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Veronesi Lancia 'Manifesto' Anti-Fobia


I cibi geneticamente modificati (Ogm) non nascondono alcun rischio per la salute.

''I cibi geneticamente modificati (Ogm) non nascondono alcun rischio per la salute. Nessuna indagine epidemiologica dimostra l'esistenza di danni provocati da questi alimenti, che anzi sono piu' sicuri di quelli cosiddetti 'naturali' perche' molto piu' controllati. E diro' di piu'. Se in Italia si potesse scegliere, personalmente vorrei nutrirmi di mais transegnico''. Con queste parole il professor Umberto Veronesi, presidente dell'omonima Fondazione e direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, ha lanciato oggi nel capoluogo lombardo il primo ''Consensus Document'' sul tema ''Sicurezza alimentare e Ogm''. Una sorta di 'manifesto' anti-fobia redatto da 19 societa' scientifiche italiane in rappresentanza di 10 mila ricercatori e concepito dopo un meeting convocato il 5 maggio scorso a Bologna dalla Societa' italiana di tossicologia (Sitox). Gli scienziati scendono in campo compatti contro ''l'assurda demonizzazione di cui questi cibi sono vittime''. L'ex ministro della Sanita' dice basta a ''una bizzarria che inizialmente veniva considerata come una comprensibile cautela nei confronti di qualcosa di poco noto, ma che, alla luce degli studi sulle popolazioni che da anni si nutrono di alimenti Ogm (gli Stati Uniti soprattutto), e' ormai diventata un'opposizione da eliminare perche' pericolosa per il Paese''. Secondo gli specialisti, ''l'approvazione del decreto sugli Ogm in discussione in Parlamento si tradurrebbe in una battuta d'arresto per tutta la ricerca genetica italiana. E il nostro Paese correrebbe un grandissimo pericolo di emarginazione culturale e scientifica'', e' l'avvertimento. ''Non riesco proprio a capire le ragioni di questa opposizione - ha proseguito Veronesi - Credo sia piu' che altro una questione ideologica, mossa dall'idea che introdurre un nuovo gene in un organismo rappresenti in qualche modo un 'oltraggio' alla natura''. Ma si dimentica ''che il Dna dell'uomo non e' diverso da quello di ogni altro essere vivente'' e che il meccanismo con cui nasce un cibo Ogm ''e' lo stesso seguito da tutti gli agricoltori da duemila anni, quando incrociano piante per migliorarle''. Nei secoli, ricordano infatti gli esperti nel documento, ''l'uomo ha addomesticato animali e piante modificandone anche consapevolmente il patrimonio genetico. Di fatto, quindi, le piante attualmente coltivate e gli animali di allevamento sono per la maggior parte degli Ogm''. Non solo. Ogm o non Ogm, ha ripreso l'oncologo, ''una persona intelligente dovrebbe scegliere il prodotto piu' garantito e gli Ogm lo sono certamente piu' degli altri'' sia per l'alimentazione dell'uomo sia per quella dell'animale perche' regolati, sottolinea il documento di consenso, ''da un quadro normativo che non ha eguali in campo alimentare: tutte le analisi per valutarne la sicurezza devono essere effettuate prima dell'immissione sul mercato''.
La speranza finale della ricerca sugli Ogm, ''nonche' un importante progetto della Fondazione Veronesi - ha precisato il fondatore dell'Ieo - e' di debellare o almeno di ridurre, grazie a questi alimenti, la fame nel mondo''. L'appello corale e' di ''abbracciare il cuore e il senso del progresso scientifico e di abbandonare l'atteggiamento manicheo pro o anti Ogm. Non vogliamo apparire oltranzisti, diciamo solo che questi alimenti vanno considerati esattamente come gli altri: innocui o pericolosi a seconda dei casi, ma non dannosi solo per il fatto di essere il frutto di una data tecnica''. ''Bisogna smetterla di fare confusione tra una tecnica, il suo prodotto e il modo in cui viene gestita'', ha affermato il professor Carlo Alberto Redi, ordinario presso il Dipartimento di Biologia animale dell'universita' di Pavia. ''Abbiamo paura del Dna estraneo che potremmo assumere