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Staminali embrionali potrebbero non distruggere l'embrione

Blastocista


Le prime linee di cellule staminali embrionali sono state ottenute utilizzando una tecnica che permette di prelevare le cellule senza distruggere l'embrione. Il risultato e' stato annunciato s

Le prime linee di cellule staminali embrionali sono state ottenute utilizzando una tecnica che permette di prelevare le cellule senza distruggere l'embrione. Il risultato e' stato annunciato sulla rivista Nature dal gruppo statunitense della Advanced Cell Technology (Act), la stessa azienda privata che nel novembre 2001 annuncio' di essere riuscita a clonare il primo embrione umano, il cui sviluppo venne bloccato in una fase molto precoce.
Come allora, a guidare il gruppo di ricerca e' Robert Lanza. La tecnica, che Lanza ha messo a punto insieme a Irina Klimanskaya, Young Chung, Sandy Becker e Shi-Jiang Lu, ricorda molto da vicino il procedimento che, nei Paesi in cui e' consentita la diagnosi pre-impianto, permette di prelevare una sola cellula dall'embrione ottenuto in provetta prima che questo venga trasferito nell'utero. L'obiettivo e' analizzare il materiale genetico alla ricerca di eventuali anomalie.
Come nella diagnosi pre-impianto, anche nell'esperimento di Lanza una sorta di microscopica cannula ha permesso di penetrare all'interno della barriera che avvolge l'embrione e di prelevare delicatamente una sola cellula alla volta, mantenendo l'embrione integro e in grado di proseguire nello sviluppo. E' una tecnica nota da tempo a genetisti ed embriologi, ma finora nessuno aveva mai provato a coltivare le cellule staminali cosi' prelevate e a farle moltiplicare in laboratorio.
Il gruppo di Lanza ha cominciato a lavorare in questa direzione oltre un anno fa, prima con esperimenti su embrioni di topo e poi, visti i risultati positivi, su embrioni umani in sovrannumero prodotti da interventi di fecondazione assistita e ottenuti in seguito al consenso informato al loro utilizzo da parte della coppia.
Sono stati utilizzati 16 embrioni umani, di 8 o 10 cellule, da ciascuno dei quali e' stata prelevata una cellula. Su queste cellule immature sono stati condotti complessivamente dieci esperimenti, ottenendo due linee di cellule staminali embrionali stabili. La tecnica si e' dimostrata sicura per l'integrita' degli embrioni, scrivono ancora i ricercatori, perche' finora si e' osservato che "ne' il tasso di sopravvivenza ne' il successivo sviluppo e le possibilita' di impianto differiscono fra embrioni umani intatti allo stadio di blastocisti e gli embrioni nei quali sono state prelevate cellule per la diagnosi genetica pre-impianto".

Dopo qualche giorno e' stata necessaria una rettifica, o meglio una precisazione da parte della rivista Nature: con la PDG, (pre-implantation genetic diagnosis) la tecnica gia' sperimentata per la diagnosi pre-impianto nella fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni (FIVET), l'embrione non rimane intatto. In realta', ha ammesso Nature, addebitando l'errore a problemi di comunicazione interna, usando questa tecnica l'embrione puo' essere danneggiato.

Tuttavia, raccomandano gli studiosi, "finche' gli ultimi dubbi sulla sicurezza di questa tecnica non saranno risolti, sconsigliamo che questa procedura venga applicata al di fuori della diagnosi genetica pre-impianto". Allo stesso tempo, concludono, sono convinti che la strada aperta sia quella giusta e che "le cellule staminali embrionali umane derivate dai blastomeri potrebbero avere grandi potenziali benefici per la ricerca medica, cosi' come per i bambini e i fratelli nati da embrioni trasferiti in seguito alla diagnosi genetica pre-impianto".

L'annuncio ha generato timide reazioni da parte della Casa Bianca e del ramo conservatore del Congresso americano. In compenso non sono mancate le obiezioni dei critici che hanno messo in guardia da un possibile rischio sull'embrione e sulla stessa procedura di fertilizzazione in vitro nella quale gli embrioni vengono generati da una coppia di ovuli e sperma. "Non esiste alcuna ragione razionale per opporsi a priori a questa ricerca", ha fatto sapere Robert Lanza.

