Riparte il dibattito sul bando Onu della clonazione umana
Lappuntamento e per ottobre, quando alla 59ma assemblea generale delle Nazioni Unite si riproporra il dibattito sul bando
L'appuntamento e' per ottobre, quando alla 59ma assemblea generale delle Nazioni Unite si riproporra' il dibattito sul bando mondiale sulla clonazione. E cosi' dopo un anno dal voto con cui si decise di rimandare una decisione su una convenzione sulla clonazione umana, siamo punto e a capo. I due schieramenti che si contrappongono sono comunque quelli di chi vuole una proibizione della clonazione umana tout court e di chi invece si schiera perche' il divieto colpisca solamente la clonazione umana riproduttiva, in maniera da coinvolgere anche quei Paesi in cui queste ricerche sono consentite. I due casi limite sono infatti la Gran Bretagna, che da un punto di vista legale ha vietato la clonazione riproduttiva ed ha regolamentato e autorizzato quella terapeutica, e gli Usa, che non hanno alcuna legge specifica in materia. In molti sospettano che la Casa Bianca aspetti la convenzione Onu contro la clonazione per vietare cosi' anche quella terapeutica. E cosi' si assiste ad un rovesciamento dell'approccio al "multilateralismo", versione Palazzo di Vetro e decisioni politiche internazionali. Stavolta a chiedere un intervento dell'Onu e' il presidente George Bush, anche e forse per risolvere un problema in casa non potendo contare su una maggioranza compatta su questo argomento; mentre l'amico Tony Blair schiera la sua diplomazia perche' ciascun Paese regolamenti e decida come andare avanti, indietro o in stand by in merito alla ricerca con le cellule staminali e la medicina rigenerativa, senza escludere la clonazione terapeutica. Se gli Usa fanno un potente lavoro di lobbing, e schierano in prima fila come paladino formale del bando totale il Costa Rica, a lavorare nell'ombra e nei corridoi del Palazzo di Vetro c'e' anche la diplomazia di uno Stato particolare, quello del Vaticano.
Occorre ricordare come a fronte di una convenzione dell'Onu i Paesi membri non sono obbligati a ratificarla.
Ma il segnale sarebbe chiaro, e gli scienziati temono che possa andare ad incidere e ad ostacolare le ricerche. "E' chiaro che se l'Onu proibisce tutte le forme di clonazione umana, il Regno Unito e altri Paesi che attualmente permettono una attenta clonazione terapeutica regolamentata, non firmeranno" il trattato, ha detto Richard Gardner, presidente del gruppo di lavoro sulle staminali della Royal Society. E' cosi' che le accademie scientifiche di 67 Paesi hanno chiesto ai rispettivi Governi di mobilitarsi in seno all'Onu perche' venga approvato il divieto della clonazione umana riproduttiva, ma non di quella terapeutica. Se la paura e' quella di avventurieri o di ricercatori che per soldi si lancino in imprese private di clonazione riproduttiva, il bando mondiale non e' la soluzione. "Per fermare concretamente gli scienziati avventurieri, che diranno che il loro lavoro di clonazione riproduttiva e' accettabile perche' non e' stato proibito in tutto il mondo, l'Onu deve approvare una convenzione che abbia il consenso di tutti i Paesi", spiega sempre Gardner, secondo cui una distinzione chiara tra la clonazione riproduttiva e terapeutica sarebbe anche utili e per fornire "una guida inestimabile per una legislazione concreta". L'Inter Academy Panel e' una struttura che riunisce 90 accademie nazionali scientifiche di tutto il mondo, e 67 avevano sottoscritto gia' nello scorso settembre un appello per impedire il bando della clonazione terapeutica.
"Nel silenzio generale degli organi di informazione italiani, gia' quattro mesi fa l’Associazione Luca Coscioni e il Partito radicale transnazionale, davanti alla Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite di Ginevra, avevano lanciato l’allarme organizzando un conferenza (la prima di questo genere tenutasi in una sede ONU) alla quale parteciparono due tra i massimi ricercatori mondiali: José Cibelli, divulgatore del primo esperimento al mondo di clonazione terapeutica realizzato in Corea, e Bernat Soria, il massimo esperto di ricerca con le cellule staminali per la cura del diabete", spiega Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni. "In occasione di quella conferenza (i cui atti sono tuttora accessibili online sul sito dell’associazione e alla quale parteciparono decine di delegati dei Paesi membri dell’ONU), presentammo non soltanto i risultati dell’esperimento coreano e lo stato dell’arte della ricerca internazionale, ma anche un appello contro la messa al bando della clonazione terapeutica che sta gia' raccogliendo le firme di scienziati e Premi Nobel". E in vista dell'appuntamento delle Nazioni Unite, Roma potrebbe essere la sede di un appuntamento internazionale in grado di rafforzare e rilanciare l'opposizione al bando della clonazione terapeutica. Il 9 e 10 ottobre si terra', infatti, la sessione costitutiva del primo congresso mondiale per la liberta’ di ricerca scientifica.
Fonte: (03/09/2004)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
Tag:
clonazione
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