«I nuovi farmaci molecolari
«Dopo 12 anni negli Stati Uniti Veronesi mi ha fatto tornare con grande soddisfazione»
«L’Italia può e deve fare ricerca. In caso contrario, finiremo per vendere all’estero solo moda e mozzarella. Invece se svilupperemo farmaci innovativi, le royalties delle vendite all’estero arricchiranno il nostro Servizio sanitario, che ora spende per le royalties di quelli esteri.Una sanità più ricca, ci curerà meglio». Pier Paolo Di Fiore, nato a Napoli nel 1958, è rientrato in Italia nel 1995, dopo dodici anni trascorsi negli Stati Uniti, nel famoso Istituto nazionale del Cancro di Bethesda, dov’era a capo della sezione di biologia molecolare e del laboratorio di biologia cellulare e molecolare. «Poi Umberto Veronesi mi ha voluto all’Istituto Europeo di Oncologia, e sono tornato. Con grande soddisfazione».
Ora Pier Paolo di Fiore, considerato uno degli scienziati italiani di punta, è docente di patologia generale all’Università degli Studi di Milano, ed è direttore scientifico dell’Ifom, l’istituto di oncologia molecolare della Firc, la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, che lavora in parallelo con l’Airc.
Nella sede di via Serio, zona di via Ripamonti, lavorano insieme 200 ricercatori provenienti da sei enti diversi: l’Istituto Nazionale dei Tumori, l’Istituto Europeo di Oncologia, il Mario Negri, il San Raffaele, l’Università di Milano, l’Università di Genova.
All’Ifom si fa ricerca importante. Nel 2001 si è scoperto il meccanismo cellulare che sovrintende alla divisione delle cellule. Pier Paolo Di Fiore, che lo chiama il «linguaggio» delle cellule, spiega di che si tratta. In termini semplici, gli stessi che lui e i suoi ricercatori usano per farsi capire dai tanti ragazzi che visitano l’Ifom.
Racconta lo scienziato: «La vita nasce perché nella cellula c’è l’impulso a dividersi: 2 cellule, 4 cellule, 8 e così via». Ma che cos’è che spinge le cellule a dividersi, e quindi a riprodursi per formare i tessuti?
Spiega Di Fiore: «Abbiamo scoperto che c’è una "comunicazione" cellulare. Per capire, immaginiamo la cellula come un computer, fatto di hardware e software. Nella cellula ci sono tutte le "macchine" molecolari che servono a farla dividere. Poi c’è il software, che equivale alla comunicazione cellulare. Il tumore nasce a causa di una una campagna di disinformazione. Certo, se scriviamo che gli asini volano, non è plausibile. Ma una campagna di disinformazione è fatta di una serie d’informazioni plausibili in cui ne vengono immesse altre errate. Se l’informazione "adesso, dividiti", che la cellula vede magari una volta all’anno, viene data una volta al giorno, ecco il tumore».
Da questo tipo di scoperte incominciano a prendere il via le nuove cure: «Farmaci molecolari, in grado di colpire le informazioni sbagliate, e fermare il tumore».
Fonte: (15/11/2003)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
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