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Una vita attiva contro i problemi cardiaci


I risultati dello studio INTERHEART provengono da uno studio di casi di oltre 29.000 persone in 52 paesi in Asia, Europa, Medio Oriente, Africa, Australia e Nord e Sud America.

Un nuovo studio condotto da un gruppo internazionale di ricercatori ha mostrato che fare attività fisica sia durante la giornata lavorativa che durante il tempo libero può aiutare ad abbassare il rischio di infarto. I risultati differiscono da quelli ottenuti in studi precedenti in quanto mostrano che questo è vero sia per chi vive in paesi sviluppati che per chi vive in paesi in via di sviluppo.

I risultati dello studio INTERHEART, pubblicati sull'European Heart Journal, provengono da uno studio di casi di oltre 29.000 persone in 52 paesi in Asia, Europa, Medio Oriente, Africa, Australia e Nord e Sud America.

"Finora, pochi studi hanno esaminato i diversi aspetti dell'attività fisica sia al lavoro che nel tempo libero in relazione al rischio di infarto," dice l'autore principale dello studio, il professor Claes Held dell'Ospedale universitario di Uppsala, in Svezia. Egli continua: "Si sa molto sull'associazione tra attività fisica e rischio cardiovascolare, ma il contributo di questo studio, tra le molte altre cose, è una prospettiva globale."

I risultati dello studio mostrano che un'attività fisica da leggera a moderata al lavoro e qualsiasi livello di attività fisica svolta durante il tempo libero, riduce il rischio di infarto, indipendentemente da altri rischi tradizionali negli uomini e nelle donne di tutte le età. Il risultato è stata una caratteristica comune nella maggior parte delle regioni del mondo e nei paesi con livelli di reddito bassi, medi o alti.

Sorprendentemente, la ricerca ha mostrato che svolgere attività fisiche pesanti al lavoro non riduce necessariamente il rischio di avere un infarto.
Lo studio ha anche riscontrato che le persone che possiedono un'automobile e una televisione sono significativamente più a rischio di infarto, in particolare coloro che vivono in paesi a basso o medio reddito.

Il professor Claes Held osserva: "Questi dati estendono l'importanza dell'attività fisica e confermano un effetto protettivo costante dell'attività fisica nei paesi di tutti i livelli di reddito oltre ai conosciuti effetti benefici di modificare i tradizionali fattori di rischio come il fumo."

I ricercatori impegnati nello studio, provenienti da Canada, Pakistan, Stati Uniti e Svezia, hanno confrontato le abitudini di esercizio fisico al lavoro e nel tempo libero di 10.043 persone che avevano avuto il loro primo infarto con quelle di 14.217 persone sane. Hanno intervistato i partecipanti sui livelli di attività svolta: se facevano un lavoro principalmente sedentario o un lavoro fisicamente pesante e se esso comportasse camminare maggiormente su un livello, soprattutto camminare anche in salita o sollevare oggetti pesanti.

Per quanto riguarda l'attività fisica nel tempo libero, i partecipanti sono stati classificati in quattro gruppi: i soggetti principalmente sedentari (che svolgevano attività da seduti, come leggere o guardare la TV) e i soggetti che svolgevano attività leggere (yoga, pesca o camminare tranquillamente), attività moderate (sforzi moderati, come camminare, andare in bicicletta o fare giardinaggio per almeno quattro ore a settimana) e attività intense (corsa, calcio o nuoto energico).

Ai partecipanti è stato inoltre chiesto se possedessero un'automobile, una motocicletta, una radio, una televisione o un computer. I ricercatori hanno inoltre preso nota dei partecipanti che gestivano terra o bestiame.

Hanno scoperto che le persone il cui lavoro comporta un'attività fisica leggera o moderata hanno meno probabilità di avere un infarto rispetto alle persone la cui occupazione è principalmente sedentaria. Il lavoro fisico pesante però non riduce il rischio per niente. Durante il tempo libero, il rischio di infarto è minore per tutti i livelli di attività fisica se confrontato con la sedentarietà, diminuisce infatti del 13% per le attività leggere e del 24% per le attività moderate o intense.

Una più alta percentuale di persone di paesi a basso reddito ha lavori sedentari e ha svolto meno attività fisica nel tempo libero, rispetto ai paesi a medio e alto reddito.

Il professor Held osserva: "I dati hanno implicazioni reali. Un suggerimento per i paesi a basso reddito potrebbe essere promuovere di più l'attività fisica man mano che la loro società comincia a usare più dispositivi che fanno risparmiare fatica, in modo da contrastare l'inattività cui questo fenomeno può portare, è anche importante però promuovere l'attività fisica in tutte le parti del mondo."

Leggi l'articolo scientifico
Held, C. et al., "Physical activity levels, ownership of goods promoting sedentary behaviour and risk of myocardial infarction: results of the INTERHEART study", European Heart Journal, 2012. DOI:10.1093/eurheartj/ehr432

Fonte: Cordis (18/01/2012)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: INTERHEART, cuore
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