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Prostata, un tumore tra screening e ricerca
Sono 27 i centri di rilevanza nazionale indicati dal ministero: solo uno al Sud
Ventisette i centri di rilevanza nazionale per il tumore alla prostata(ultima delle sette tipologie tumorali della nostra inchiesta con maggiore incidenza in Italia) secondo la classificazione del Ministero della Salute, tutti dislocati al nord e centro della penisola.
Unica eccezione al sud a San Giovanni Rotondo in Puglia, dove l'Irccs Ospedale Casa Sollievo della sofferenza ha registrato un ampia casistica di ricoveri in questa patologia, conseguendo così la citazione.
Il tumore alla prostata ha fatto registrare, dall'ultima analisi dei Registri dei tumori italiani, un aumento del 16% del tasso di sopravvivenza media a 5 anni, nel quinquennio 1990-94 passando dal 50% del 1985 al 66% degli ultimi dati. Si tratta di un tasso di sopravvivenza tra i più alti rilevati nei Registri italiani, sebbene nel 1998 ci siano stati 7000 morti per questo tipo di tumore. Lo screening della Psa (Prostate-Specific Antigen -antigene specifico prostatico), una glicoproteina(per la fluidificazione dello sperma) nel siero del sangue consente oggi le diagnosi precoci di questo tipo di tumore maschile. E' un analisi che viene consigliata a tutti gli uomini dopo i cinquanta anni, e i centri di rilevanza per il tumore alla prostata offrono tutti questo tipo di servizio naturalmente.
Campagne di diagnosi precoce del tumore alla prostata con lo screening del Psa si sono svolte o sono in corso in molte regioni italiane.
Una sperimentazione basata sull'angiogenesi per la cura dei tumori prostatici si è condotta al Molinette di Torino, grazie a un finanziamento internazionale privato, al Centro Ricerche di Medicina Sperimentale (Cerms) in collaborazione con l'Università. Antonio Mussa, primario di Chirurgia Oncologica, e la sua collaboratrice, Lina Matera, hanno sperimentato le cellule dendritiche per attivare i linfociti T verso il Psma (prostate specific membrane antigen), una molecola di superficie presente nella stragrande maggioranza dei tumori della prostata. I risultati ottenuti sono assai promettenti, e si attende così la sperimentazione clinica di questa tecnologia. Il professor Fabio Malavasi del Cersm ha individuato, invece, un nuovo metodo diagnostico attraverso la produzione di anticorpi, marcati con sostanze radioattive, contro il Psma, rivelando negli animali la presenza di tumori prostatici molto piccoli. I protocolli ufficiali per la terapia di questo tipo di tumore indicano l'intervento chirurgico o la terapia ormonale. Il tumore prostatico può però essere refrattario alla terapia ormonale, sebbene siano stati individuati nuovi agenti ormonali.
Una nuova terapia su soggetti resistenti alla terapia ormonale, in sperimentazione a Padova e Verona, entrambi centri di rilevanza nazionale, si basa sul farmaco "atrasentan" che blocca gli effetti dell' endotelina 1 (Et-1), riuscendo a contenere la malattia rallentandone la progressione.
La "brachiterapia" prostatica è invece una radioterapia localizzata con una dose di radiazioni estremamente elevate, senza danneggiare le strutture adiacenti alla ghiandola. Minimamente invasiva, si completa in una seduta di circa 90 minuti, con percentuali di cura superiori a quelle conseguite con la radioterapia convenzionale.
La cura si applica alla Casa di cura Valle Turro dell'Ospedale San Raffaele di Milano, centro di rilevanza nazionale per i tumori prostatici.
Fonte: (30/07/2004)
Pubblicato in Cancro & tumori
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