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Mucca pazza, presto un test

Proteina PrP prionica


Scienziati Usa hanno individuato prioni nel sangue di animali infettati ma ancora privi dei sintomi, il morbo ha un'incubazione fino a 50 anni

Un test del sangue per scoprire se si è ammalati del morbo della mucca pazza, prima della comparsa dei sintomi. Un obiettivo ambizioso (mai raggiunto finora) che potrebbe essere a portata di mano: per la prima volta, infatti, sono stati individuati prioni nel sangue di animali infettati, ma ancora privi dei segni della malattia.

A riuscirci è stato un super-esperto delle malattie neurodegenerative del cervello: Claudio Soto della University of Texas Medical Branch a Galveston. Il ricercatore di origine cilena, meno di un anno fa era già riuscito ad individuare prioni nel sangue di criceti infetti con i sintomi conclamati della malattia prionica. Ma ora con la sua equipe è andato oltre, dimostrando che quel test è sensibile a concentrazioni ematiche di prioni corrispondenti a una fase ben precisa di incubazione della malattia. A dare la notizia è la rivista Science.

Un test del sangue che permetta di diagnosticare malattie prioniche in fase presintomatica è di una importanza campale fondamentalmente per due motivi: permetterebbe controlli rapidi sugli allevamenti azzerando ogni rischio di far finire sulle tavole carne infetta e aiuterebbe a scovare eventuali segni di infezione nelle persone.
Infatti in base alle ultimissime stime, la malattia ha tempi di incubazione lunghissimi, fino a 50 anni quindi molti potrebbero incubare il male senza saperlo.

Un test permetterebbe quindi di evitare contagi tramite trasfusioni di sangue o operazioni chirurgiche, ma anche di fare la stima di un'eventuale epidemia della variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, malattia prionica dovuta a contagio alimentare e legata alla circolazione di carne bovina infetta nei decenni passati. Questa epidemia potrebbe venire allo scoperto nei prossimi anni ma sulla sua ampiezza si susseguono una ridda di possibilità, dalle più ottimiste alle più catastrofiche.

Con la sua equipe Soto, lo scorso anno aveva dato notizia della messa a punto di un metodo per la rilevazione di prioni nel sangue, testandolo con successo su criceti già malati. Si chiama metodo di amplificazione ciclica dei prioni (Pmca): si tratta di un processo che aumenta il numero di prioni inizialmente presente nel campione in analisi, in modo da rilevarli per pochi che siano.

Soto ha ora dimostrato che la Pmca è in grado di rilevare accuratamente prioni nel sangue di animali apparentemente sani, ovvero infettati ma ancora senza i sintomi della malattia prionica. Questi risultati porteranno a un test del sangue per l'uomo, ha auspicato lo scienziato. Un simile test, ha concluso, permetterà di ridurre il rischio che altre persone siano infettate in futuro da questa fatale e terribile malattia.

Fonte: LaRepubblica (31/08/2006)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: prioni
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