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Le imprese «biotech» crescono in provincia


Risultati positivi dalla collaborazione tra università e privati

«Fiocco azzurro» nel polo delle biotecnologie di Bresso. Domani mattina alle 10, in via Meucci, sarà inaugurato il centro ricerche della società Newron, all’interno del complesso che ospita l’incubatore di imprese biotech realizzato dal Consorzio Biopolo in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Il centro, che si occuperà di studiare proteine da utilizzare in alcuni tipi di farmaci per la cura delle malattie del sistema nervoso, è soltanto l’ultimo delle cospicua nidiata di laboratori di ricerca impiantati nel Milanese.
Sono sessantasei le aziende biotech in Lombardia, più della metà (il 54%) di quelle in tutta l'Italia.
Nel Milanese sono concentrati i migliori centri di ricerca e, caso raro, università e impresa si danno la mano. Carlo Farina ha 54 anni ed è un chimico. Viene dall'Isf di Trezzano, «quella che ha lanciato l'Acutil».
Nel 2001 ha costituito un'azienda: la Nikem Research, a Baranzate di Bollate, palazzo ex Zambeletti. Capitale 98 mila euro: al 75% di Farina e altri cinque manager, al 25% circa della GlaxoSmithKline. Attività: biotecnologie, sviluppo di molecole per conto terzi. Con una piattaforma tecnologica superavanzata, in sostanza, Nikem seleziona per le grandi aziende farmaceutiche le molecole che hanno più probabilità di diventare farmaci. «Siamo appaltatori», scherza Farina.
Oggi quell'azienda conta 44 ricercatori su 53 addetti, ha chiuso il bilancio 2002 con 4,8 milioni di euro di fatturato e prevede di incrementare il giro d'affari del 40 per cento quest'anno.
Lavora, oltre che con Glaxo, con Chiesi, Recordati, Merck Sharp & Dohme, Wyeth.
Unica in Italia, ha concorrenti negli Usa e in Inghilterra ed è un esempio dell'innovazione milanese. «L'80% della spesa farmaceutica è per prodotti che non arrivano sul mercato - spiega Farina -. E ormai sviluppare un farmaco costa almeno 1 miliardo di euro. Noi offriamo alle aziende la possibilità di raddoppiare le probabilità di successo. Ingaggeremo 15 ricercatori nel prossimo anno».
A Bresso, nell'area ex Zambon, c'è la Biocity, incubatore che ha accolto nuove imprese come Nicox e società nate da grandi aziende come Newron (da Pharmacia) o Novuspharma (da Boehringer Mannheim e Hoffmann-La Roche).
A Baranzate c'è il polo Nikem-Glaxo, che ospita anche la greca Famar. A Milano ha sede lo Science Park Raf del San Raffaele, fra i più grandi centri in Europa nella ricerca biomedica, che accoglie Bracco ma anche emergenti come Molmed (medicina molecolare), joint venture fra Boehringer Mannheim e Science Park Raf, e Bioxell (immunologia). Senza contare i due centri d'eccellenza dell'Università Statale, il Cisi e il Cend: il primo di studi biomolecolari, il secondo per le malattie degenerative del sistema nervoso, guidato da Adriana Maggi.
Ma c'è qualche fermento anche nelle nanotecnologie. Sono noti gli studi e le attività nate dal Cimsuna, centro per l'ingegneria delle superfici nanostrutturate del Politecnico diretto da Carlo Bottani, fra gli 11 centri d'eccellenza appena ammessi al finanziamento pubblico dal ministero della Ricerca: studia, per esempio, come rendere meno usurabili le punte del trapano, o come abbattere gli inquinanti. Ed è apprezzata l'attività di Politecnico Innovazione, nell'Information Technology.
«Abbiamo un potenziale innovativo enorme in Lombardia - dice Umberto Rosa, consigliere incaricato dell'Innovazione in Assolombarda e amministratore delegato della Snia -. E il biotech è in testa. Con circa 6 mila ricercatori siamo ormai una bio-regione di rilevanza internazionale, al pari di Cambridge, Monaco, Parigi, Basilea. Sono nate una quarantina di imprese in 10 anni».
Perché le idee si trasformino in impresa, è partita il 6 ottobre Bio- Iniziativa, d'intesa fra Assolombarda, Regione, Finlombarda e le università. «Da più di un mese, senior analist bussano alle porte dei centri di ricerca - dice Rosa - Devono scovare quali nuove società possano nascere dai progetti. Pensiamo di segnalare entro febbraio una ventina di opportunità, nella salute dell'uomo e nell'agroalimentare».

Fonte: Corriere della Sera (20/11/2003)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
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