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Le implicazioni morali degli Ogm


SI È DA POCO CONCLUSA al Vaticano una conferenza di due giorni sugli Ogm che ha affrontato il problema delle implicazioni morali connesse alla manipolazione dei geni nelle specie animali e vegetali, o

SI È DA POCO CONCLUSA al Vaticano una conferenza di due giorni sugli Ogm che ha affrontato il problema delle implicazioni morali connesse alla manipolazione dei geni nelle specie animali e vegetali, operazione da molti ritenuta in conflitto con la logica religiosa della creazione divina. I sostenitori delle nuove tecnologie sono convinti che le biotecnologie possano recare enormi vantaggi al genere umano e per questo vadano promosse. Alcuni critici, al contrario, pensano che non bastino assolutamente gli Ogm a risolvere il problema della fame nel mondo. Le due fazioni si sono scontrate nei giorni scorsi a un incontro promosso dal Vaticano, dal titolo: “Ogm, speranza o minaccia?”.

Un opuscolo di denuncia
Prossimamente, il Vaticano dovrebbe rilasciare una dichiarazione definitiva in merito, basata sui dati raccolti nel corso del seminario. Alcuni partecipanti al convegno hanno avanzato il dubbio che il quadro presentato non fosse poi così equilibrato, dal momento che a dominare la discussione sono stati gli oratori pro-biotech, le cui posizioni riflettono il parere dell’organizzatore dell’evento, il cardinale Renato Martino. Martino ha infatti più volte parlato dei possibili benefici connessi all’utilizzo di alimenti Ogm nella riduzione della fame nel mondo (questione da sempre all’ordine del giorno negli interessi del Vaticano). A detta del cardinale, lo scopo principale della chiesa cattolica è quello di trovare un terreno comune su cui battersi per il bene dell’umanità, e in particolare per la parte più povera di essa.
La questione della fame e della miseria nel mondo è la maggiore preoccupazione del Vaticano, peraltro contrario a soluzioni di contenimento delle nascite – come la contraccezione – da altri proposte come mezzo alternativo per risolvere il problema della mancanza di cibo nei paesi in via di sviluppo. Ma due gesuiti, i reverendi Roland Lesseps e Peter Henriot, hanno replicato, in un opuscolo distribuito a margine della conferenza, che sostenere il ricorso ad alimenti geneticamente modificati va contro «l’imperscrutabile perfezione della creazione divina».
Lesseps ed Henriot, entrambi missionari in Zambia, sottolineano come l’insegnamento della Chiesa imponga il rispetto dei diritti umani e della Natura. Per questo il Vaticano, a loro parere, dovrebbe assumere un atteggiamento molto più diffidente nei confronti delle biotecnologie. «La natura non è solo uno strumento per l’uomo. Deve essere valorizzata e amata in sé e per sé, e per Cristo Gesù», scrivono i due sacerdoti nella loro denuncia. Lesseps, che è laureato, è – oltre che reverendo – ricercatore presso il Kasisi Agricultural Training Center di Lusaka. Henriot è direttore del Centro di Teologia gesuita.

Pro e contro
Un’eventuale approvazione degli Ogm da parte del Vaticano farebbe verosimilmente molto piacere all’America, nazione in cui le aziende biotech si sono dimostrate all’avanguardia nello sfruttare le virtù e le potenzialità degli Ogm, che possono essere manipolati in modo da rivelarsi resistenti a insetti e patologie. Ma senza dubbio solleverebbe non poche polemiche in Europa - dove gli esecutivi hanno approvato una moratoria sulla produzione e l’importazione di organismi geneticamente modificati per paura dei rischi ambientali e sanitari ad essi collegati – e in Zambia, paese che ha rifiutato aiuti umanitari biotech.
Doreen Stabinsky, consulente scientifica di Greenpeace, ha esplicitamente obiettato alla posizione di Martino, dichiarando nel suo intervento alla conferenza che i raccolti Ogm non riducono assolutamente la fame nel mondo, anzi, espongono a notevoli rischi ambientali. L’Argentina, per esempio, durante la crisi economica del 2001 ha raccolto abbastanza frumento da soddisfare i bisogni di Cina e India messe insieme, ma ciò non ha impedito a gran parte della sua popolazione di soffrire la fame. «Non esiste un rapporto diretto tra la quantità di cibo prodotta da un paese e il numero di abitanti che soffrono la fame», ha spiegato la ricercatrice. A causare il problema sono piuttosto questioni di carattere economico e politico che si accumulano nel corso dei secoli. L’unica soluzione è quella di ridurre le ineguaglianze nella distribuzione della terra, aumentare le possibilità di accesso ai mercati e incrementare le importazioni di prodotti fondamentali.
Dal canto suo Girolamo Sirchia, ministro della Sanità italiano, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che la tecnologia può far solo del bene all’umanità. «Non ci sono dati a conferma dell’ipotesi che i cibi transgenici possano essere dannosi per la salute», ha spiegato. «Quattro quinti della popolazione del pianeta non hanno a disposizione abbastanza cibo e medicine. La scienza può solo favorire lo sviluppo». Anche secondo Harry Kuiper, esperto di sicurezza alimentare della Wageningen University olandese, le tecniche attuali rispondono in maniera più adeguata alle esigenze di controllo dei cibi, anche se rimangono degli interrogativi aperti sui possibili “effetti collaterali” connessi alla manipolazione. «Noi scienziati siamo assolutamente convinti di poter tenere sotto controllo eventuali imprevisti con l’ausilio delle nuove tecnologie», commenta. «E sebbene ovviamente non esistano certezze assolute – la vita è sempre rischiosa – credo che con le metodiche attuali la scienza sia in grado di assicurare un elevato grado di sicurezza». E Thandiwe Myeni, piccola proprietaria terriera sudafricana nonché presidente della Mbuso Farmers' Association, ha raccontato le sue esperienze del tutto positive con il cotone Ogm. Le sementi geneticamente modificate costano più di quelle normali, ma fanno risparmiare nell’uso di pesticidi e nelle modalità di coltivazione. «Abbiamo bisogno di questa tecnologia» ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa successiva al suo intervento al convegno. «Non possiamo continuare per sempre a fare affidamento sugli aiuti umanitari. Gli Ogm sono la nostra chance di entrare un giorno a far parte attiva del mercato globale».

Fonte: boiler (19/11/2003)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
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