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Farmaci Antibiotici, ecco la nuova generazione
Fatti furbo ed impara quando funzionano gli antibiotici. È lo slogan della campagna di informazione lanciata di recente negli Usa dalla task force che dal 2001 riunisce i maggiori enti di sanità pubbl
Fatti furbo ed impara quando funzionano gli antibiotici. È lo slogan della campagna di informazione lanciata di recente negli Usa dalla task force che dal 2001 riunisce i maggiori enti di sanità pubblica americana per combattere il problema del cattivo uso degli antibiotici e quello, strettamente correlato, della sempre più frequente e rapida comparsa di ceppi batterici resistenti. Già nel giugno del 2000 un rapporto speciale dell’Oms aveva sottolineato che, a causa di questi problemi, nell’arco di 10-20 anni il mondo corre il rischio di riprecipitare nell’era pre-antibiotici, quando si moriva per infezioni batteriche che oggi appaiono banali appunto perché facilmente curabili con gli antibiotici.
Ma oggi l’atteso ritorno della Sars e soprattutto il panico che potrebbe causare hanno ridotto i tempi di questo drammatico ritorno al futuro. Quanti di noi al primo starnuto del primo raffreddore di stagione eviteranno di rimpinzarsi di antibiotici, temendo di aver contratto la polmonite? Pochissimi, secondo le autorità sanitarie mondiali e saranno altrettanto pochi i medici, soprattutto i pediatri, che riusciranno a resistere alle insistenze dei pazienti e non prescriveranno anche contro le infezioni virali questi farmaci salvavita.
O meglio che una volta lo erano. Già appena qualche anno dopo la scoperta della penicillina, gli scienziati avevano capito che era partita una guerra fra queste molecole e la capacità dei batteri di imparare ad aggirarle, ovvero di dare vita a ceppi resistenti. E per un po’ questa guerra è stata combattuta ad armi pari perché erano sempre disponibili sul mercato nuovi antibiotici attivi. Poi, quando le infezioni batteriche (gli antibiotici sono completamente inattivi contro i virus) sembravano sotto controllo, almeno nei paesi industrializzati, le case farmaceutiche hanno perso interesse ad investire nella ricerca.
Quest’anno l’Fda, il rigoroso ente federale americano che sovrintende alla commercializzazione dei farmaci e degli alimenti, ha approvato l’immissione in commercio di due soli nuovi antibiotici. Inoltre, è stato pubblicato su «Science» il lavoro di un folto gruppo di ricercatori americani che ha messo a punto una classe di antibiotici completamente nuova rispetto a quelle già in commercio. Queste sostanze, denominate Cbr703, sono infatti il prodotto delle biotecnologie che consentono una strategia più diretta e mirata per colpire le cellule batteriche salvando quelle umane. In particolare, Cbr703 inibiscono specificamente un enzima batterico chiamato «Rna polimerasi», indispensabile al microrganismo per sopravvivere.
Ma queste nuove scoperte non devono creare illusioni e frenare l’impegno per ridurre l’uso o meglio l’abuso di antibiotici. Secondo alcune stime, ogni anno nel mondo ne vengono consumati dai 90 ai 180 milioni di chilogrammi, un quantitativo sufficiente per 25 miliardi di cicli completi di trattamento, ovvero quattro all’anno per ogni essere umano. In realtà, per giustificare queste irragionevoli cifre agli esseri umani bisogna aggiungere gli animali. Negli Usa viene usata in zootecnia una quantità di antibiotici pari a 10 volte quella impiegata nelle terapie umane. L’Europa si è dimostrata più previdente (lo scorso anno una risoluzione Ue ha vietato l’uso di molti antibiotici in zootecnia), ma questa misura, dicono gli esperti, non sarà sufficiente per curare il «mal di cattivo antibiotico».
Fonte: (25/11/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
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