Assobiomedica, piu' investimenti in tecnologie
Piu investimenti nelle tecnologie per la sanita. E la richiesta di Assobiomedica, lassociazione nazionale per le tecnologie biomediche e diagnostiche, che lamenta il cronico sottofinanziamento
Piu' investimenti nelle tecnologie per la sanita'. E' la richiesta di Assobiomedica, l'associazione nazionale per le tecnologie biomediche e diagnostiche, che lamenta il ''cronico sottofinanziamento'' del sistema sanitario nazionale. Ammonta infatti a tre miliardi di euro il debito di Stato e Regioni nei confronti delle aziende che forniscono dispositivi medici e diagnostici, per i ritardi nei pagamenti che vengono saldati a trecento giorni. ''Si tratta del fatturato di un anno incassato in pratica l'anno seguente'', spiega il presidente di Assobiomedica, Angelo Fracassi, durante il convegno Diabiotech 2004, in corso a Roma. A monte c'e' l'insufficienza delle risorse destinate al Ssn. ''Il disavanzo totale della sanita' al 2003 - afferma Fracassi - raggiunge i 30 miliardi di euro, a cui si aggiunge una decina di miliardi relativa al 2004 e al 2005. Ci sarebbe bisogno di un 10-15% in piu', portando i fondi alla sanita' al 7-7,5% del Pil''. E c'e' bisogno di maggiori investimenti in innovazione e tecnologie per diagnosi e terapie.
Inadeguatezza dei finanziamenti, ritardi nei pagamenti, vincoli burocratici, difficolta' a pianificare e fare investimenti sono state evidenziate da Assobiomedica durante il convegno e tre tavole rotonde con rappresentanti delle istituzioni, delle Regioni, dei medici e dei cittadini. ''La sanita' va vista come un investimento, non solo come un costo'', sottolinea Fracassi. Nonostante sia stata recepita la direttiva europea in materia - denuncia Assobiomedica - i tempi di pagamento delle strutture sanitarie alle aziende fornitrici rimangono fermi a 300 giorni in media. Quasi un anno di ritardo. Il 50% dello scoperto dei fornitori si concentra in quattro Regioni: Lazio, Lombardia, Emilia Romagna e Campania. Seguono Puglia, Toscana, Veneto, Piemonte e Sicilia, anch'esse in notevole ritardo. Vanno meglio Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Valle D'Aosta e Umbria, che pero' rappresentano appena il 7% del mercato. Questo ''penalizza un settore che investe in ricerca applicata e sviluppo il 10-15% del proprio fatturato''. Non solo. ''Togliere risorse alla tecnologia biomedica e alla diagnostica - sottolinea Fracassi - significa bloccare lo sviluppo delle medicina moderna'', penalizzando i pazienti. ''Gli apparecchi di uso comune come radiografi o ecografi - ricorda Stefano Inglese, segretario del Tribunale per i diritti del malato - hanno in troppi casi piu' di 10 anni, con costi di manutenzione elevati. I macchinari diagnostici di ultima generazione sono ancora presenti a 'macchia di leopardo' nella penisola. Il problema a monte rimane l'insufficienza delle risorse''. La tecnologia, afferma il presidente della Commissione Sanita' del Senato Antonio Tomassini, ''e' un'importante risorsa per il Ssn, perche' non cede alle mode, al business, all'assistenzialismo. Ma servono regole piu' avanzate degli attuali brevetti, ampiamente aggirabili''.
Fonte: (13/10/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
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