Contro la Sars vinta una battaglia, ma non la guerra
A distanza di molti mesi dallesplosione dellepidemia, i dati dellOrganizzazione Mondiale della Sanità ci dicono che la Sars ha colpito meno di quanto si temesse (8.422 casi e 916 morti). Non è da a
A distanza di molti mesi dall'esplosione dell'epidemia, i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ci dicono che la Sars ha colpito meno di quanto si temesse (8.422 casi e 916 morti). Non è da attendersi nell'immediato una sua recrudescenza significativa, almeno non in Italia e in Europa. Ma la malattia non è affatto debellata. Ci sono ancora molte incognite da chiarire sulle origini e gli sviluppi futuri del morbo, e proprio l'esperienza vissuta con la Sars ci deve allarmare sulla facilità di diffusione di un nuovo virus nel mondo globalizzato.
Di questo si sta parlando nei lavori della Conferenza nazionale sulla Sars in corso all'Hotel Midas, a Roma. La Conferenza è stata organizzata dallo Spallanzani di Roma e dal Sacco di Milano, i due centri ospedalieri italiani specializzati nella lotta all'epidemia. "Io sono molto preoccupato - ha detto il dottor Paul K. S. Chan, docente all'Università di Hong Kong e uno dei massimi esperti mondiali della "Polmonite atipica" - In Cina il coronavirus è latente in molte specie di animali, e può combinarsi ancora con il clima umido e freddo tipico dell'inverno".
In questo caso, tuttavia, la comunità internazionale dispone oggi di qualche arma in più per arginare l'epidemia: maggiore comunicazione tra gli stati, diagnosi precoce, controllo dell'infezione ospedaliera, traccia dei contatti.
E anche sul piano farmacologico si registra importanti progressi. "A gennaio - ha affermato Giuseppe Ippolito, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma - l'Oms darà il via alla sperimentazione, coordinata in molti centri di ricerca nel mondo, di un vaccino contro la Sars, contando di avere a disposizione una cura efficace nell'arco di circa due anni".
Ma visto che l'impatto della Sars nel mondo è stato piuttosto limitato, era giustificato lo straordinario allarme mediatico? L'umanità ha corso un pericolo reale? "Bastava che il virus della Sars - ha risposto Mauro Moroni, primario infettivologo del Sacco di Milano - fosse stato leggermente più contagioso e avremmo avuto nel mondo decine di migliaia di morti. Senza contare che paesi come la Cina ne sono stati sconvolti profondamente, anche dal punto di vista economico". Il rischio di epidemie mondiali non va assolutamente sottovalutato, insistono gli scienziati, e per molte valide ragioni: "Il 60% della massa vivente nel mondo - continua Moroni - è costituita da microbi, di cui conosciamo solo il 10%. Le variazioni genetiche di una specie di virus, come quella che ha originato la Sars, sono la regola, non l'eccezione. E con la globalizzazione oggi in 24 ore un focolaio epidemico si può spostare da una parte all'altra del globo".
In questo scenario ha introdotto ulteriori motivi di inquietudine Guido Bertolaso, responsabile della Protezione Civile e Commissario straordinario del governo per la Sars. "Il nostro paese si sta organizzando a vari livelli. Per esempio con la formazione degli operatori del 118, con i posti di Pronto soccorso attrezzati e con ambulanze speciali come quella che presentiamo a questa Conferenza (entro Natale ne verranno attivate quattro, per una spesa di 250 mila euro l'una). L'esperienza della Sars, anche se generata da cause naturali, noi la inquadriamo in un contesto internazionale in cui sono possibili atti di terrorismo con armi biologiche. E per imparare a far fronte anche a questo tipo di attentati a fine gennaio si svolgerà a Roma la prima esercitazione del genere"
Fonte: (20/11/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
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