mangiando Ogm, ma non pensiamo a quello che per esempio inglobiamo quando baciamo qualcuno'', ha sottolineato l'esperto, secondo il quale ''questa chiusura mentale ci fara' tornare all'uomo delle caverne''. E ''attenzione anche a parlare di 'contaminazione' tra campi Ogm e non''. Innanzitutto perche' ''un Ogm non e' qualcosa di tossico che puo' contaminare qualcos'altro'', ha puntualizzato Veronesi. E poi perche', ''ad esempio nel caso del mais, il polline percorre al massimo 25 metri - ha spiegato la professoressa Mirella Sari Gorla, ordinario di Genetica alla Facolta' di Scienze della Statale di Milano e past president della Societa' italiana di genetica agraria (Siga) - e quindi e' sufficiente mantenere alla giusta distanza (30 metri circa) campi di mais Ogm e di mais naturale''. In Italia, ha osservato il professor Giorgio Cantelli Forti, presidente Sitox, ''assistiamo poi a una contraddizione per cui si propone una legge anti-Ogm ma nelle universita' si addestrano 5.600 nuovi specialisti in biotecnologie. Che futuro avranno?'', si domanda lo scienziato, facendo poi notare che ''per produrre Ogm bastano pochi euro e un garage. E chi ci difendera' da organismi geneticamente modificati prodotti all'estero in modo illecito?''. Insomma, ha denunciato il professor Giorgio Poli, preside della Facolta' di Medicina veterinaria all'universita' degli Studi di Milano e coordinatore dell'Area scienza e alimentazione della Fondazione Umberto Veronesi, ''ci preoccupiamo di cibi Ogm, che studi pubblici finanziati dall'Ue con 70 milioni di euro hanno dimostrato essere sicuri, ma non di alimenti 'sporchi' di tossine cancerogene, escrementi, metalli pesanti e pesticidi''. ''E' giusto avere etichette trasparenti che garantiscano la liberta' di scelta'', ha commentato Veronesi, ma ''come pretendiamo l'indicazione 'Ogm free' - una garanzia che tra l'altro, con le tecniche disponibili, ''nessun laboratorio di ricerca puo' dare'', ha detto il professor Francesco Sala, ordinario di Botanica generale e biotecnologia delle piante presso la Statale di Milano - dovremmo pretendere anche la garanzia 'aflatossine free'. E alla politica della 'tolleranza zero' contro gli Ogm - ha proposto l'ex ministro della Sanita' - dovremmo sostituire quella della 'tolleranza zero' verso queste sostanze, i cancerogeni piu' potenti che esistano sulla faccia della terra''. Le aflatossine, ha confermato Sala, ''sono tra le cinque o sei micotossine che possiamo trovare nel mais, quindi nei mangimi animali e, al termine della catena alimentare, nel latte e nella carne che finiscono sulle nostre tavole. Quando Veronesi ha parlato di rischio aflatossine per la polenta e' stato criticato, ma diceva la verita'''. Ma non e' tutto. ''Ricordiamo - ha aggiunto il ricercatore - che nel 2003 la Lombardia ha buttato il 20% della sua produzione di latte perche' conteneva aflatossine sopra i livelli soglia. Ma un caso simile si era gia' verificato nel 1999''. E' per queste insidie che occorre allarmarsi, ha ribadito lo specialista. ''La gente crede alle 'virtu' del biologico - ha ribadito l'esperto - ma va detto che il mais Ogm ha un contenuto in aflatossine 10-15 volte inferiore al mais bio''. E occhio anche al 'mito' dei prodotti nostrani. Un esempio? ''Il pesto genovese fatto secondo la vera ricetta ligure contiene una quantita' di metileugenolo, sostanza cancerogena, 600 volte superiore alla dose massima giornaliera consentita. Al contrario il pesto industriale contiene solo eugenolo, un derivato innocuo del metileugenolo. Il segreto sta nell'altezza delle piantine di basilico: vanno colte quando superano i 10 centimetri di altezza - svela Sala - perche' quelle giovani contengono il precursore tossico che solo dopo si trasforma nel derivato innocuo''.

Fonte: AdnKronos (04/11/2004)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: Veronesi, Ogm, Sicurezza
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