e indotto a formare un embrione impiantato nell'utero di una gatta tricolore, la madre “surrogata”. Copycat è stato realizzato tempo addietro da un gruppo di ricercatori dell'Università del Texas dopo non pochi sforzi e ben 86 tentativi. Ora un istituto privato, la Genetics Savings and Clone , ha annunciato di aver prodotto due gattini, Tabouli and Baba, che non sono gemelli ma veri e propri cloni: la Genetics Savings and Clone ha quindi raggiunto un obiettivo che, in precedenza, era stato sbandierato da numerosi istituti di ricerca privati, talora truffaldini, pronti ad offrire agli affezionati padroni di un gatto il suo clone, cioè la sua fotocopia.
Per rendersi conto dell'offerta, ma anche della domanda di un sostituto identico al vecchio gatto di casa, è sufficiente andare in rete, inserire in un motore di ricerca come Google o Yahoo le parole-chiave “cat cloning” (clonazione di gatti) e veder comparire oltre 150.000 indicazioni diverse.
La notizia, in questi termini, potrebbe apparire come una delle tante notizie4 di colore o un ulteriore passo nella clonazione di specie animali da quando venne clonata la famosa pecora Dolly: in realtà ha anche un importante risvolto scientifico in quanto i due cloni non sono stati ottenuti con la tecnica “tradizionale” del trasferimento nucleare (si estrae il nucleo da una cellula del corpo e la si inserisce in un uovo privato del suo) ma col cosiddetto trasferimento della cromatina.
Con questa tecnica vengono rimosse delle molecole che normalmente si oppongono all'evoluzione dell'uovo nei diversi tipi di cellule che compongono l'embrione, un ostacolo che si verificava nella clonazione tradizionale “alla Dolly” e che portava a numerosi fallimenti. Mentre con la tecnica del trasferimento nucleare si aveva un successo su circa 50 cloni programmati, ora il successo è 10 volte più elevato e, a giudicare dai cloni di bovini finora realizzati, gli animali non presentano quelle debolezze e problemi di salute che avevano accorciato la vita dei primi cloni.
Si può quindi ben comprendere l'ottimismo del presidente della Genetics Savings and Clone che afferma di essere pronto a clonare anche i cani e che avrebbe già una cospicua lista di attesa. D'altronde, in alcuni casi, come in quelli in cui si cerca di ottenere cani predisposti a particolari abilità (cani per ciechi ecc.), il ricorso ai cloni potrebbe avere dei vantaggi: gli animali dovrebbero essere ugualmente addestrati ma potrebbero manifestare lati del carattere tipici di alcuni individui più dotati. Com'è prevedibile, anche nel caso di Tabouli and Baba, vi sono stati commenti favorevoli e commenti critici: numerosi animalisti, ad esempio, sostengono che un clone non può sostituire il vecchio e caro gatto di casa o che in questo modo si ottengono animali dalle caratteristiche “innaturali” o magari a rischio di malattie. Quest'ultimo punto è probabilmente il più valido e solo il tempo ci dirà se il metodo del trasferimento di cromatina è veramente sicuro. La tecnica, tuttavia, indica che nel campo della produzione animale esistono nuove possibilità che consentono di ottenere cloni di animali con caratteristiche eccezionali: ma dimostra anche che dal punto di vista tecnico la linea di confine tra la clonazione animale e quella umana è sempre più sottile. In un prossimo futuro sarà soltanto l'etica ad opporre ostacoli alla realizzazione di cloni umani.

Fonte: Il Messaggero (14/09/2004)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: clona%
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