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Dati concreti a sostegno della politica dell'immigrazione

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In Europa poche questioni ricevono maggiore attenzione negli attuali dibattiti nazionali di quella riservata all?immigrazione. Tale argomento compare già da decenni nelle agende dei governi, tuttavia

In Europa poche questioni ricevono maggiore attenzione negli attuali dibattiti nazionali di quella riservata all?immigrazione. Tale argomento compare già da decenni nelle agende dei governi, tuttavia tematiche quali l'aumento della mobilità e l'allargamento dell'Unione hanno indotto politici, mezzi di comunicazione e cittadini a concentrarsi ancora di più su tale problematica.
Poiché tutti i membri dell'UE condividono confini comuni, i responsabili politici hanno convenuto sull'opportunità di dotare l'Unione di una politica comune in materia di immigrazione, per quanto le legislazioni e disposizioni profondamente divergenti in vigore nei diversi Stati membri dell'UE complichino enormemente la stesura di una politica comune in questo campo.
Numerosi progetti di ricerca finanziati dell'UE stanno affrontando la questione dell'immigrazione e della nazionalità nell'ambito del Sesto programma quadro (6PQ) della Commissione. I progetti stanno rispondendo a un'esigenza specifica. "Abbiamo pensato che ci servisse un sostegno scientifico per le nostre discussioni circa la politica [di immigrazione], e pertanto abbiamo commissionato lavori di ricerca", ha dichiarato Jordi Garcia Martinez della DG Giustizia, libertà e sicurezza della Commissione in occasione della presentazione di due di questi progetti lo scorso 8 marzo.
I due progetti presentati - THESIM (Towards harmonised European statistics on international migration - Verso statistiche europee armonizzate sulle migrazioni internazionali) e NATAC (The acquisition of nationality in the EU Member States: rules, practices and quantitative developments - L'acquisizione della nazionalità negli Stati membri dell'UE: norme, pratiche e sviluppi quantitativi) sono entrambi innovativi. THESIM rappresenta un passo avanti verso la raccolta di dati comparabili e affidabili sull'immigrazione in tutti e 25 gli Stati membri dell'Unione. Il progetto ha riunito uffici statistici nazionali e ministeri che in precedenza non avevano avuto molti contatti reciproci. Il progetto NATAC ha rappresentato il primo tentativo di raffrontare le leggi nazionali e la loro attuazione nell'UE a 15. La ricerca ha portato alla raccomandazione secondo cui l'UE, benché non abbia alcuna competenza giuridica in materia di nazionalità, dovrebbe comunque avviare un processo di coordinamento aperto al fine di promuovere un insieme minimo di norme e buone prassi nelle leggi che disciplinano la cittadinanza e la nazionalità.
"Il problema principale è che i confini esistono. Se non ci fossero i confini, non avremmo il problema di attraversarli", ha affermato Michel Poulain, coordinatore del progetto THESIM, in apertura della sua presentazione. Ha osservato come il "problema" dell'immigrazione si sia spostato gradualmente dal livello nazionale a quello europeo, constatando tuttavia che non sono stati messi a disposizione dati a sostegno dello sviluppo della politica a livello europeo. è qui che la statistica svolge un ruolo essenziale. "Il sostegno della politica è lo scopo precipuo della statistica", ha osservato. "Non lavoriamo in una torre d'avorio. Anzi, è esattamente il contrario", ha aggiunto.
In passato, le statistiche sull'immigrazione non erano disponibili, non erano affidabili oppure non erano comparabili, ha rilevato il professor Poulain. La trasmissione di dati all'interno dell'UE si è sempre basata sul "gentlemen's agreement", il che significa che non avveniva regolarmente e che non venivano compiuti molti sforzi per rendere tali cifre confrontabili, ha spiegato.
Di conseguenza, i dati erano così poco precisi da non poter essere utilizzati ai fini dell'analisi.
Ad esempio, ha proseguito il professor Poulain, i dati provenienti da due paesi che registravano i movimenti migratori da uno Stato all'altro potevano essere molto diversi. L'immigrazione è l'unica area per la quale il professor Poulain ha constatato che gli statistici europei ammettono di non disporre di dati utili, ha dichiarato.
L'europarlamentare Ewa Klamt, relatrice al Parlamento europeo su "un approccio comunitario alla migrazione economica", ha assistito alle presentazioni e ha sottolineato di aver effettivamente notato l'assenza di statistiche nel campo in questione. Dopo essere stata eletta al Parlamento europeo nel 1999, la prima relazione da lei prodotta è stata sull'immigrazione, e con sua grande sorpresa ha scoperto che non esistevano statistiche su cui lavorare. Dopo aver personalmente approfondito la questione, si è resa conto che anche solo nel suo paese d'origine, la Germania, partiti diversi le avevano trasmesso dati diversi.
Il consorzio THESIM, che comprende sette gruppi di tutta Europa, ha affrontato la questione visitando ciascuno dei 25 Stati membri dell'UE e organizzando in ognuno una riunione cui sono stati invitati esperti nazionali di statistica e rappresentanti ministeriali. Per alcuni paesi, ciò ha significato riunire persone che in precedenza non si erano mai incontrate. "L'unico modo per risolvere il problema era riunire queste persone", ha spiegato il professor Poulain.
