Prostitute, categoria a rischio?
Gli elementi derivanti da studi su prostitute, contrastano apertamente la nozione ufficiale che l’Hiv è un virus che non discrimina alcuna fascia sociale. La diffusione dell’Aids tra la prostituzione è quasi interamente limitata a coloro che fanno uso di stupefacenti. Donne con rapporti sessuali che vanno dai 15 ai 25 al giorno e che abitualmente non prendono precauzioni, sono risultate sieronegative (sane). Anche quelle che annoverano tra la clientela omosessuali e bisessuali, risultarono sieronegative. La storia si ripete, ed anche le domande. Perché un tale terrorismo culturale da parte dei mezzi di comunicazione riguardo i rischi che il sesso libero oggi comporta? E perché un tam tam quasi tribale sull’uso obbligatorio del profilattico, in ogni legame sociale e fascia di età? Chi tira le fila di tutta questa faccenda, e quali sono gli interessi in ballo? Perché l’Hiv risparmia le prostitute e tutte le donne che non hanno rapporti sessuali misti protetti? Secondo Simon Wai Hubson, del Pasteur Institute (Fondazione impegnata nella lotta all’Aids), la tendenza intrinseca di un virus è quello di diffondersi. Ma, stando ai dati che abbiamo fornito, sembrerebbe il contrario. L’Aids è quindi una malattia infettiva? Si trasmette veramente per via sessuale? Una cosa sembra certa: nella società filtrano sull’Aids le nozioni politically correct, piuttosto che quelle scientifiche. Vengono ignorati i dati eterosessuali effettivi e si promuove l’ideologia che "chiunque" è a rischio.
|