Biotecnologie, l’Europa resta indietro
SI È APPENA conclusa a Roma presso il ministero degli Esteri la “Convention europea sulle scelte della vita e biotecnologie” organizzata come azione del semestre italiano dal Comitato nazionale biosic
SI È APPENA conclusa a Roma presso il ministero degli Esteri la “Convention europea sulle scelte della vita e biotecnologie” organizzata come azione del semestre italiano dal Comitato nazionale biosicurezza e biotecnologie della Presidenza del Consiglio, presieduto dal professor Santi. Si è trattato di un forum a cui hanno partecipato i 25 Paesi dell’Ue (quelli già presenti, e quelli entranti), allo scopo di fare il punto sugli aspetti scientifici, industriali, etici, commerciali delle biotecnologie. Nell’intervento di apertura, il ministro Buttiglione ha espresso i suoi timori di fronte ad una situazione che vede l’Europa minacciata sui prodotti a bassa-media tecnologia dai Paesi dell’Est (favoriti dal basso costo del lavoro) e su quelli ad alta tecnologia dagli Usa. Un pacato allarme ed una spinta a riconsiderare il sistema Europa sotto il profilo della competitività. Ripreso dal professor Santi nella conferenza di apertura e da Massimo Goti, direttore generale del Map, il tema è stato illustrato dal professor Diderichsen (Danimarca) che ha preso in esame i vari fattori che consentono agli Usa di primeggiare in modo schiacciante nell’High-Tech biologico.
Innanzi tutto, la cura dei talenti. Negli Usa vengono fatti ponti d’oro ai giovani europei - ma non solo - che vogliono potersi realizzare nella scienza. In questo, sono accompagnati dalla Cina, che a sua volta cura la formazione di esperti mandandoli a specializzarsi nei migliori centri mondiali e facendoli rientrare. Un investimento decennale, destinato a portare vantaggi immensi. Il secondo punto riguarda le normative. La differenza fra Usa e Europa è drammatica: da noi (non solo in Italia) lacci, impacci, pratiche, negli Usa una libertà da sogno. In particolare, il Bayh-Dole Act del 1980: un sistema normativo che ha chiarito le relazioni fra università ed imprese. Il terzo punto riguarda il sistema finanziario Usa, che spesso sorregge imprese High-Tech in formazione senza ipoteche o altro. Infine entusiasmo di fondo verso il nuovo, al contrario delle opposizioni agli Ogm o alle cellule staminali proprie del Vecchio Continente. Conseguenze: la crescita di attività e di fatturato delle compagnie americane è esponenziale non solo, ma sulla scena rimangono quasi esclusivamente ditte statunitensi e poche europee che peraltro stanno spostando le ricerche verso gli Usa. Il professor Nisticò, parlamentare europeo, ha illustrato i tentativi che anche per sua pressione la Commissione sta compiendo per sbloccare il sistema Europa. Ma un punto è certo: siamo andati molto oltre nel trascurare la cultura scientifica, la ricerca, il sostegno alla creazione di imprese ad alta tecnologia, ed ora ci troviamo fra due colossi, uno ad Est ed uno ad Ovest, che insidiano la creazione di ricchezza ed il nostro benessere.
Fonte: (25/11/2003)
Pubblicato in Analisi e Commenti
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