Così la scienza rivive nei suoi documenti
Le collezioni di interesse storico al centro di una nuova fase di valorizzazione didattica
Molti musei scientifici europei possiedono un tesoro e non se ne rendono conto. Si tratta delle collezioni "storiche", accumulate nel corso di decenni, talvolta di secoli, spesso relegate in depositi o vetrine polverose. A volte le collezioni sono costituite da pochi oggetti, altre volte da interi settori espositivi. I musei che le possiedono dipendono da istituzioni diverse: Stato, Università, enti locali ed ecclesiastici, scuole. Le persone che le hanno create sono non solo curatori di musei o docenti universitari, ma anche naturalisti dilettanti di varia estrazione: maestri elementari, parroci di campagna, medici, farmacisti, notai, viaggiatori spinti da motivazioni diverse: missionari, cacciatori, avventurieri, militari, commercianti, ingegneri. Il secolo da poco finito ha visto - non solo in Italia - gravi episodi di incuria a danno di collezioni di questo tipo, soprattutto nelle Università, che possiedono il patrimonio più ricco in questo settore e che, per carenze di locali, mancanza di risorse e, soprattutto, indifferenza, non lo hanno adeguatamente conservato e valorizzato. Spesso le collezioni sono state considerate soltanto un insieme di oggetti scientificamente vecchi, in molti casi mal conservati.
In realtà, le collezioni sette-ottocentesche sono un elemento di prestigio della museologia scientifica europea. Esse costituiscono la testimonianza materiale di come è stata costruita e insegnata la scienza in questo arco di tempo, in cui lo sviluppo delle conoscenze scientifiche e il dibattito sul metodo per acquisirle avvenivano essenzialmente negli ambienti culturali europei. Negli ultimi anni vi è però stata una ripresa di interesse per le collezioni storiche. Le operazioni di riallestimento di molti musei scientifici con tradizioni antiche hanno previsto un settore dedicato alla loro storia, allo scopo di sottolineare il prestigio dell'istituzione e ricordare le personalità che vi hanno lavorato. Ma questa è una visione riduttiva dell'importanza e delle possibilità di utilizzazione delle collezioni storiche. In realtà, esse possono divenire un efficace mezzo di diffusione di conoscenze: nella società attuale, che è sempre più dipendente dalla scienza e dalla tecnologia ma in cui paradossalmente, almeno tra i giovani del nostro paese, si registra un generale calo di propensione per una formazione scientifica, esse possono costituire un forte stimolo per la curiosità, da cui facilmente può nascere un interesse più profondo. Inoltre, la componente storico-scientifica insita in queste collezioni può rappresentare una parte non trascurabile della funzione didattica dei musei, perché propone la conoscenza seguendo un percorso progressivo, facilitandone così l'acquisizione. Essa offre anche l'opportunità di contribuire a ridurre la distanza tra cultura scientifica e cultura umanistica che ha caratterizzato, in Italia più che altrove, il XX secolo. Inoltre le collezioni storiche sono anche un giacimento di beni culturali che conserva la memoria di persone, di istituzioni, di idee, e che è in grado di trasmetterci informazioni ed emozioni importanti. Una ricchezza ancora mal conosciuta e poco utilizzata, che abbiamo il dovere di tutelare e di valorizzare. E questo è l’obiettivo del 14° congresso dell’Associazione Nazionale Musei Scientifici che si terrà da oggi a venerdì a Torino (sala convegni della Regione Piemonte, corso Stati Uniti 23) sul tema «Il patrimonio della scienza. Le collezioni di interesse storico». Informazioni: tel. 011-670.7798.
Fonte: (15/11/2004)
Pubblicato in Analisi e Commenti
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