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Terapia genica nuova speranza per Alzheimer, bene primi test sull'uomo


Dalla terapia genica nuove speranze contro lAlzheimer: i primi test sulluomo sembrano dare risultati promettenti. Uno studio statunitense pubblicato su Nature Medicine dimostra infatti che e possi

Dalla terapia genica nuove speranze contro l'Alzheimer: i primi test sull'uomo sembrano dare risultati promettenti. Uno studio statunitense pubblicato su Nature Medicine' dimostra infatti che e' possibile accrescere i livelli del fattore di crescita neuronale (NGF) nel cervello, dimezzando cosi' la velocita' del declino cognitivo. Indagini piu' approfondite su un paziente deceduto hanno inoltre confermato che l'aumento dell'NGF stimola la generazione di nuovi neuroni. 'La terapia genetica con NGF non puo' curare l'Alzheimer, perche' non blocca la formazione delle placche amiloidi da cui dipende la neurodegenerazione - spiega l'autore Mark H. Tuszynski, dell'universita' della California di La Jolla, San Diego - Tuttavia - aggiunge lo scienziato - il rallentamento del declino cognitivo da noi ottenuto e' 10 volte superiore ai benefici osservati con le terapie attuali''.
Per questo 'potrebbe essere conveniente combinare la terapia genica con le cure convenzionali, che inibiscono il deposito delle fibre amiloidi''. La fase 1 della sperimentazione clinica ha coinvolto un campione di otto pazienti tra i 54 e i 76 anni: cinque donne e tre uomini, con Alzheimer diagnosticato da almeno due anni. Il protocollo e' stato approvato dopo i risultati positivi di vari test sui primati. Tuszynski, in collaborazione con il Veterans Affairs Medical Center di San Diego e la Rush University di Chicago, ha prelevato cellule cutanee dalla schiena dei malati e le ha modificate geneticamente in modo che producessero NGF. I pazienti sono stati quindi sottoposti ad anestesia generale e le cellule modificate sono state iniettate nella parte anteriore del cervello. L'anestesia totale e' stata adottata dai ricercatori dopo i primi due interventi, in cui avevano utilizzato una semplice sedazione. Ma i movimenti involontari dei malati avevano causato piccole emorragie subcraniali e uno dei due era morto di arresto cardiaco dopo un mese e mezzo. Dopo 22 mesi, i test sui sei pazienti sui quali era stato completato il trattamento hanno rivelato che il declino cognitivo si era ridotto del 51% secondo il Mini-Mental Status Examination e del 55% secondo l'Alzheimer Disease Assessment Scale. Gli esami con la Pet hanno inoltre accertato che l'NGF aveva stimolato la formazione di nuovi neuroni. Nessuno dei malati ha subito effetti collaterali a causa della cura.

Fonte: AdnKronos (26/04/2005)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: NGF, Terapia genica, Alzheimer
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