«Il cancro tra 20 anni sarà vinto»
L’annuncio di Veronesi: riusciremo a evitare l’insorgere della malattia
ROMA - Dice il professor Umberto Veronesi: chi nascerà tra vent’anni potrà sperare di non conoscere il cancro. Per quella data, infatti, secondo l’oncologo, è ipotizzabile pensare alla vittoria dell’uomo sul male. Per la prima volta si comincia a quantificare, seppur così a lungo termine, la data del traguardo. Il giorno in cui, come si augura ancora Veronesi, «potremo evitare che la malattia compaia».
Ma vent’anni sono tanti e la scienza ha bisogno di fatti concreti, visibili, per essere credibile. Per questo, per comunicare la ricerca, per discutere e illustrare i risultati dei laboratori, l’Airc (Associazione italiana ricerca cancro) ha organizzato ieri 54 incontri in altrettante città. Incontri con gli studenti e con i cittadini per spiegare il “linguaggio” delle cellule e i difetti di comunicazione nel nostro organismo scatenati dal tumore. Proprio l’identificazione delle alterazioni di comunicazione ha consentito una nuova classificazione dei tumori basata anche sulle modificazioni al livello di genoma e delle proteine. Un successo che ha permesso di realizzare nuove strategie terapeutiche: farmaci, cioè, in grado di aggredire il tumore utilizzando come bersaglio proprio le proteine alterate. Alcuni di questi nuovi medicinali sono già utilizzati nella cura dei tumori della mammella.
Oggi, hanno ricordato gli addetti ai lavori, la ricerca di laboratorio punta sulla cosiddetta proteomica, lo studio, cioè, delle proteine prodotte dai circa 30mila geni umani. Si dovrà passare per questa strada, ha ricordato Veronesi, per arrivare alla completa comprensione dei processi che trasformano una cellula sana in una tumorale.
«In poco tempo - commenta Giuseppe Pelicci Direttore della divisione Oncologia sperimentale dell’Istituto europeo di oncologia che è intervenuto all’incontro di Roma - le cose sono cambiate in modo inatteso. Stanno venendo fuori a centinaia i nuovi possibili bersagli molecolari di futuri farmaci anti-cancro». I cosiddetti farmaci “intelligenti”, quelli che riescono a curare il male bloccando i meccanismi che causano il tumore all’interno della cellula. Di «cure personalizzate» parlano i ricercatori, costruite su misura del paziente colpito da un particolare tipo di cancro. Non si colpiscono più genericamente, come ricorda Pier Paolo Di Fiore, direttore dell’Ifom di Milano, le cellule tumorali (e, con queste, anche quelle sane) ma si interviene in modo mirato, sulla parte alterata, per «correggere l’informazione sbagliata».
D’altronde già oggi, spiega il direttore del Centro nazionale di ricerca oncologica di Madrid Mariano Barbacid, «è possibile sapere, attraverso l’espressione genica, se un tumore sarà aggressivo, se svilupperà in modo lento, se risponderà o no alle terapie». A Roma, all’Istituto San Michele, è intervenuto anche il sindaco di Veltroni che ha puntato il dito contro la, ancora attuale, disparità di offerta di trattamenti e cure in Italia. «Vigilare per evitare - ha detto - che le grandi conquiste siano distribuite a tutti i cittadini, indipendentemente dal censo».
Notizia negativa: dovrà passare ancora del tempo prima di poter avviare la sperimentazione del vaccino anti-cancro sull’uomo. L’annuncio è stato dato dallo stesso staff del Cerms di Torino che lo ha messo a punto in collaborazione con i gruppi di ricerca di Bologna, Chieti e Camerino. Il vaccino, che mette le cellule in condizione di produrre autonomamente la proteina che il Dna danneggiato non è più in grado di costruire, ha dato esiti positivi nei topi per il tumore mammario. Sull’uomo sarà rivolta alla prevenzione delle recidive del cancro della testa e del collo. Oggi, grande maratona televisiva Rai per la raccolta di fondi da destinare all’Airc.
Fonte: (16/11/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
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