Secondo quanto reso noto da Emily Lawrimore, portavoce della Casa Bianca, il nuovo metodo non sarebbe tuttavia sufficiente a soddisfare le obiezioni poste dal presidente americano Gorge W. Bush che nel mese di luglio aveva posto il veto su una legge federale che voleva aumentare i fondi pubblici destinati alla ricerca sulle cellule staminali. Nonostante questo, Lawrimore ha definito incoraggianti gli sforzi compiuti dalla ricerca per allontanarsi dal processo distruttivo degli embrioni. "Ogni utilizzo degli embrioni umani per scopi di ricerca apre domande molto serie di natura etica. Questa nuova tecnica non consente di risolvere queste diffuse preoccupazioni".
"E' deplorevole che il Congresso continui a porre restrizioni che negano i fondi federali agli scienziati che stanno lavorando per poter salvare migliaia di vite", ha commentato il democratico Edward Kennedy, secondo il quale questa ricerca non distruggendo embrioni puo' avvalersi dei finanziamenti federali.
Ma al centro delle critiche viene allora posta la tecnica della diagnosi preimpianto che secondo la Societa' Americana di Medicina Riproduttiva negli ultimi 10 anni ha fatto nascere piu' di 2 mila bambini sani. Per la Conferenza Episcopale Usa ne' la fecondazione in vitro, ne' la diagnosi preimpianto sono moralmente accettabili mentre settori piu' reazionari della societa' americana mostrano i loro dubbi sulla possibilita' che la cellula estratta possa trasformarsi a sua volta in un embrione: "Stanno creando un gemello per distruggerlo", e' arrivato a dire Brian Hart, senatore repubblicano.
Dubbi arrivano anche da Sean Tipton, portavoce della Societa' Statunitense per la Medicina Riproduttiva: "il primo problema con l'annuncio dell'ACT e' che sostiene che gli embrioni potranno vivere per poi essere impiantati nell'utero e svilupparsi. Ma non dice che gli embrioni sono sopravvissuti, e questo e' cio' che ancora deve essere provato".
Per Peter Watkins, portavoce della Casa Bianca la tecnica pur non risolvendo le "gravi preoccupazioni etiche sull'uso degli embrioni nella ricerca" ha almeno un aspetto positivo, "e' promettente che gli scienziati facciano alcuni sforzi seri per allontanarsi dalla ricerca che comporta la distruzione degli embrioni".
Ronald Green, direttore dell'Istituto di Etica del Collegio Darmouth (New Hampshire) che e' anche componente del comitato etico dell'ACT evidenzia come "una delle obiezioni etiche principali a chi si oppone alla generazione di cellule staminali embrionali e' che le tecniche usate fino ad oggi distruggevano l'embrione. Questa tecnica supera questo ostacolo e puo' svolgere un ruolo critico nel progresso della medicina rigenerativa".
Commentatori e analisti politici americani sono certi che questo sara' senza dubbio un tema prioritario dell'agenda politica della prossima campagna elettorale, non solo perche' sara' molto presente nei mezzi di comunicazione, ma anche perche' sara' sempre piu' difficile spiegare le ragioni di chi vi si oppone.
"Cio' pone i gruppi pro life in un angolo", segnala Stuart Rothenberg, "come norma generale, nessuno vuole opporsi ai progressi scientifici".

