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Evitare ricadute del tumore alla prostata con un vaccino

Prostata


Anticipazioni di uno studio dell'università di Torino

Prevenire le ricadute nei pazienti gia' curati per un tumore alla prostata: l'equipe di Alessandro Tizzani, direttore della clinica urologica all'Universita' di Torino, sta cercando di realizzarlo attraverso un vaccino.
Tizzani ha spiegato i principi alla presentazione del Meeting Internazionale sul cancro prostatico, a Milano, che ha comunque mantenuto un certo riserbo sui dettagli del vaccino, ne ha spiegato il principio di base oggi a Milano, nell'ambito della presentazione del Meeting Internazionale sul cancro prostatico che si svolgera' a Torino il 24 e il 25 marzo prossimi.
In Italia il tumore alla prostata colpisce il 30% degli uomini con piu' di 50 anni; e' il tumore piu' diagnosticato nei maschi occidentali (secondo per incidenza solo a quello del polmone), tanto che si verificano circa 21.000 nuovi casi e 7.000 morti ogni anno.
''Le tecniche attualmente impiegate nella terapia del cancro alla prostata e che costituiscono gli interventi ottimali per il malato - hanno spiegato gli esperti - sono l' asportazione chirurgica e la radioterapia .
A volte pero' e' possibile che dopo l'intervento ci sia una ricaduta, e che il tumore ricompaia. Per capire se c'e' un rischio di ricadute, e' sufficiente controllare con un esame del sangue la quantita' di una proteina nota come PSA: la ricomparsa del tumore infatti e' associata a livelli di PSA piu' alti del normale''.
Ed e' proprio nella fase successiva all'intervento, ma precedente alla eventuale ricaduta, che i ricercatori di Torino vogliono intervenire con il loro vaccino: ''Lo scopo sarebbe quello di utilizzare un particolare antigene per bloccare il tumore e con esso l'aumento dei marcatori come il PSA - ha spiegato Tizzani -, che indicano che la malattia sta progredendo''.
Ma come puo' avvenire il blocco della progressione tumorale? Questo vaccino - ha continuato Tizzani - consiste nel prelevare dal sangue del paziente alcune cellule staminali, che verranno 'addestrate' in laboratorio a riconoscere particolari proteine tipiche del tumore. Le cellule cosi' modificate verrebbero re-iniettate nel paziente, dove dovrebbero essere in grado di uccidere le cellule tumorali residue e prevenire cosi' il rischio di ricadute.
L'uso del condizionale pero' e' d'obbligo, visto che per ora i test relativi a questo vaccino sono stati effettuati solo su cellule tumorali coltivate in laboratorio. E ci vorra' ancora del tempo prima che inizi la sperimentazione di questo vaccino sull'uomo. Anche se, per il professor Tizzani, questo passaggio avverra' ''presto''.

Redazione MolecularLab.it (23/03/2006)
Pubblicato in Cancro & tumori
Tag: prostata
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