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Dai geni all'Alzheimer, obiettivi prossimi 10 anni


Genetica e biochimica sono destinate a diventare le parole chiave della ricerca sul cervello nei prossimi anni. A incoraggiare il lavoro in questo campo sono, secondo Bizzi, gli enormi progressi fat

Genetica e biochimica sono destinate a diventare le parole chiave della ricerca sul cervello nei prossimi anni. A incoraggiare il lavoro in questo campo sono, secondo Bizzi, ''gli enormi progressi fatti finora nei campi della genetica e della biologia molecolare nello studio di sistemi come quello olfattivo o motorio''. L'analisi dell'espressione dei geni (possibile con modelli animali o con tecniche modernissime, come quella dei biochip) permettera' di prendere di mira malattie neurologiche o psichiatriche, di studiare il ruolo dei neurotrasmettitori o ancora di fenomeni legati alla morte cellulare programmata. Tutto questo, ha detto ancora il direttore dell'EBRI, permettera' di avere a disposizione nuove conoscenze per combattere malattie destinate ad avere un'importanza sempre maggiore con il progressivo invecchiamento della popolazione, come il Parkinson o l'Alzheimer.
A queste considerazioni si ispirano anche i programmi scientifici dell'EBRI, definiti in questi giorni dal comitato scientifico dell'istituto, presieduto dal Nobel Torsten Wiesel e composto da esperti internazionali di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna.
''Punto di partenza - ha detto Bizzi - saranno le ricerche condotte da Rita Levi Montalcini sulle neurotrofine'', la grande famiglia dei fattori di crescita delle cellule nervose. L'obiettivo dei prossimi anni sara' comprenderne la funzione, anche in relazione a malattie neurodegenerative, come quella di Alzheimer.
Uno studio che si basera' anche su strumenti all'avanguardia, come quelli basati sulle nanotecnologie. ''In questo campo - ha rilevato Bizzi - sono in corso accordi di collaborazione scientifica con il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e con l'Istituto di Nanotecnologie di Genova''. Grazie a queste tecnologie su piccolissima scala sara' possibile, per esempio, introdurre nel cervello di topi micro-dispositivi in grado di ''seguire'' l'attivita' delle cellule nervose, con una precisione senza precedenti e senza che l'animale venga minimamente danneggiato.

Fonte: Ansa (06/10/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: Alzheimer
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