«A Milano le eccellenze della ricerca»
Don Verzè: il San Raffaele e lo Ieo di Veronesi simboli nel mondo. Moratti: meno fondi dai privati
Le eccellenze. «In questa direzione bisogna lavorare», dice il ministro dell’Istruzione e della Ricerca, Letizia Moratti. «E solo attraverso questa strada si potrà superare la crisi in cui oggi si trova la ricerca», aggiunge don Luigi Verzé, fondatore e presidente del San Raffaele. E a Milano queste eccellenze esistono: «Sono il Dibit, il Dipartimento di biotecnologie, del nostro ospedale e l’Istituito europeo di oncologia di Umberto Veronesi», continua don Verzé. Senza false modestie. Perché tutti riconoscono nel San Raffaele «un esempio unico, che sta dando frutti di imitazione e stimolo, in un momento in cui il problema della ricerca è per certi aspetti drammatico», come sottolinea il presidente della Commissione europea, Romano Prodi. La tavola rotonda organizzata ieri pomeriggio, per celebrare i dieci anni del Dibit, ha permesso di stilare un bilancio sulla situazione della ricerca in Italia e in Europa. E al tempo stesso ha consentito di focalizzare le prospettive future, individuando nodi critici e necessità. Con un punto fermo: il San Raffaele. «Simbolo d’eccellenza, non solo in Italia, ma anche in Europa.
Anzi, nel mondo», precisa Lucio Stanca, ministro per l’Innovazione e le Tecnologie.
Per quanto riguarda la ricerca, oggi sia l’Italia sia l’Europa sono in forte ritardo («di dieci, quindici anni», come rileva Stanca»), rispetto al resto del mondo. E in particolare «rispetto ad alcuni Paesi orientali, per non parlare degli Usa», precisa Romano Prodi. Negli ultimi tempi gli Stati comunitari hanno commesso l’errore di ritenere i contributi per la ricerca «una spesa eliminabile. Ci siamo allontanati dall’obiettivo fissato a Lisbona: di fare cioè dell’Europa il continente guida della conoscenza nel mondo nel 2010. Quell’attenzione che sarebbe stata necessaria, è invece venuta a mancare». «Soprattutto da parte dei privati, che hanno drasticamente ridotto i fondi», prosegue la Moratti.
Per il presidente della Commissione europea bisogna invertire la tendenza. In che modo? «Prima di tutto - spiega Prodi - attuando interventi che consentano di attrarre studenti da tutto il mondo. La ricerca va dove c’è fermentazione». In modo anche da evitare la fuga di cervelli all’estero. Inoltre bisogna «creare punti di eccellenza e ridare forza a quel desiderio di vincere le sfide».
Per il ministro Stanca per produrre innovazione non serve solo la ricerca, «ma è necessario l’incontro di tecnologie diverse. Perché per lavorare sul genoma serve un medico ma anche un informatico. Così nasce il progetto delle bio-info- nanotecnologie». Mentre per Romano Prodi è urgente un coordinamento a livello europeo: «Altrimenti si rischia di fare come per la difesa dove spendiamo il 50 per cento di quello che spendono gli americani con una resa però pari al dieci per cento». Per questo motivo, come aggiunge Prodi, è indispensabile «una struttura che impedisca lo spreco delle risorse». Tre comunque le linee guida indicate dal presidente della Commissione europea: «Sganciare la ricerca scientifica dalla necessità di risultati immediati, attivare una politica d’integrazione a livello internazionale, incentivare l’interazione e l’attrazione di finanziamenti privati». Proprio come si è concretizzato con il San Raffaele «che rappresenta un esempio di eccellenza da imitare».
Fonte: (18/11/2003)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
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