Fecondazione, regole più rigide
Le linee guida della commissione: maggiori divieti per i test sugli embrioni. Scontro e dimissioni a
Diagnosi pre-impianto, congelamento degli ovociti, embrioni a rischio. Più d’uno aveva sperato che le linee guida emanate dal ministero della Salute potessero aggiustare alcuni tra i punti più controversi della nuova legge sulla fecondazione assistita. E invece nulla, la chiusura sembra netta e il documento approvato dalla seconda Commissione del Consiglio superiore di Sanità lo scorso 14 luglio, nonostante le dimissioni del suo presidente, Franco Cuccurullo, non concede scappatoie. Così, una settimana fa anche il relatore delle linee guida e membro della commissione, Piergiorgio Crosignani, si è dimesso. Adesso, l’ultima parola spetta al ministro Sirchia, che dovrebbe emanare il regolamento entro la fine del mese. Ma è difficile che cambi qualcosa. Il testo delle linee guida approvato in commissione, infatti, anzichè smussare alcune rigidità le rinforza. Lo stesso ministro a maggio aveva aperto alla possibilità per la donna di rifiutare l’impianto di uno o più embrioni a rischio mentre da alcuni membri della commissione era arrivata la richiesta di rivedere l’obbligo di consenso all’impianto e di concedere alle coppie fertili ma con malattie genetiche, di ricorrere alla provetta per mettere al mondo bambini sani.
C’è stato persino chi s’era azzardato a chiedere il congelamento degli ovuli fecondati per superare il divieto del freezing degli embrioni. Miraggi, pure illusioni. Ma quali sono i punti più controversi che il regolamento ha ignorato? Sono due principalmente: la diagnosi pre-impianto è il primo. La legge obbliga l’impianto di tutti gli embrioni ma concede alla donna il diritto di conoscere il numero e la qualità degli embrioni prodotti e questo un medico può farlo solo con specifiche analisi. Nelle linee guide invece si fa esplicito divieto di diagnosi pre-impianto, dando al medico una generica possibilità di osservare l’embrione prima di impiantarlo. Non si capisce come e a che scopo, visto che la semplice osservazione, sia pure al microscopio, non direbbe nulla sulla qualità. Eppure, come non comprendere la preoccupazione di una coppia infertile che porta anche un carico genetico negativo, talassemia, fibrosi cistica, sclerosi multipla, emofilia? Altro punto: se una donna per un motivo qualsiasi non se la sente di impiantare uno o anche tutti gli embrioni, oppure si ammala, o ha un incidente, il medico che cosa può fare? Secondo le linee guida la deve obbligare mentre la legge prevede lo stato di necessità. Il ministro Stefania Prestigiacomo, che le norme vorrebbe migliorarle ma non cancellarle, ci aveva sperato in un regolamento più morbido. Dentro la maggioranza però c’è chi non la pensa così. Per Chiara Moroni del nuovo Psi soltanto l’abrogazione parziale è accettabile: «Non ho mai creduto che le linee guida potessero in qualche modo aggiustare il tiro. Ecco perché stiamo raccogliendo le firme per tre quesiti referendari». Maura Cossutta dei Comunisti italiani, che vuole l’abrogazione dell’articolo 1 sui diritti dell’embrione per scardinare l’impianto della legge, va all’attacco: «C’è rimasta solo la via referendaria». Daniele Capezzone e Rita Bernardini, dei Radicali italiani, fanno lo sciopero della fame da 12 giorni: chiedono più attenzione dei media sul referendum abrogativo per il quale stanno raccogliendo le firme. Dove? Presso gli oltre 200 banchi che hanno allestito in tutta Italia e nelle sedi dei Comuni.
Fonte: (27/07/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag:
fecondazione
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