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Il futuro della lotta al cancro? La cura personalizzata


La lotta contro il cancro l’Airc la conduce ormai senza quartiere da 40 anni, visto che è stata fondata nel 1965. E in questi primi 40 anni vita i risultati ottenuti sono stati tanti. La sopravvivenza

La lotta contro il cancro l’Airc la conduce ormai senza quartiere da 40 anni, visto che è stata fondata nel 1965. E in questi primi 40 anni vita i risultati ottenuti sono stati tanti. La sopravvivenza per i quattro tumori principali (seno, polmone, prostata e colon) è raddoppiata in Italia passando dal 20-30 per cento al 50-60 ed è quasi scomparsa la mortalità per le leucemie infantili, il tumore del collo dell’utero, il linfoma di Hodgkin. “Inoltre sono migliorate le terapie e i metodi di trattamento, i ricoveri sono più brevi, spesso i trattamenti sono condotti in day hospital”, spiega Alberto Costa, primario di senologia della Fondazione Maugeri di Pavia e direttore della Scuola Europea di Oncologia.
Professor Costa, è vero che i miglioramenti terapici sono stati così notevoli che in qualche caso la malattia viene presa sotto gamba?
In effetti questo è un allarme lanciato dagli psico-oncologi. I pazienti una volta vedevano gli effetti collaterali della chemioterapia, passavano periodi di ricovero molto lunghi, subivano operazioni chirurgiche molto estese per l’asportazione della massa tumorale. Oggi, invece, in molti casi i trattamenti vengono somministrati in day hospital, gli effetti collaterali sono più contenuti, in qualche caso gli interventi chirurgici sono condotti in modo molto meno invasivo di prima e i ricoveri sono solo di pochi giorni. Questo, e c’è lo dicono proprio i medici che operano sul campo, porta qualche volta i pazienti a sottovalutare la malattia. E’ un risultato paradossale degli sforzi che abbiamo fatto nel campo della ricerca e delle applicazioni terapeutiche. Da un lato testimonia che abbiamo ottenuto ottimi risultati, dall’altro che però non bisogna cantare vittoria troppo presto.
Quali sono stati i risultati più importanti?
Abbiamo capito che non si muore di tumore, ma si muore di metastasi.
Quindi se prendiamo la malattia per tempo c’è una buona speranza di salvare la vita al paziente. Questo significa che sono molto importanti gli screening di massa per certi tipi di tumore, ma soprattutto che è importante l’attenzione individuale alla propria salute. Il fatto di aver sensibilizzato le donne a controllarsi il seno o l’uomo la prostata è un grande risultato. Insomma, se una volta si andava dal medico generalmente quando era troppo tardi, adesso invece si va dal medico a chiedere di fare questa o quella analisi preventiva. Da non dimenticare anche i passi in avanti fatti sul controllo del dolore. Grazie alla nuova normativa sui farmaci oppioidi è raro che in Italia ormai un paziente soffra per un tumore. I mezzi per contrastare il dolore ci sono tutti.
E su che cosa siamo ancora indietro?
Per i malati terminali rimane ancora poco sviluppato l’aspetto relativo agli hospice. Sono quelle strutture nelle quali il malato va a morire, aiutato e sostenuto dai familiari ma soprattutto assistito da medici e infermieri. In Italia c’è la tendenza a voler rimanere a casa propria, cosa che secondo me è positiva soprattutto però se si potenzia l’assistenza domiciliare. Anche la situazione degli screening di massa per il tumore al seno, il pap test, il colonretto è un po’ a macchia di leopardo, visto che in alcune regioni sono molto sviluppati e in altri un po’ meno. Da questo punto di vista siamo indietro forse rispetto ad altri paesi, ma non si deve dimenticare che la direzione verso la quale stanno andando le cure contro il cancro è un’altra.
Quale sarebbe questa nuova direzione?
Sono le terapie il più possibile personalizzate. Con la mappatura del genoma umano si è aperta la strada verso l’individuazione dei vari tipi di tumore. Prima le avevo detto che il tumore se non va in metastasi non uccide. Ebbene, lo stesso tumore al seno in una donna va in metastasi e in un’altra no. Se riusciamo a capire il perché possiamo evitare di sottoporre la seconda a cure pesanti e di fatto inutili. Si tratta dei cosiddetti fattori prognostici, che cioè ci indicano in che direzione si può evolvere un tumore. Per rimanere all’esempio del cancro alla mammella, ne conosciamo già cinque tipi diversi. E’ chiaro che un risultato di questo tipo è di enorme importanza sia dal punto di vista della paziente, che da quello del sistema sanitario. Nello stesso tempo nei laboratori stiamo cercando molecole in grado di colpire il tumore sempre più in modo selettivo. Alcuni di questi farmaci sono già disponibili oggi.
Esistono dei tumori sui quali sappiamo ancora poco?
Purtroppo sì: quello al pancreas e quello al polmone ci sono ancora poco conosciuti. Anche quello alla prostata continua a rimanere misterioso. Sappiamo che è molto frequente e che molte volte non va in metastasi, però uno dei test a disposizione per cercare di individuare le persone a rischio (il Psa o antigene prostatico specifico) si è dimostrato fino a oggi non troppo affidabile.


Fonte: L'Unita (30/11/2005)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: cancro
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