Conclusioni
Possiamo disquisire sino a che vogliamo sugli aspetti medico-etico-legali che l'articolo e l'editorialista suggeriscono, ma il dato di fondo rimane: di cancro si muore, si muore spesso male e spessissimo vi è consapevolezza assoluta del punto di non ritorno in cui ci si trova. Dal mio personale, ma condiviso da molti, punto di vista il Guardian arguisce puerilmente, sottolineando le precarie condizioni di salute dei pazienti che si sottopongono al DCA. Meglio sarebbe un approfondimento sulle CAUSE che hanno condotto i pazienti a tali precarie condizioni, sui danni iatrogeni delle terapie "ammesse", sugli incoffessabili interessi che gravitano intorno a questa malattia che con cadenza ventennale profetizziamo in estinzione ma che, ahimè, resiste in barba a tutto e a tutti i trattamenti. Come mai uno stuolo di internauti malati si "butta" a capofitto sul DCA? ... per diletto?
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