Il metodo messo a punto dall'Advanced Cell Technologies per prelevare staminali dagli embrioni senza danneggiarli "non supera le gravissime obiezioni etiche sollevate dalla ricerca su queste cellule". Di questo e' convinto Roberto Colombo, che e' direttore del laboratorio di Biologia molecolare e genetica umana dell'Universita' Cattolica del Sacro Cuore di Milano. "La biopsia di un embrione umano comporta sempre un serio rischio per la salute e la sopravvivenza dell'embrione stesso". E infatti, ricorda il direttore, in Italia e' vietata dalla legge 40. Inoltre, "la sperimentazione del gruppo di Robert Lanza non supera l'obiezione etica fondamentale contro la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane, cioe' la mancanza intenzionale del rispetto della vita e della dignita' di un embrione umano, ma ne solleva di nuove e non meno gravi se considerate nel loro insieme".
A pensarla diversamente e' l'eurodeputato radicale Marco Cappato, segretario dell'associazione Coscioni. "I risultati pubblicati su 'Nature' delle ricerche condotte dall'Advanced Cell Technology dovrebbero essere accolti con soddisfazione -come ogni volta che la conoscenza fa dei passi avanti- ma non autorizzano trionfalismi sulla soluzione dei 'problemi etici' derivanti dalla ricerca sugli embrioni, soprattutto in Italia". "Se infatti da un punto di vista scientifico la prudenza e' sempre d'obbligo rispetto a cio' che accade sui fronti piu' avanzati di ricerca, sul piano politico il fondamentalismo ideologico del compatto campo proibizionista ha gia' dimostrato di non tollerare alcun compromesso e soluzione intermedia". "Cio' e' particolarmente evidente in un Paese come l'Italia, dove la legge 40 non solo vieta l'estrazione di linee cellulari da quelli embrioni che stanno marcendo nei congelatori (e dei quali la legge stessa, proibendo l'eterologa,impedisce ogni possibilita' di impianto in utero, senza che piu' nessuno dei 'crociati della vita' si mobiliti o si scandalizzi), ma e' anche vietata la biopsia sull'embrione per l'analisi pre-impianto, cioe' la stessa tecnica che sarebbe necessaria per condurre in Italia la ricerca realizzata dall'Advanced Cell Technology. Per intenderci, Robert Lanza e i suoi ricercatori in Italia rischierebbero da due a sei anni di carcere pagando una multa da 50 a 150.000 euro". "Chi dunque saluta con entusiasmo la possibilita' che le ricerche Usa facciano cadere i problemi etici, sicuramente non si riferisce all'Italia, dove la liberta' di ricerca scientifica, compresa la liberta' di cercare soluzioni che incontrano un maggiore consenso politico, passa per la necessaria e immediata radicale riforma o abrogazione della legge 40".
E la conferma arriva anche da chi la pensa nella maniera diametralmente opposta. La senatrice Paola Binetti coglie l'occasione per ricordare a tutti i protagonisti del dibattito la necessita' di non chiudersi nelle proprie convinzioni, sperimentando invece "la via del dialogo". Nel merito, dice al VELINO la Binetti, "la ricerca e' riuscita a rendere piu' sicuro il processo di prelievo di cellule staminali dall'embrione e piu' veloce la moltiplicazione delle cellule". "L'economia" del processo ne guadagna, ma dal punto di vista scientifico "non introduce nessuna novita'", perche' parte da un espediente tecnico -il prelievo di una cellula dall'embrione appena fecondato- gia' sperimentato e che "ad oggi la legge 40 non permette. Questa ricerca ci dice qualcosa sul come fare ma non da' nessuna legittimazione sul se fare o sul perche' fare". Se e' vero che la tecnica di Lanza non distrugge l'embrione, e' anche vero che la legge sulla fecondazione in vigore impedisce di fare ricerca se non "ad esclusivo vantaggio dell'embrione", negando quindi che sia "eticamente corretta" quella ricerca che "non ha come destinatario prioritario e prevalente l'embrione stesso". Non e' quindi vero che "come dice il radicale Marco Cappato, i progressi che vengono dagli Usa risolvano i problemi etici, ma migliorano solo quelli di natura tecnologica".
