Feed RSS: Molecularlab.it NewsiCalendar file
Categorie

La ricerca? Soffre in tutto il mondo


-Gli strumenti di ricerca stanno diventando sempre più formidabili: pensi che il progettogenoma, ovvero la mappatura dei geni umani, è finto con sette anni di anticipo sul previsto-. Parla con l’entus

-Gli strumenti di ricerca stanno diventando sempre più formidabili: pensi che il progettogenoma, ovvero la mappatura dei geni umani, è finto con sette anni di anticipo sul previsto-. Parla con l’entusiasmo di un giovanotto Attilio Maseri, alle spalle una lunga esperienza in Italia e all’estero nell’università, nei centri di ricerca, negli ospedali, attualmente direttore del dipartimento cardiotoracovascolare del San Raffaele di Milano. -Per questo riprende abbiamo fiducia nel fatto che prima o poi troveremo una risposta alla nostra domanda, quella centrale, la chiave di tutto-.
E qual è questa domanda?
-Dobbiamo sapere che cos’è che causa l’improvvisa transizione dall’aterosclerosi, cioè il restringimento delle arterie dovuto al colesterolo e ad altri grassi, all’angina e di lì all’infarto. E’ questa la frontiera più avanzata: scoprire perché l’aterosclerosi sta lì ferma magari per anni e ad un determinato momento si attiva per un solo momento-.
Lei parla di aterosclerosi, cioè di restringimento delle arterie, quindi il vostro campo di ricerca si restringe a chi soffre già di questa patologia?
«Guardi che passati i 50 anni ce l’abbiamo un po’ tutti, uomini e anche donne, come è stato recentemente documentato. Colpa dello stile di vita, dei continui stress ambientali, dell’eccesso di lavoro e quindi di alimentazione per compensare gli squilibri e le tensioni mentali. Certo, in qualche misura possiamo difenderci, i consigli sono quelli antichi».
Anche l’aspirina la sera?
«Parliamo con rispetto dell’aspirina, che è un farmaco che esiste da cento anni e le cui virtù sono riconosciute, così come è vero che i betabloccanti agiscono sulle piastrine in modo più efficace.
Naturalmente non basta».
Come si svolge la vostra ricerca?
«Cerchiamo di ‘fotografare’ i pazienti, con elettrocardiogrammi, ecografie, risonanze, nel momento in cui stanno avendo l’infarto. Cerchiamo di capire cosa c’è di diverso nel loro sangue rispetto a quello di chi vive in condizioni tali e quali ma non è altrettanto sfortunato. Qualcosa la sappiamo già, certo, ma non basta. E anche sulle certezze, c’è da lavorare».
A cosa si riferisce in particolare?
«Bè, c’è il problema dell’ereditarietà, che è accertata. Eppure c’è tanta gente che ha un infarto senza questa componente, e anche senza aver mai avuto alcun segnale premonitore. Per questo stiamo conducendo un apposito studio in tre paesi: Italia, Scozia e Cina, dove sono sotto osservazione 32mila pazienti».
Perché Scozia e Cina?
«Perché gli scozzesi hanno una probabilità di infarto 34 volte più alta degli italiani, e i cinesi 34 volte più bassa. Non basta dire che questo accade perché gli scozzesi bevono whisky e i cinesi mangiano riso. Stiamo conducendo questo studio in collaborazione con tre centri cinesi e otto centri scozzesi coordinati da Neil Uren che lavorava con me quando ero a Londra (Maseri, proveniente da Pisa, è stato per 12 anni professore di cardiologia e direttore del dipartimento postgraduate medical school dell’Hammersmith Hospital, dopodiché è stato per 10 anni primario al Gemelli di Roma e infine da 3 anni è a Milano, ndr)».
Sulla base della sua esperienza attuale, come giudica lo stato della ricerca scientifica italiana, tante volte discussa per lo scarso collegamento con l’industria, la carenza di fondi, la mancanza di coordinamento?
«Cosa vuole che le risponda? Io non mi posso lamentare. Il nostro è uno dei centri di ricerca più prestigiosi d’Europa e forse non fa testo. Il nostro lavoro viene finanziato dal Ministero della Ricerca scientifica, da quello della Sanità, e ancora dall’Unione europea e da fondazioni private. Lo so che in Italia i finanziamenti per la ricerca sono scarsissimi, ma guardi che si stanno riducendo un po’ in tutto il mondo. In Francia per esempio c’è un allarme analogo al nostro, e anche in America, dove certo la ricerca è più strutturata e più efficace, sono state ultimamente segnalate delle difficoltà. Comunque le posso testimoniare che malgrado tutto, i nostri ricercatori sono rispettati in tutto il mondo. Ai congressi internazionali il numero delle ‘comunicazioni’ e delle presenze del nostro paese è assolutamente comparabile con quelli di Germania o Inghilterra».
Lei fa parte dei ‘cervelli’ che sono rientrati in Italia. Quale politica imposterebbe a questo proposito?
«Più che concentrarci sulla necessità di far rientrare i ricercatori ad ogni costo, dobbiamo innanzitutto pensare in modo più globale. Qui al San Raffaele cerchiamo di farlo: c’è sempre una rotazione di ricercatori stranieri che invitiamo come visiting professor, che vengono per esempio una settimana ogni due mesi, e poi mandano i loro giovani, e poi i nostri vanno in America, tutti visitano i laboratori degli altri. Solo così possiamo preparare il terreno in cui poi eventualmente innestare questi ‘rientri’».


Fonte: LaRepubblica (15/03/2005)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: finanziamenti
Vota: Condividi: Inoltra via mail

Per poter commentare e' necessario essere iscritti al sito.

Registrati per avere:
un tuo profilo con curriculum vitae, foto, avatar
messaggi privati e una miglior gestione delle notifiche di risposta,
la possibilità di pubblicare tuoi lavori o segnalare notizie ed eventi
ed entrare a far parte della community del sito.

Che aspetti, Registrati subito
o effettua il Login per venir riconosciuto.

 
Leggi i commenti
Notizie
  • Ultime.
  • Rilievo.
  • Più lette.

Evento: Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacologia
Evento: Synthetic and Systems Biology Summer School
Evento: Allosteric Pharmacology
Evento: Conference on Recombinant Protein Production
Evento: Informazione e teletrasporto quantistico
Evento: Into the Wild
Evento: Astronave Terra
Evento: Advances in Business-Related Scientific Research
Evento: Conferenza sulle prospettive nell'istruzione scientifica
Evento: New Perspectives in Science Education


Correlati

 
Disclaimer & Privacy Policy