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Cellule staminali umane, una rivoluzione copernicana

Europa


Intervista di Le Monde a Claude Sureau, professore di ginecologia ed ostetricia, membro del Comitato nazionale d'etica, ex-presidente dell'Accademia nazionale di medicina

Secondo Lei, l'avanzare delle ricerche sulle cellule staminali umane condurra' a dei cambiamenti profondi nella prassi medica?
Senza dubbio. Viviamo da una decina d'anni in un'epoca "cerniera" nella storia della biologia e della medicina. Alcuni evocano, a ragione, secondo me, una rivoluzione copernicana che ci condurra' inevitabilmente a rimettere in discussione molte delle nostre certezze attuali sul senso della vita e della persona e, di conseguenza, su cio' che precede la persona: l'essere prenatale. Da un altro angolo visuale, la rivoluzione e' in marcia dal 1821, data in cui Alexandre Le Jumeau, visconte di Kergaradec, scopri' l'esistenza del battito cardiaco fetale. Si e' cosi' cominciato a prendere realmente coscienza che si trattava di un essere vivente nell'utero della madre. Seguiranno l'embriologia, l'ecografia ostetrica, la procreazione medicalmente assistita. E, infine, la presa di coscienza inevitabile che l'essere prenatale ha una realta' non riducibile a quella dell'essere nato. Di qui l'ambiguita' che ci induce a proteggere, curare l'essere nato e, nello stesso tempo -con le cellule staminali embrionali- a dover accettare l'eventualita' di distruggerlo.
Il Vaticano ha recentemente condannato le ricerche con le cellule staminali poiche' implicano la distruzione dell'embrione umano. Come leggere l'opposizione della Chiesa cattolica a cio' che potrebbe sfociare in progressi terapeutici importanti?
La posizione ufficiale della Chiesa cattolica in questo campo e' quanto mai ferma. Pena possibili evoluzioni ulteriori, la condanna va oltre la questione della ricerca sulle cellule staminali embrionali, ma ingloba la totalita' delle pratiche di manipolazione dei gameti, della fecondazione in vitro e del congelamento embrionario. E cio', anche quando si tratti di far nascere dei bambini da coppie stabili, composte da un uomo e una donna in eta' feconda. Questa posizione poggia ancora oggi essenzialmente sul documento del cardinale Josef Ratzinger, contro cui mi sono battuto, insieme a numerosi scienziati cattolici, quando venne pubblicato nel 1988. In altri termini, il Vaticano e' radicalmente contrario a qualsiasi fecondazione all'esterno del corpo della donna. Una delle ragioni, assurda secondo me, e' che per raccogliere lo sperma sia indispensabile la masturbazione maschile. Un'altra, e' la strumentalizzazione dell'embrione umano legato alla fecondazione in vitro e alla conservazione per congelamento. Ritengo che ci siano ragioni valide per strumentalizzarli, ma comprendo le reticenze della Chiesa cattolica su quest'aspetto e sulle conseguenze che potrebbero derivare da una nuova forma di potere dell'uomo sull'uomo. La religione protestante, come e' evidente, e alla pari delle religioni ebraica e musulmana, e' molto piu' sfumata rispetto all'utilizzazione -dico bene, utilizzazione- che puo' essere fatta degli embrioni umani. La religione ebraica invoca un periodo di quaranta giorni prima che appaia l'anima. Anche la religione musulmana considera un periodo di quaranta giorni, che puo' anche essere di 120 o 15 giorni.
Non e' di scarso interesse osservare che le ricerche sulle cellule staminali embrionali ci portano a ritornare sul concetto di anima cosi' come sul dibattito dell'animazione mediata ed immediata.
Lo sviluppo e le acquisizioni sull'embriologia umana nel corso del ventesimo secolo non hanno dunque intaccato minimamente la dottrina cattolica?
Per nulla, non piu' dell'evoluzione di tecniche e prassi. Eppure sarebbe ragionevole pensare che queste evoluzioni, in particolare lo sviluppo dell'ecografia ostetrica e l'assistenza medica alla procreazione, dovessero portare a rivedere i concetti su cui poggia la dottrina cattolica.
In un'intervista rilasciata recentemente a Le Monde, Monsignor Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, afferma che l'opposizione del Vaticano e' "frontale e definitiva". Significa allora che i ponti sono tagliati per sempre tra il Vaticano e una larga parte della comunita' scientifica internazionale?
