Ogm farmaceutico, più sicuro sottoterra?
Un imprenditore dell’Indiana vuole creare una piantagione biotech in un ex cava di calcare. Per evit
I ricercatori che vogliono coltivare piante Ogm contenenti sostanze farmaceutiche sono stati affossati, nel senso letterale del termine. Gli ambientalisti e gli enti regolatori non vedevano di buon occhio progetti del genere. Temevano che i vegetali transgenici, con Dna estraneo aggiunto al proprio genoma, finissero col contaminare altri raccolti. Gli esiti sarebbero stati disastrosi: i medicinali avrebbero potuto inavvertitamente arrivare a individui per i quali non erano stati concepiti. È per questo che un imprenditore dell'Indiana ha escogitato una soluzione che ritiene soddisfacente, se non per gli attivisti, almeno per le istituzioni. Il suo intento è quello di creare una piantagione Ogm in un ex cava di calcare di 240 chilometri quadrati a Marengo, in Indiana. Coltivare piante sottoterra invece che alla luce del sole è senz'altro più costoso, ma la trovata della miniera può ridurre le probabilità di incidente che hanno fatto storcere la bocca al Department of Agricolture statunitense. «Costi e sicurezza sono le nostre priorità», spiega Doug Ausenbaugh, fondatore di Controlled Pharming Ventures. «Siamo perfettamente consapevoli che dal mero punto di vista economico, la nostra soluzione si rivelerà più dispendiosa. Ma il costo di un errore dalle gravi conseguenze può essere ancora maggiore, addirittura tragico». Una serra sotterranea
Ausenbaugh ha intenzione di vendere i propri servizi alle aziende biotech che progettano raccolti Gm contenenti farmaci. Il target che si è scelto, malvisto da molti, è disposto a tutto per migliorare la propria immagine. Tanto per fare un esempio, l'Usda ha recentemente negato alla Ventria Biosciences l'autorizzazione a piantare quasi 500 chilometri quadrati di riso geneticamente modificato con l'aggiunta di due proteine umane - la lactoferrina e il lisozoma - che combattono le infezioni. Tali proteine avrebbero potuto prevenire le infezioni nei neonati, ma secondo l'Usda il rischio di impollinazione incrociata con le coltivazioni limitrofe era troppo elevato. E la Monsanto, società che notoriamente non rinuncia facilmente ai propri progetti, ha fatto marcia indietro sul programma di specie vegetali a scopo farmaceutico.
Ausenbaugh è convinto che la sua proposta possa dare nuovo slancio al settore. Insieme ai ricercatori della Purdue University, sta studiando il sistema di illuminazione più adatto a quella che sarà praticamente una serra nascosta in una cava. Il calore generato dalle luci coglierà due piccioni con una fava: illuminerà le piante e al tempo stesso eliminerà il freddo del sottosuolo. «Vogliamo condurre esperimenti per capire fino a che punto possiamo spingerci», spiega Gioia Massa, ricercatrice della Purdue. «Dovremo riscaldare l'intero ambiente, o basterà applicare calore solo alle radici?».
La Massa e i suoi colleghi testeranno i vari contesti di sviluppo in laboratorio, all'interno di una camera che riproduce temperatura, oscurità e livello di anidride carbonica della cava. Originariamente la Massa era stata assunta dall'istituto con l'incarico di progettare un sistema Led per la lunga permanenza nello spazio. Al momento i Led sono incredibilmente costosi, ma Ausenbaugh spera che possano un giorno funzionare nella sua miniera, così come spera che le miniere si trasformino in piantagioni sotterranee. «In Indiana e nel centro-ovest ci sono moltissimi siti sfruttabili per espandere il settore», commenta. «Si tratta di una soluzione di scala. Ci sono centinaia di migliaia di chilometri quadrati inutilizzati che potrebbero servire al nostro scopo».
Imprigionare il polline si può?
Il progetto è finanziato da Ausenbaugh e, per altri due milioni di dollari, dall'Indiana 21st Century Research and Technology Fund. È un investimento biennale, e l'imprenditore spera di riuscire a dimostrare, entro i prossimi dodici mesi, che la sua intuizione è effettivamente valida. Gli scienziati della Purdue stanno lavorando anche a un sistema di ventilazione che consenta all'aria di entrare nella cava ma non al polline di uscirne. «La conformazione naturale della miniera ci aiuterà molto: ha delle pareti di pietra molto spesse», spiega la Massa. «L'aria potrà entrare. Ma dovremo tenere gli insetti fuori e il polline dentro». Ausenbaugh è sicuro che i ricercatori riusciranno a elaborare un adeguato meccanismo di filtraggio. Ma gli ambientalisti restano scettici. «Non credo sia possibile trovare una cavità abbastanza grande da impedire al polline Gm di uscire e contaminare altri raccolti», commenta Craig Culp, portavoce del Center for Food Safety. Soltanto con un impianto sigillato ermeticamente, secondo lui, ci si potrebbe riuscire. Senza contare che, dal momento che i raccolti farmaceutici sono anche raccolti alimentari, la contaminazione potrebbe avvenire anche in qualche altro punto della catena produttiva.
A tale proposito, Culp cita un incidente del 2000, quando del mais Ogm dell'Aventis Crop Science, denominato Starlink e del quale era stato autorizzato solo l'utilizzo come mangime animale, andò accidentalmente a finire in alcune tortilla Taco Bell. Il tribunale stabilì un risarcimento da 110 milioni di dollari per i contadini vittime della contaminazione, e di sei milioni di dollari a testa per gli individui che avevano denunciato gravi reazioni allergiche. Una spesa che fece letteralmente naufragare il programma di agricoltura biotech dell'Aventis. Il ripetersi di un evento del genere, qualora coinvolgesse piante contenenti sostanze farmaceutiche, potrebbe scatenare conseguenze molto più disastrose di normali reazioni allergiche. Ovviamente simili raccolti devono ottenere non solo l'approvazione dell'Usda ma anche quella della Fda, e Ausenbaugh ama sottolineare come la sicurezza sia la prima delle preoccupazioni per lui e colleghi. Ma Culp non è convinto. «L'Aventis sapeva benissimo cosa rischiava eppure non è riuscita a mantenere il controllo della situazione». Ma Ausenbaugh crede fermamente che la nuova collocazione proposta possa mettere definitivamente a tacere tutti. «Più sicuri di così non potremmo essere», rassicura. «Stiamo parlando di una cava, situata in una località remota. E probabilmente avremo anche una guardia all'ingresso con una pistola in mano».
Fonte: (15/06/2004)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
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