Si' dall'Accademia dei Lincei all'uso degli embrioni congelati in sovrannumero per ottenere cellule staminali a fini di ricerca. E' quanto emerge dal documento sulle cellule staminali approvato oggi nell'adunanza delle Classi riunite dell'Accademia con 58 voti favorevoli, 8 contrari e 14 astenuti.
''L'Accademia Nazionale dei Lincei - si legge nel documento - si augura che sia evitata la perdita o l'eliminazione, invece dell'utilizzazione, degli embrioni soprannumerari congelati attualmente esistenti, e che il Parlamento approvi rapidamente leggi che consentano, in condizioni severe, controllate e protette da abusi, la donazione dei suddetti embrioni soprannumerari''. Secondo gli esperti dei Lincei ''verranno in tal modo accresciute le conoscenze scientifiche e, di conseguenza, alleviate le gravi sofferenze prodotte dalle malattie degenerative''.
Nel documento, in tre punti, si rileva che ''non e' ancora noto in quale misura le cellule staminali derivate dai tessuti adulti e dai cordoni ombelicali potranno sostituire, in tutto o in parte, quelle derivate dalle cellule fetali ed embrionali'' e che ''in seguito alle critiche sviluppatesi in numerose sedi, la ricerca con le cellule staminali derivate da embrioni soprannumerari congelati e' oggi di fatto vietata in Italia''. Ma secondo gli accademici ''esistono tuttavia validi argomenti in favore della rimozione di tali divieti''.
In primo luogo, si osserva nel documento, il divieto dell'uso degli embrioni congelati ''non sembra giustificabile dal momento che gli embrioni in questione sono comunque destinati a essere eliminati, e che lo scopo dell'uso e' quello di curare le malattie e cioe' di diminuire le sofferenze umane''. Inoltre gli studiosi osservano che il no alla sperimentazione con cellule staminali derivate da embrioni soprannumerari ''e' in conflitto con due dispositivi gia'esistenti nella legislazione italiana relativi all'interruzione della gravidanza e alla vendita, dietro prescrizione medica, della cosiddetta ''pillola del giorno dopo''. In terzo luogo il documento rileva che la Convenzione di Oviedo approvata dal Consiglio d'Europa nel 1997 e ratificata dal Parlamento italiano nel 2001 vieta la produzione di embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca, ma non la produzione di embrioni a fini fecondativi ne' il loro uso a fini di ricerca di base ''nel caso il fine fecondativo divenga superfluo e gli embrioni siano destinati alla eliminazione''.
Il terzo punto del documento riguarda, infine, le ricadute positive della ricerca sulle cellule staminali e della medicina rigenerativa in generale per la terapia di malattie degenerative come quelle cardiovascolari e autoimmuni, diabete, osteoporosi, tumori, morbo di Alzheimer e di Parkinson.