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Le speranze per il Parkinson arrivano dalle staminali embrionali


Cellule stminali embrionali sono state guidate alla maturazione fino in neuroni specializzati alla produzione delle dopamina.

Allo studio del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York e pubblicato su Pnas, che ha visto cellule staminali ottenute da embrioni umani trasformate in neuroni specializzati nella produzione della dopamina, ha partecipato anche un italiano, Tiziano Barberi. L'esperimento che riaccende le speranze per i malati di Parkinson e' stato realizzato negli Usa.
"Abbiamo messo a punto un metodo di coltura delle cellule staminali embrionali per ottenere tutti i tipi di neuroni", ha detto Barberi, del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, che fa parte degli autori dello studio, coordinato da Lorenz Studer.
A Barberi si deve la messa a punto della tecnica di coltivazione che permette di trasformare le staminali embrionali in neuroni specializzati per funzioni diverse, come quelli che controllano i movimenti e quelli che producono la dopamina. Finora era stato possibile ottenere dalle staminali soltanto dei precursori dei neuroni, ossia cellule nervose ma non ancora specializzate in una particolare funzione.
Secondo Barberi e' ormai chiaro che "dalle cellule staminali embrionali umane si possono ottenere cellule specializzate per usi clinici futuri". La tecnica per trasformare le cellule embrionali in neuroni specializzati era stata sperimentata con successo lo scorso anno sui topi utilizzando staminali embrionali di topo.
Adesso e' stata applicata alle cellule staminali embrionali umane e dopo il risultato positivo ottenuto in laboratorio, pubblicato su PNAS, sono gia' cominciate le prove in vivo, su ratti utilizzati come modello del morbo di Parkinson. Se anche questi risultati saranno positivi, secondo gli esperti il passaggio ai test sull'uomo potrebbe avvenire entro pochi anni. Utilizzare le cellule embrionali per ottenere i neuroni produttori di dopamina e' un passo "quasi obbligato", ha osservato Barberi. "Le staminali presenti nel cervello di animali adulti e dell'uomo non riescono a produrre questo particolare tipo di neuroni". I dopaminergici sono i neuroni che si formano per primi durante lo sviluppo embrionale, si moltiplicano fino a raggiungere un numero stabilito e non si rigenerano piu'. Di conseguenza anche le staminali presenti nel cervello non hanno piu', nel loro programma genetico, la capacita' di trasformarsi in questo tipo di neuroni.
"Era il dato che attendevamo, si prevedeva che prima o poi sarebbe arrivato": per il direttore del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell'universita' di Pavia, Carlo Alberto Redi, la trasformazione di cellule staminali embrionali umane nei neuroni produttori di dopamina che vengono a mancare nel morbo di Parkinson "e' basata su dati veramente convincenti".
Nel giro di due mesi, ha aggiunto, da una sola cellula in coltura e' stato possibile ottenere un milione di cellule nervose specializzate nella produzione di dopamina. I ricercatori del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center, ha detto ancora Redi, "hanno riproposto quello che accade in natura, quando sono attivi i messaggi che stimolano i neuroni dopaminergici. Hanno mimato la natura: era l'uovo di Colombo per risolvere il problema. E' anche un lavoro che viene da un istituto di eccellenza, nel quale la ricerca di base collabora strettamente con quella clinica, e che ha tenuto conto di tutte le raccomandazioni relative alla sicurezza".
Secondo l'esperto si tratta anche di un dato "che deve far riflettere sulle posizioni oltranziste", che per motivi etici non ammettono la ricerca sulle staminali embrionali.
Il passaggio alla sperimentazione sull'uomo potrebbe non essere lungo, al punto che i primi risultati potrebbero arrivare gia' entro cinque anni. D'altro canto hanno aperto la via i 487 interventi finora eseguiti nei Paesi scandinavi su pazienti colpiti dal morbo di Parkinson, tutti ad uno stadio avanzato della malattia, trattati con successo con staminali prelevate da feti abortiti.

Redazione MolecularLab.it (27/09/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
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