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mercurio100000

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XX sec.: esorcisti ed epilessia

Gentili lettori,
riporto un fatto che dimostra come la lotta fra scienza e la così detta religione continua. Ci sono ancor oggi manifestazioni comportamentali umane poco consone alla scienza. Scienza che desidera far valere la sua importanza per il benessere umano. Purtroppo pare che dovrà passare molto tempo affinchè ciò si verifichi. Pare che sia ancora molta la strada da fare . Per questo motivo inizio un significativo messaggio del Corriere della Sera con un verso del vangelo di Luca, capitolo 23, verso 34:
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“Signore perdona loro perché non sanno quello che fanno”…..
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DAL CORRIERE DELLA SERA ,GIOVEDI’ 12 febbraio 2004
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ROMA: La collaborazione tra esorcisti e psichiatri è suggerita dalle direttive ufficiali ed è ormai pratica dappertutto, in Italia. Ma una commissione di medici e di preeti, incaricata di un vaglio previo dei casi, è ancora una struttura rara; esisteva già almeno a Torino e a La Spezia, mentre altrove – comprese Roma e Milano – la collaborazione si attiva empiricamente.

“Io non accetto nessuno che si presenti senza cartelle cliniche” dice don Gabriele Amorth, l’esorcista italiano più famoso. Don Amorth, nel volumetto “Esorcisti e psichiatri” (edizioni Dehoniane) riferisce di un dibattito da lui sostenuto presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma Tor Vergata, con una quarantina di medici.

Stando ad Amorth, il consulto medico è indispensabile prima di decidere che qualcuno è da sottoporre ad esorcismo, ma è anche utile un corso d’opera e alla fine dell’esorcismo.

La consulenza previa è ovvia: si tratta di verificare se il disturbo accusato dal candidato all’esorcismo sia da ricondurre ad una “patologia della psiche” e quindi da trattare per via clinica. In corso d’opera – l’esorcismo può durare mesi o anni (!!!) – il contributo del medico è necessario “nelle moltissime situazioni in cui vi è la presenza, nella stessa persona, di disturbi psichici e di presenze malefiche”: così s’esprime uno psichiatra di Torino, Salvatore di Salvo, che collabora con gli esorcisti diocesani. Alla fine dell’esorcismo l’aiuto dello psichiatra può servire a “ripristinare quelle forze psico-somatiche che sono state azzerate”, afferma lo psichiatra Simone Morabito di Bergamo
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Dove non c’è un équipe sarà il singolo esorcista (che è sempre un sacerdote, a ciò incaricato dal vescovo: in Italia sono circa 300) ad inviare da “medici di riferimento” l’aspirante dell’esorcismo: così si fa a Milano.
La premessa al 'Rito dell’esorcismo” (1999) suggerisce la consultazione di “persone esperte in medicina e psichiatria, però componenti pure nelle realtà spirituali (Luigi Accattoli)
Si potrebbe ipotizzare che si verifichino accordi 'subdoli' fra medico e prete; in buona fede?


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