Non cambiano dunque i presupposti che hanno portato all'approvazione della legge 40, e tantomeno le condizioni politiche per la sua abrogazione: "Non lo si fara' -sottolinea la docente- per una serie infinita di motivi che sono stati ripetutamente ripresi da tutti i leader. In questo momento intuiamo che aprire la strada alle modifiche alla legge 40 invece di dare piu' garanzie ai diritti dell'embrione finirebbe per pregiudicarli". Il cammino dovra' comunque proseguire, e Binetti indica due strade: "Da una parte e' necessario che scienziati e politici studino e riflettano nei rispettivi ambiti di competenza ma anche nelle competenze di confine, in modo che maturi un sapere piu' profondo e consapevole. Dall'altra, e' necessario riaffermare il dialogo. Dialogo all'interno della maggioranza, all'interno della minoranza, tra maggioranza e minoranza, tra mondo cattolico e mondo della scienza". E anche, e soprattutto, tra cattolici. "Le piu' recenti vicende -conclude Binetti evocando il suo discusso intervento al meeting di Comunione e liberazione- hanno dimostrato che a volte e' piu' difficile dialogare tra cattolici e cattolici. Dovrebbe essere un canale teoricamente piu' facile ma non lo darei per scontato. E come ben si sa io ne ho fatte le spese".
"Le sperimentazioni annunciate restano sempre nell'ambito della procreazione in vitro, di produzione di embrioni in vitro o per clonazione o per la fecondazione artificiale, che conosciamo gia' nelle sue diverse tecniche. E cio', da un punto di vista non soltanto cattolico ma da un punto di vista delle ragioni bioetiche, e' un fattore negativo". E' il commento di monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la vita. "Se il risultato che si attende, cioe' riprodurre cellule e non embrioni, cioe' soltanto cellule embrionali e' il frutto di una manipolazione, di un processo che altrimenti darebbe un embrione, l'obiezione di carattere etico rimane tutta intera. E questo perche' quel risultato e' ottenuto non per un processo biologicamente evolutivo, ma per un processo artificialmente prodotto. Quindi, si tratterebbe di un'artificialita' sull'artificialita'. Secondo quello che si puo' capire finora non si risolvono i problemi etici e non si capisce, in ultima analisi, perche' si vada producendo tutto questo, quando sappiamo gia' che le cellule staminali per usi terapeutici si possono ottenere attraverso le normali cellule staminali da soggetto adulto, che troviamo nel cordone ombelicale o nei vari settori del corpo umano". Il presidente della Pontifica Accademia per la Vita sottolinea inoltre che "tra le manipolazioni che si fanno c'e' quella della biopsia di una cellula da un embrione" e questa "puo' anche danneggiare l'embrione. Prima di poter escludere tutto questo e' necessario che si faccia un'adeguata sperimentazione sugli animali. C'e' tuttavia una grande corsa a fare queste sperimentazioni sull'embrione umano anche per i fondi che vengono stanziati, per ottenere i quali si fa passare la sperimentazione esente da obiezioni etiche, anche quando non si e' ne' sicuri dell'esito scientifico, ne' si possono escludere, anzi si moltiplicano a mio avviso, le obiezioni di carattere etico insite in questo tipo di procedimenti".
"Questa tecnica, la PDG (pre-implantation genetic diagnosis), Robert Lanza l'aveva gia' sperimentata sul topo lo scorso anno. Ora ha applicato la stessa procedura per prelevare da embrioni umani poche cellule per derivare cellule staminali embrionali. La comunicazione di Nature, ha pero' confermato, cio' che gia' si sapeva e cioe' questa tecnica pur avendo un buon margine di sicurezza, puo' comportare rischi per l'embrione che puo' essere danneggiato". Commenta cosi' Angelo Vescovi, docente di Biologia Cellulare, Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze all'Universita' di Milano "Bicocca", la notizia data da Nature, che chiarisce, che prelevando una o due cellule dall'embrione con la tecnica PDG "gli embrioni possono non restare intatti".
Subito sentiti dal settimanale Newsweek il 50 per cento degli americani pensa che l'amministrazione Bush dovrebbe cambiare la sua posizione sulle ricerche sulle cellule staminali dopo la scoperta di nuove tecniche che consentono di non distruggere l'embrione. La rettifica di Nature e' arrivata dopo il sondaggio, ma l'annuncio di una nuova tecnica che consente di non danneggiare l'embrione dovrebbe adesso portare la Casa Bianca, secondo meta' degli americani intervistati nel sondaggio, a rivedere la sua posizione. Il 35 per cento sostiene invece che l'amministrazione Bush non dovrebbe mutare la sua posizione, perche' i nuovi metodi non risolvono ancora i problemi etici legati a questo tipo di ricerche.

