Come estirpare le radici del cancro
PARLA L’ESPERTO:FAUSTO GRIGNANI
Che cosa provoca il cancro? Fumo di sigaretta, eccesso di alcool, raggi solari o carne alla griglia, infezioni della cervice uterina o amianto. Non c’è dubbio che tutti questi fattori siano strettamente collegati alla “Cancerogenesi”, ma da soli non possono costituirne la causa scatenante. Gran parte della popolazione è esposta a questi fattori cancerogeni, ma solo un’esigua minoranza sviluppa tumori letali.
«Per definizione - spiega il professor Fausto Grignani, docente di Medicina Interna all’Università di Perugia, che opera presso il Reparto di Medicina Interna e Scienze oncologiche - ogni causa produce inevitabilmente un effetto. La causa prima che scatena il cancro deve essere una combinazione di danni ed eventi accidentali che inducono le cellule normali di un organismo sano, a trasformarsi in cellule maligne, fino a crescere come erbe infestanti. Quindi a questo livello, ciò che provoca il cancro non è veramente un mistero».
Una decina di anni fa, infatti, molti genetisti erano certi che la scienza stesse per trovare una risposta definitiva: Il cancro sarebbe il risultato di un accumulo di mutazioni che alterano specifici siti del Dna cellulare e modificano quindi le proteine codificate dai geni correlati ai tumori presenti in questi siti. Le mutazioni fissano questi geni in uno stato di attivazione permanente.
Comunque, in sintesi, «il cancro è una malattia genetica».
Professore, ma che cosa sono i geni? «I geni sono le piccole unità composti dal DNA, che conferiscono i caratteri ereditari».
Sono diversi i geni da persona a persona? «Sì. Perché ciascuno ha il suo profilo genetico personale, e il Programma Genoma ha consentito di mapparli tutti. C’è da precisare che si possono conoscere i geni ma non di tutti la funzione».
Quali sono le moderne ricerche per conoscere queste funzioni? «Si sta cercando di precisare quali siano le proteine che vengono fatte sintetizzare da questi geni».
Alterazioni a carico del DNA nel nucleo cellulare possono dotare le cellule di “Super-poteri”, come la capacità di proliferare ovunque e di continuare a dividersi indefinitamente. Si stanno studiando altri fenomeni che potrebbero alterare in modo rilevante la concentrazione di una proteina all’interno di una cellula. Fra gli eventi candidati vi sono la perdita o l’acquisizione di un cromosoma(o di parte di esso) contenente il gene in questione; cambiamenti nella concentrazione di altre proteine che regolano la trascrizione del gene da Dna in Rna e la sua traduzione in proteina.
Professor Grignani, a che cosa serve conoscere i geni di ciascuno individuo? Qual è il senso? «Serve moltissimo, perché attraverso questi geni si può individuare la suscettibilità alle proprie malattie ed in maniera specifica le malattie tumorali e le malattie cardiovascolari».
Allora, quando uno nasce, già si può sapere il suo destino? «No. Suscettibilità non vuol dire malattia sicura. Perché esistono spazi notevoli di prevenzione. Attraverso meccanismi di prevenzione possiamo evitare la comparsa della temuta malattia».
Che cosa consiglia, in che modo si può fare prevenzione? «Consiglio di fare un profilo genetico, per approfondire le proprie predisposizioni a determinate malattie e avere uno stile adeguato alle proprie caratteristiche. Per esempio, chi ha avuto geneticamente un famigliare con un tumore al polmone, è sconsigliabile assolutamente fumare, perché è certamente suscettibile alla stessa malattia».
Si può intervenire sui geni dal punto di vista terapeutico? «Sì, ma in circostanze molto particolari, Si può intervenire per esempio in particolari forme tumorali».
Professore, sarà questa la terapia del futuro? «Sì, anche se siamo ancora lontani dalla applicazione pratica di queste terapie. Ma ho fiducia nella scienza e sono convinto che ci si arriverà».
Fonte: (15/11/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
Vota:
Condividi:
|
|
- Ultime.
- Rilievo.
- Più lette.
|