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Vinceremo anche le allergie potenziando un nostro enzima


Il punto sulla malattia nei più piccoli durante un corso internazionale che si è tenuto a Tor Vergat

Tra qualche anno, forse meno, sarà possibile fermare, anticipandola sui tempi, l’insorgenza delle temibili allergie. Qualche speranza arriva da diversi studi di laboratorio e da una sperimentazione clinica policentrica in atto in Italia coordinata da Elena Galli, responsabile del Servizio di Immunoallergologia dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma ricerca che coinvolge 60 piccoli pazienti con asma bronchiale da acari.
La sostanza di cui si sperimenta l’efficacia e la sicurezza si chiama Beta Glucuronidasi, BG, un enzima prodotto nel nostro organismo. La molecola, utilizzata negli anni ‘7080 come adiuvante, in grado cioè di potenziare l’attività dei vaccini impiegati nell’Immunoterapia (IT), ha dimostrato la spiccata capacità di intercettare, riducendola, la produzione di linfociti Th2, le cellule responsabili della risposta allergica. «La BIS, Beta Immunoterapia Sarm, non è un vaccino», ha spiegato Paolo Rossi, immunologo e direttore della cattedra di clinica pediatrica a Tor Vergata, Roma, «la sua azione infatti non è dovuta alla presenza di allergeni come succede con i vaccini. Piuttosto la BIS agisce direttamente su quei meccanismi cellulari che portano alla sensibilizzazione, modificando la successione di eventi biologici interni alle cellule responsabili della difesa immunitaria».

In pratica si tratterebbe di indurre nell’organismo uno stato di non reazione con sostanze come la BG capaci di determinare una sorta di tolleranza periferica. La BIS somministrata 24 volte l’anno nei periodi di recrudescenza degli allergeni (per gli acari, ottobre e marzo) in microiniezioni sottocutanee al braccio da 200 microlitri, indurrebbe tra l’altro una tolleranza a più sostanze, particolarmente indicata quindi per i soggetti poliallergici. «Oggi sappiamo che l’allergia è dovuta ad uno sbilanciamento del sistema Th1 quello che ci difende dalle infezioni con la produzione di Immunoglobuline G a favore del sistema Th2 che invece attiva la produzione di Immuglobuline E, gli anticorpi che determinano la risposta allergica», ha detto Bengt Bjorksten, immunologo del Karolinska Institutet di Stoccolma, intervenuto al Corso di Aggiornamento "Immunoterapia del bambino: dalla teoria alla pratica", organizzato di recente a Tor Vergata, «molti studi dimostrano che è possibile modificare questo assetto negativo intervenendo con sostanze immunomodulanti che fanno cambiare il programma cellulare della produzione anticorpale a favore di Th1».
Il destino si decide nel periodo intrauterino. «Diventare allergici è legato sia a fattori genetici, di predisposizioni individuale, sia all’eccessiva attivazione del sistema Th2 che all’esposizione di allergeni», ha spiegato Bjorksten, «i primi contatti con gli allergeni avvengono attraverso la placenta e la madre, in particolare se allergica, rimane un habitat importante». Un notevole miglioramento riguarda le modalità di somministrazione dell’Immunoterapia (IT). La forma orale, 2 gocce o una pasticca depositate sotto la lingua, non dà effetti collaterali, sembra efficace ed è gradita al piccolo che evita le punture. Molti i consigli rivolti alle mamme. «Eccessivamente apprensive», commenta Galli. «È vero, dice le allergie sono in aumento. Tuttavia l’asma bronchiale (15 per cento della popolazione infantile) oggi si cura molto bene; la rinocongiuntivite (10 per cento), la dermatite atopica e l’orticaria virale, rara, sono più complesse. Il consiglio è di affidare il bambino ad uno specialista e di ricordare che dopo una diagnosi non sempre è necessario prescrivere farmaci. Questo non deve indurre le madri a cambiare medico, come invece capita sovente generando un circolo vizioso e un pericoloso miscuglio di diagnosi e cure a scapito del piccolo che quasi mai vi aderisce fino in fondo».

Fonte: La Repubblica (06/11/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
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