Stati Uniti, Onu, Europa stanno decidendo il futuro della ricerca con le cellule staminali
Ultimamente si sono affermate due scuole di pensiero, in contrasto tra loro. Una concepisce l’embrione come fonte compatta di conoscenza, l’altra come materia prima e oltre. I seguaci del primo criter
Ultimamente si sono affermate due scuole di pensiero, in contrasto tra loro. Una concepisce l’embrione come fonte compatta di conoscenza, l’altra come materia prima e oltre. I seguaci del primo criterio vogliono che l’embrione venga utilizzato solo come mezzo di ricerca, come modello biologico attraverso cui tentare di comprendere i meccanismi che da un organismo monocellulare portano a tessuti differenziati, utili a curare determinate malattie. Costoro premono per una regolamentazione che fissi date e termini, come quelli in vigore in Usa e in Germania se pure diverse nella forma. La seconda visione, piu’ radicale e con un maggiore seguito nel mondo, e’ quella che fa dell’embrione isolato una “piattaforma tecnologica”, come e’ definito in gergo scientifico qualsiasi procedimento dalle numerose possibilita’ d’impiego. Ossia, gli embrioni dovrebbero diventare materia, da cui prelevare cellule staminali per interventi clinici applicabili a milioni di persone. Previo consenso dei genitori, le cliniche della fecondazione medicalmente assistita dovrebbero fornire gli embrioni crioconservati in loro possesso, non solo per dei progetti di ricerca, ma anche come materia grezza per nuove produzioni di tessuti e medicinali. Queste due posizioni -l’embrione come oggetto di studio versus embrione come materia prima- cozzano tra loro, e proprio in questi giorni lo scontro ha assunto dimensioni planetarie. Dopo le elezioni presidenziali in Usa e la votazione in California del 2 novembre si capira’ in quale direzione marceranno Stati Uniti e Onu. Ma, subito dopo, lo scontro si trasferira’ in Europa. Il 16 novembre si riuniranno infatti a Bruxelles gli strateghi della ricerca scientifica per decidere quali progetti approvare con i soldi comunitari.
Sara’ la prima volta in cui sul tavolo di Bruxelles saranno depositati progetti concreti che hanno per oggetto le cellule staminali. Anzi, pare che alcuni ricercatori abbiano deliberatamente voluto provocare con degli esperimenti piuttosto “spinti”. Certo e’ che a Bruxelles si sta discutendo animatamente se l’embrione sia da considerare mero oggetto di ricerca o materia prima. Poiche’ alla fine del 2003 e’ scaduta la moratoria firmata dai ministri Ue per la Ricerca, e nulla da allora e’ accaduto, la decisione su come proseguire spetta alla Commissione. Il futuro commissario alla Ricerca trovera’, subito all’inizio del suo mandato, una bella patata bollente con cui cimentarsi. Se il commissario uscente, Philippe Busquin, trattava piu’ o meno da talebani le persone contrarie all’uso degli embrioni, il suo successore designato, lo sloveno Janez Potocnick, nell’audizione del 4 ottobre al Parlamento Ue e’ stato piu’ diplomatico: “Non vogliamo escludere a priori una ricerca che potrebbe guarire migliaia di bambini e adulti. Ascoltero’ tutti gli interessati e tutte le posizioni delle commissioni etiche, poi presentero’ una proposta”, Potocnick sara’ comunque il primo a dover tenere conto della nuova situazione che si sara’ verificata in Usa. E in Germania, che cosa accadrebbe se Stati Uniti, Onu e Unione Europea scegliessero un utilizzo piu’ ampio degli embrioni? Diventerebbe un’isola, stante l’attuale normativa che concepisce l’embrione al massimo come oggetto di ricerca, oppure significherebbe la fine di quella tormentata legge sulle staminali e relative scadenze prefissate? Molti vedrebbero di buon occhio un cambio di scenario, primo fra tutti il ministro dell’economia Wolfgang Clement, sostenuto da ricercatori come Juergen Hescheler. Questi, poco tempo fa ha comunicato di avere trasformato cellule staminali embrionali (importate) in muscolo cardiaco funzionante, aggiungendo che i tempi sono ormai maturi per sperimentazioni cliniche da attuare con nuove cellule staminali pulite, cio’ che imporrebbe la revisione delle leggi sull’embrione e sulle cellule staminali. Peter Gruss, presidente della Societa’ Max-Planck, considera inaccettabile che le cellule staminali embrionali siano soggette a una sorta di “comando al suicidio” prima di essere impiantate, in modo da “staccare la spina” qualora si sviluppasse un tumore. Secondo Gruss, ci vorranno ancora anni prima che queste procedure si stabilizzino e fino a raggiungere la comprensione sulla concreta efficacia terapeutica delle staminali embrionali. Ma, nonostante la mente fredda di Gruss, e’ improbabile che la societa’ tedesca possa resistere a una tendenza internazionale che fosse favorevole a utilizzare gli embrioni senza troppe remore. Anche se, a quel punto, sorgerebbe un problema non secondario, come quello di superare le severe norme che regolano la fecondazione medicalmente assistita. Essa stabilisce infatti che non ci possano essere embrioni in eccedenza, come invece avviene in altri Paesi. Quindi, la loro produzione dovrebbe essere non solo autorizzata, ma addirittura favorita, altrimenti bisognerebbe optare per l’importazione dall’estero. Insomma, considerare l’embrione materia prima comporta una serie di conseguenze difficili.
Fonte: (12/11/2004)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag:
cellule staminali
Vota:
Condividi:
|
|
- Ultime.
- Rilievo.
- Più lette.
|