Chi puo' dirlo per il futuro? Sono assolutamente convinto che dentro la Chiesa cattolica ci siano numerose persone che non condividono quest'analisi, la quale non corrisponde ad articoli di fede, all'infallibilita' del Papa. Qui e' necessario distinguere tra la dottrina, molto importante, e la morale quotidiana. Occorre poi sottolineare, per quanto riguarda la Francia, il rapporto parlamentare, notevole quanto coraggioso, consegnato di recente al primo ministro dal professore e deputato UMP (Val-de-Marne) Pierre-Louis Fagniez, che testimonia di un'evoluzione considerevole nella mentalita' dell'attuale maggioranza. Ora aspettiamo risposte su questi temi dai candidati all'elezione presidenziale e il riesame, nel 2009, della legge sulla bioetica. Trovo che l'architettura legislativa francese sulla bioetica sia ancora troppo impregnata dei presupposti della dottrina cattolica e della concezione giacobina dello Stato. La grande questione, qui, e' di sapere -per riprendere la notevole formula di Père Riquet -se spetti o no ai cristiani imporre le loro convinzioni, per mezzo della legge, a coloro che non le condividono.
Le cellule embrionali possono essere ottenute in vari modi...
Si puo', come consente la legge francese di bioetica del 2004, ricavare cellule staminali embrionali umane a partire dalla distruzione di embrioni di cinque giorni ottenuti dalla fecondazione in vitro, conservati tramite congelamento e non piu' partecipi di un progetto genitoriale. Ma si puo' anche immaginare d'ottenere le stesse linee, partendo dalla tecnica di clonazione per trasferimento del nucleo di una cellula prelevata da una persona dentro un ovocita precedentemente denucleato. Senza sottovalutare la necessita' di lavorare sulle prime, ho piu' simpatia per le seconde. In quanto cattolico, considero che l'oggetto cellulare risultante dal trasferimento nucleare non sia equivalente all'embrione proveniente dalla fecondazione di un ovocita da parte di uno spermatozoo. Immaginiamo per un istante che i destini della tecnica facessero si' che si praticasse il trasferimento nucleare e si ottenessero cellule staminali umane prima della creazione della pecora Dolly. Cosa sarebbe successo? Tutti avrebbero applaudito e nessuno avrebbe parlato, in quel caso, di embrione.
La legislazione britannica autorizza la creazione, molto circoscritta, di embrioni umani finalizzati a ricerche scientifiche. E' favorevole?
Si'. In questo mi dissocio totalmente dall'opinione oggi dominante nelle Accademie di medicina e delle scienze. Bisogna sapere che la Francia, come la grande maggioranza dei Paesi europei, proibisce formalmente quel tipo di prodecimento. E' anche il caso del Consiglio d'Europa nel quadro della convenzione di Oviedo del 1997, testo che la Francia, stranamente, non ha ancora ratificato. Qui noi ci troviamo in un gigantesco errore d'interpretazione. La formula "creare degli embrioni umani per la ricerca" conduce immancabilmente ad evocare l'embriologo pazzo che si dedica ad improbabili lavori di teratologia sperimentale, a creare chimere uomo-animale o chissa' che altro. Ma non e' affatto questo.
Quale ricerca giustificherebbe ai suoi occhi la creazione di embrioni umani?
Uno dei problemi tra i piu' preoccupanti del giorno d'oggi e' quello posto dal congelamento, per 5, 10, 15 o 20 anni, di embrioni umani concepiti attraverso la fecondazione in vitro e destinati ad essere impiantati in un utero femminile. Considero questi embrioni come esseri umani, e il fatto di avere degli esseri umani congelati mi mette a disagio. Non sono il solo, come testimoniano le reticenze di coloro che, in alcuni casi, sono indotti a distruggere quegli embrioni. Una delle soluzioni sarebbe di congelare gli ovociti. Il congelamento non e' pero' una tecnica ben consolidata oggigiorno. Per verificare che la cellula sessuale femminile abbia conservato il suo carattere funzionale dopo lo scongelamento, non c'e' altra soluzione che provare a fecondarla. Se si riuscisse, che cosa si sarebbe creato, se non un embrione per la ricerca che non verra' mai impiantato ma solo studiato? Gli Stati europei non britannici, ad eccezione di Belgio e Svezia, non hanno compreso o non hanno voluto comprendere di che cosa si trattasse ne' l'ampiezza della posta in gioco scientifica e medica. Tutte le ricerche, essenziali, sulle cellule sessuali e sulle malformazioni congenite sono di fatto proibite. Si blocca cosi' la creazione di una medicina e di una ricerca sull'embrione, e succedera' anche -per il progredire della disgnostica e per i timori di conseguenze giudiziarie- che aumentera' il numero di interruzioni mediche di gravidanza. C'e' poi molta ipocrisia, nel legislatore, quando accetta la distruzione a scopo scientifico di embrioni gia' costituiti divenuti "orfani", e allo stesso tempo impedisce la costituzione di embrioni per lo stesso scopo. Autorizzare oggi la "creazione-distruzione" di embrioni umani e' darci i mezzi per prevenire, un domani, la morte di feti o di neonati.

Fonte: Aduc (29/10/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: Sureau, intervista
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