Pur avendo conseguito tali risultati importanti, il professor Poulain ammette che "I problemi non sono finiti". La raccolta dei dati richiede moltissimo tempo, e i responsabili politici esigono le informazioni con urgenza. "Vogliono conoscere la situazione attuale, non quella di tre anni fa". è questo ritardo temporale la ragione per cui i dati non vengono utilizzati da alcuni responsabili politici, ed è anche il motivo per cui certi ministeri tentano di raccogliere i dati direttamente, replicando il lavoro già svolto dagli uffici nazionali di statistica.
Il professor Poulain e i suoi colleghi si sono adoperati per assicurare una pubblicazione tempestiva dei risultati del progetto THESIM, ben sapendo che la questione dell'immigrazione è una tematica molto d'attualità a livello comunitario. "Se li avessimo pubblicati sei mesi fa, sarebbero finiti direttamente in biblioteca", ha affermato.
Mentre il progetto THESIM si è concentrato principalmente sull'appurare dove vivono e cosa fanno gli immigrati, il progetto NATAC ha esaminato le situazioni e le sfide affrontate dagli stessi, in particolare per quanto riguarda l'acquisizione della nazionalità del loro paese di residenza.
Anche in questo campo sono occorsi enormi cambiamenti negli ultimi dieci anni, molti dei quali hanno reso più restrittivo il processo di acquisizione della nazionalità. Numerosi paesi hanno introdotto prove di ammissione o altri requisiti che gli immigrati devono soddisfare per essere naturalizzati. Anche in questo caso, ogni Stato membro dell'UE presenta regole e pratiche proprie.
Persino i paesi che stanno affrontando l'immigrazione e la nazionalità dalla stessa prospettiva hanno attuato le politiche in maniera diversa. Ad esempio, il Regno Unito e i Paesi Bassi impongono ai propri immigrati di superare una prova prima di concedere loro la cittadinanza. Tuttavia, mentre il Regno Unito organizza corsi di preparazione al test per gli immigrati e pubblica addirittura un opuscolo sul suo contenuto, i Paesi Bassi non prevedono nulla di tutto ciò. Come giustificazione di tale mancanza di informazioni viene addotto il fatto che non si può studiare per diventare olandesi.
Benché l'armonizzazione sia ancora molto lontana, i paesi stanno iniziando a discutere congiuntamente tali questioni con frequenza sempre crescente, ha affermato il professor Rainer Bauböck, coordinatore del progetto. Ciò è spesso determinato dalla constatazione che le politiche di un paese esercitano ripercussioni su un'altra nazione. Il professor Bauböck ha portato l'esempio di una donna cinese che è andata a partorire in Irlanda e ha pertanto acquisito la cittadinanza dell'Unione non solo per il neonato, ma anche per sé in qualità di principale responsabile del suo sostentamento. Ha anche ricordato il tentativo della Germania di vietare ai propri cittadini di avere la doppia nazionalità. Ciò ha indotto la Turchia a introdurre una nuova "carta rosa" che consente ai tedeschi nati in Turchia di riacquisire la nazionalità turca una volta diventati ufficialmente tedeschi, pregiudicando pertanto la politica introdotta dalla Germania.
"Auspico un metodo di coordinamento aperto, in cui gli Stati membri possano osservarsi a vicenda e imparare dalle buone prassi", ha affermato il professor Bauböck.
Isabelle Chopin del gruppo per la politica dell'immigrazione, che ha partecipato al progetto NATAC, ha presentato alcune conclusioni sotto forma di raccomandazioni. Sia gli immigrati sia gli amministratori trarrebbero vantaggi importanti da una migliore comunicazione per tutto l'iter della procedura di richiesta di cittadinanza, da una formazione più puntuale per gli amministratori, da una maggiore coerenza della documentazione richiesta per il processo, dalla semplificazione della procedura, da una giustificazione obbligatoria di tutte le domande respinte e da un codice per la doppia nazionalità.
Una domanda cui non possono rispondere né le statistiche né l'acquisizione della nazionalità è la misura effettiva dell'integrazione degli immigrati. Isabelle Chopin ha dichiarato che le organizzazioni non governative (ONG) stanno attualmente discutendo se la nazionalità eserciti un impatto sull'immigrazione, e molti ritengono che non sia così. Tuttavia, se un immigrato sa di poter avviare la procedura per l'acquisizione della nazionalità, si sentirà verosimilmente più integrato, stando alle prime conclusioni.
Il professor Poulain sostiene che per misurare l'integrazione occorra una tipologia, che non esiste ancora a livello né di UE né di ONU, benché alcuni paesi stiano cominciando a metterla a punto, ha osservato.
Il direttore della direzione Scienze umane e sociali della Commissione Dius Lennon è rimasto talmente colpito dai risultati dei due progetti che ha esortato a "riflettere su come possiamo diffondere ulteriormente il lavoro svolto. è importante che varchi i confini di Bruxelles", ha affermato. Ha inoltre invitato tutti i presenti a partecipare a una consultazione sull'agenda di ricerca dettagliata per il Settimo programma quadro (7PQ), che si aprirà a breve.
Il professor Poulain ha concluso la propria presentazione dichiarando che mentre lavorava con la Commissione "ho percepito per la prima volta che eravamo veramente coinvolti nel sostegno alla politica. Ho una lunga carriera alle spalle, ma non avevo mai avuto questa sensazione. Fermarsi adesso non avrebbe senso".

Fonte: Cordis (12/03/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: immigrazione, Thesim, politica
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