Avanti verso il vaccino antitumorale
Scoperto dall’Università di Perugia un meccanismo naturale protettivo
Un vaccino contro il cancro, o perlomeno contro alcuni tipi di tumori, sembra oggi più prossimo grazie a una serie di ricerche svolte nell'Università di Perugia dall'équipe di Paolo Puccetti e Ursula Grohmann, due ricercatori impegnati nello studio dei meccanismi immunitari. I risultati di uno studio appena pubblicato su Nature Immunology con il contributo di una giovane ricercatrice, Ciriana Orabona, dischiudono infatti le porte a nuovi farmaci biotecnologici per il controllo della risposta immunitaria, basati su proteine in grado di potenziare o ridurre i processi immunitari dell'organismo. Il corpo umano si difende dalle aggressioni che provengono dall'esterno attraverso reazioni e meccanismi diversi: tra questi ha un ruolo fondamentale il sistema immunitario, formato da cellule che elaborano anticorpi contro le sostanze che sono diverse dalle nostre caratteristiche genetiche. L'esempio più evidente è quello di un batterio che, dopo essere penetrato nel nostro organismo, ne minaccerebbe la sopravvivenza se non venisse contrastato da una risposta affidata ai linfociti e ad altre cellule che producono anticorpi. Alle proteine-antigene del batterio si oppongono le proteine-anticorpi elaborate dal sistema immunitario.
La vaccinazione è una strategia che sfrutta reazioni simili: si tratta di inoculare nel corpo umano batteri poco nocivi o privi della loro capacità di nuocere per suscitare una reazione che sarà amplificata nel caso in cui, in futuro, un batterio virulento dovesse tentare di attaccare l'organismo. Queste reazioni si basano sulla capacità del sistema immunitario di reagire alle proteine dei batteri; ma, in alcuni casi, il sistema immunitario può essere troppo attivo, o identificare in modo imperfetto le proteine dello stesso organismo di cui fa parte: si hanno così delle malattie autoimmunitarie come l'artrite reumatoide, il diabete, le malattie del collagene... Dalla funzione fisiologica del sistema immunitario si può passare perciò a una funzione patologica, legata ai suoi eccessi, alla cattiva interpretazione dei segnali che provengono dalle proteine delle cellule. Il sistema immunitario può però anche essere carente e non attaccare quelle cellule che, a partire da una certa età, si formano nel nostro organismo, le cellule tumorali. Si tratta di una forma selettiva di immunodeficienza legata al fatto che il segnale emesso dalle proteine delle cellule tumorali diverse da quelle normali non viene riconosciuto dalle cellule-sentinella del sistema immunitario. Lo studio delle proteine e la loro produzione attraverso tecniche di ingegneria genetica, prende il nome di proteomica: variando la struttura di queste molecole o amplificando quelle presenti in alcune cellule, come quelle tumorali, si possono potenziare le risposte immunitarie. Al contrario, è possibile far produrre all'organismo proteine che le “spengano” se esse sono eccessive. I ricercatori del Dipartimento di Medicina sperimentale e Biochimica dell'Università di Perugia hanno già messo a punto un farmaco immunosoppressore da utilizzare nei trapianti d'organo e nelle malattie autoimmunitarie: adesso, come riferisce l'articolo su Nature , hanno dimostrato che le proteine ricombinanti possono istruire le cellule a contrastare l'azione delle cellule tumorali. Si tratta di un nuovo e promettente tipo di farmacologia biotecnologica che dovrebbe non soltanto curare ma anche prevenire i tumori.
Fonte: (07/10/2004)
Pubblicato in Cancro & tumori
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