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Nei paesi poveri raddoppiata obesita'

Cellule adipose


Una patologia preoccupante, che in Italia colpisce un terzo della popolazione e una crescente percentuale di bambini, approda adesso anche nella parte del mondo storicamente afflitta dalla mancanza di

Una patologia preoccupante, che in Italia colpisce un terzo della popolazione e una crescente percentuale di bambini, approda adesso anche nella parte del mondo storicamente afflitta dalla mancanza di cibo . Colpa anche del genotipo 'risparmiatore' che per secoli ha rappresentato un vantaggio, soprattutto nelle aree del mondo colpite da gravi e lunghe carestie, ma che ora si sta trasformando in uno svantaggio.
Nell'ultimo decennio, la percentuale di persone in sovrappeso oppure obese e' di fatto raddoppiata a livello mondiale. Il maggior benessere ha giocato un ruolo importante in questo fenomeno, che pero' adesso e' visibile anche nei paesi in via di sviluppo, dove per la prima volta il numero dei sovrappeso ha superato quello dei sottopeso.
Ma obesi si nasce o si diventa? Entrambe le cose, probabilmente, anche se resta da scoprire il ruolo preciso dei fattori genetici e ambientali nello sviluppo dell'obesita'. ''L'obesita' e' una malattia multifattoriale'', spiega Alfonso Siani, ricercatore dell'Istituto di scienze dell alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche di Avellino, ''in cui la componente genetica contribuisce per circa il 25-30 per cento, ma anche quella ambientale e le abitudini di vita, in particolare alimentari, sono altrettanto importanti''.
Riguardo al ruolo della genetica, dice Siani, ''ha avuto un ruolo particolare quel genotipo risparmiatore che si e' andato selezionando nel corso dell evoluzione umana e che per secoli ha rappresentato un vantaggio, in quanto favoriva le persone in grado di utilizzare meglio le risorse alimentari. Con l aumento della disponibilita' di cibo, questo vantaggio selettivo si sta trasformando in uno svantaggio. Le persone con genotipo risparmiatore andranno con maggiore facilita' incontro a obesita' e malattie associate''.
Anche nei paesi in via di sviluppo, la dieta sempre piu' calorica e lo stile di vita sedentario, dovuto alla crescente meccanizzazione del lavoro, hanno avuto conseguenze rilevanti. Nel giro di pochi anni e', ad esempio, notevolmente aumentato il numero di cinesi in sovrappeso, mentre in India - paese che ospita circa la meta' della popolazione sottonutrita del mondo - e' in eccesso di peso il 55 per cento delle donne tra i 20 e i 69 anni, con conseguente aumento del diabete. Ma valutazioni simili di carattere sociale si possono fare in Occidente, dove la percentuale di diabete di tipo 2 e' in media stabile, ma in aumento nella popolazione di colore degli Usa, tra gli aborigeni australiani e gli immigrati dal sud-est asiatico nei paesi industrializzati. Ad esempio, in Inghilterra gli immigrati dal terzo mondo hanno una prevalenza di diabete superiore a quella della popolazione originaria del paese. Le popolazioni del Terzo mondo che si trasferiscono nei paesi industrializzati vanno quindi incontro, nel giro di una o due generazioni, a un forte aumento di peso, con un rischio di malattia pari o superiore agli abitanti autoctoni. Ci troveremo nel giro di pochi anni a fronteggiare su scala globale le malattie del benessere finora limitate ai paesi occidentali''.
Qual e' infine la fotografia del Belpaese? Le cifre parlano del 40% di maschi adulti in sovrappeso (30% le femmine) e del 10% della popolazione adulta francamente obesa, con picchi nel Sud del paese. Ma il dato piu' preoccupante riguarda i piu' piccoli. Gli italiani sono, con i greci, i bambini europei piu' in sovrappeso. ''Da una nostra indagine condotta su oltre 4.000 bambini delle scuole elementari della provincia di Avellino risulta che oltre il 35% sono in soprappeso, a causa delle abitudini alimentari scorrette e della crescente sedentarieta'''. I piccoli spagnoli in sovrappeso sono il 27%, in Svizzera il 24%, in Inghilterra il 20%, in Francia il 19% e in Germania il 14%. Una epidemia che incide in Europa per il 5% sui costi sanitari.

Fonte: Ansa (13/01/2006)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: obesita
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