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Il presente è Cineca, il futuro è Blue Gene


E l’Italia? I supercomputer non sono il suo forte, stando alla lista di Top500. Sono diciassette i sistemi di calcolo che operano nel nostro Paese e viaggiano quasi tutti nelle zone basse della classi

E l’Italia? I supercomputer non sono il suo forte, stando alla lista di Top500. Sono diciassette i sistemi di calcolo che operano nel nostro Paese e viaggiano quasi tutti nelle zone basse della classifica. In buona posizione solo i due supercomputer del Cineco, il Consorzio interuniversitario composto da ventuno atenei e dal Cnr, con sede a Bologna. Il sistema Cineco più potente lo troviamo al gradino 62: si tratta di un cluster Linux Ibm costituito da 512 processori Intel Xeon. È stato acquistato nel settembre scorso. La potenza teorica di picco di questa macchina è superiore ai tre teraflop. L’altro supercomputer del Cineco è al numero 79 della lista: si tratta di un Ibm Sp4 con 512 processori Risc Power4 (2,7 teraflop di picco).
Bisogna scendere sotto il duecentesimo gradino per trovare un altro supercomputer domiciliato in Italia: è l’Integrity Superdome di Hp della Società Interbancaria.
Le cose però dovrebbero migliorare nel prossimo futuro grazie al San Raffaele di Milano e alla Ibm. Lo scorso 16 novembre, in occasione della cerimonia per i dieci anni del Dibit, il dipartimento di biotecnologie integrato nella struttura ospedaliera e universitaria, è stato annunciato un accordo con il gigante americano per l’acquisizione di un esemplare del nuovissimo Blue Gene, il supercomputer del futuro che dovrebbe lasciare nella polvere il blasonato Earth Simulator.
Spaventosa la velocità che Blue Gene/L (la versione completa di Blue Gene) e il suo parente stretto Asci Purple potranno raggiungere insieme: 460mila miliardi di calcoli al secondo, rispetto ai 36mila miliardi di operazioni del concorrente giapponese. Asci Purple e Blue Gene/L saranno utilizzati per scopi differenti: il primo verrà impiegato soprattutto nel campo meteorologico e nelle simulazioni delle conseguenze provocate da un’esplosione nucleare mentre il secondo, lavorando in tre dimensioni, servirà ad analizzare i terremoti e a scoprire nuovi giacimenti di petrolio. Grazie alla loro versatilità potranno essere utilizzati anche per ricerche in campo militare, medico e biotecnologico.

Fonte: Il Mattino (25/11/2003)
Pubblicato in Analisi e Commenti
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