"L'attivita' scientifica va valutata nel corso degli anni. Se vengono sollevate delle obiezioni, e questo serve per aiutare l'opinione pubblica a capire, va bene; ma se il dibattito serve solo a creare sensazionalismo...". Cosi' Gianluigi Condorelli, ricercatore alla Fondazione Parco Scientifico Biomedico San Raffaele di Roma e uno dei pochissimi a utilizzare in Italia le cellule staminali embrionali umane, commenta le accuse sollevate in questi giorni a una delle maggiori riviste scientifiche internazionali. La questione, insomma, non sarebbe il dibattito sulla ricerca o sul modo in cui vengono presentati i dati, ma lo scopo a cui punta il dibattito: perche', spiega Condorelli, e' inevitabile che le nuove scoperte scientifiche mobilitino l'opinione pubblica. "Che Nature voglia pubblicare dati sensazionali e' una realta' ma e' una cosa che in generale fanno tutte le riviste scientifiche 'top'. Che sul modo in cui si presentano i dati ci siano pressioni sia dalle riviste che dai ricercatori e' un dato di fatto, ma c'e' comunque modo e modo di farlo. Alcuni articoli magari non hanno basi solidissime, ma che creino grossa opinione (cioe' che mobilitino l'opinione pubblica) e' una realta'". Diversi scienziati, comunque, raccontano che le maggiori riviste scientifiche cercano semplicemente di rendere il lavoro dei ricercatori piu' "giornalistico", perche' una maggiore visibilita' dei lavori permette di aumentare le probabilita' che la ricerca raccolga finanziamenti.
Nessun ridimensionamento della notizia pubblicata sulla rivista Nature sulla dimostrazione che cellule staminali embrionali umane possono essere coltivate a partire da una singola cellula prelevata dall'embrione. Infatti il vero successo degli esperimenti di Robert Lanza e' avere ottenuto le linee cellulari, mentre non era negli intenti dello scienziato tener in vita gli embrioni stessi da cui le ha ottenute ne' tanto meno impiantarli nell'utero di donne, spiega il professore di Genetica Medica all'universita' di Roma Tor Vergata Giuseppe Novelli. D'altra parte non era la tecnica di prelievo della cellula embrionale (blastomero) ad essere oggetto di ricerca nel lavoro di Lanza; e' dal 1990 che, prelevando cellule embrionali cosi' come ha fatto Lanza nei suoi esperimenti, si fa diagnosi preimpianto su embrioni prodotti per la fecondazione in vitro e, benche' i rischi di questo prelievo per la salute degli embrioni siano da sempre oggetto di discussione, sta di fatto che questa tecnica ha permesso finora di dare alla luce molti bimbi sani. Cio' che invece per la prima volta Lanza ha dimostrato, sottolinea Novelli ribadendo l'importanza della scoperta, e' che da ognuno dei blastomeri prelevati da un embrione umano ai primissimi stadi di sviluppo (blastocisti) si possono ottenere linee di staminali embrionali con caratteristiche biologiche perfettamente sovrapponibili a quelle che si ottengono oggi in modo eticamente discutibile usando l'embrione intero e, quindi, sacrificando l'embrione per ricavarne queste cellule. Un giorno che la fattibilita' della tecnica di produzione di staminali embrionali a partire da un'unica cellula della blastocisti fosse verificata, verifica che, osserva Novelli, sta a cuore allo stesso Lanza, dal traguardo pubblicato da Nature si potrebbe arrivare a nuove prospettive cliniche, come quella di curare embrioni geneticamente difettosi con una terapia genica in utero. "Le polemiche mosse- dichiara il genetista italiano- sembrano il risultato di un equivoco o sono pretestuose". Lanza, che non e' un ginecologo e non lavora quindi con la fecondazione in vitro, non voleva impiantare in utero gli embrioni da cui ha estratto la cellula che poi ha dato vita alle linee di staminali embrionali, conclude Novelli, ma voleva dimostrare di poter ottenere queste linee cellulari e ci e' riuscito. Se un giorno questo portera' a produrre cellule embrionali da usare in medicina senza sacrificare embrioni, ha concluso, e' prematuro dirlo, ma di certo i risultati di Lanza non sono in discussione e non rappresentano un falso scientifico.

Fonte: Aduc (07/09/2006)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: staminali embrionali, embrione
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