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Con il biologico è una coesistenza degli opposti


Coesistenza. È la parola magica che dal 1 gennaio 2006 porrà fine a decenni di diatribe e aspri conflitti sugli organismi geneticamente modificati destinati allalimentazione. Considerati dagli opposi

Coesistenza. È la parola magica che dal 1 gennaio 2006 porrà fine a decenni di diatribe e aspri conflitti sugli organismi geneticamente modificati destinati all'alimentazione. Considerati dagli oppositori come un cibo degno di Frankenstein o una minaccia alla biodiversità della natura, e dai sostenitori la panacea dei mali dell'agricoltura e della tutela della salute, i prodotti transgenici potranno essere coltivati anche sul territorio italiano tra poco più di un anno. Il governo italiano infatti ha adottato l'11 novembre scorso, dopo mesi di scontri politici e marce indietro, un decreto legge che fissa i criteri per la coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e transgeniche. L'Italia si dota così di uno strumento essenziale per dare certezza al settore agricolo e ai consumatori.
Finora 1.486 comuni italiani (su poco più di 8 mila), 24 comunità montane, 27 province e ben 13 regioni su 20 si sono dichiarati "Ogm Free", adottando delibere che vietano la diffusione sul proprio territorio di organismi transgenici "vivi", cioè sementi biotech. Ultima in ordine di tempo la regione Emilia Romagna, che ha raggiunto il fronte anti-Ogm il 16 novembre. Tra gli irriducibili il cento per cento dei comuni del trapanese e oltre un terzo delle città di Lazio, Campania, Piemonte e Puglia. Molte amministrazioni locali hanno anche apposto targhe "Ogm-Free" all'ingresso dei propri paesi. L'agricoltura italiana infatti sta puntando da tempo sulla coltivazione biologica e la "tipicità", a tutela di prodotti di eccellenza e in molti casi unici al mondo. Nel tentativo ambizioso di legare campi e tavole da pranzo all'identità e all'origine territoriale di ciò che si mangia. Un nuovo, complesso, tipo di "Made in Italy". Una politica su cui si tenta di coinvolgere anche l'Unione europea. Su impulso italiano infatti l'Unione sta per dare il via a un "piano d'azione per il biologico" articolato in 21 punti, il primo quadro normativo comune e coerente per questa filiera agricola in crescita.

La disputa sugli Ogm però attraversa anche il mondo scientifico.
All'inizio di ottobre i ricercatori dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) hanno pubblicato risultati non incoraggianti per il biotech, parlando di "studi inesistenti" sull'impatto degli Ogm nelle filiere tradizionali, tecniche "poco precise per la costruzione di organismi ingegnerizzati", "analisi insufficienti su tossicità, allergenicità e impatto al suolo". La conclusione dell'Inran non lascia spazio a dubbi: «Prima di pensare a introdurre Ogm servono nuovi studi che affrontino il problema con un approccio globale».
Di avviso opposto invece altri 19 istituti scientifici italiani - tra cui la società italiana di tossicologia, quella sulla produzione animale, di farmacologia, di genetica agraria, di virologia e di agronomia - che il 3 novembre scorso hanno pubblicato un "documento di consenso" che critica le precauzioni adottate dal governo italiano e dall'Europa, con tanto di lettera al presidente della Repubblica. «Se potessi mangerei sempre mais ogm», ha detto il leader della protesta, l'oncologo Umberto Veronesi. «Le posizioni contrarie al transgenico sono ideologiche e di principio. Non hanno motivo di esistere, perché gli Ogm sono prodotti come gli altri, innocui o pericolosi come gli altri». Insieme al fisico Tullio Regge, il biologo Francesco Sala e al professor Giorgio Cantelli Forti, Veronesi ha criticato l'allora imminente decisione del governo, che a suo avviso rischia di «arrestare la ricerca genetica sulle biotecnologie, portando così all'isolamento scientifico dell'Italia dal resto del mondo».
Il ministro dell'agricoltura Gianni Alemanno si è detto "sconcertato" dall'appello degli scienziati, accusati di mescolare indebitamente «i temi della scienza con quelli della produzione agricola e della salvaguardia delle colture», ricordando che insieme al ministero dell'università avvierà in tempi brevi un "tavolo per lo studio delle biotecnologie".

Il decreto Alemanno, che non riguarda esplicitamente gli Ogm creati "a fini di ricerca e sperimentazione", fissa i principi "minimi" che consentiranno alle colture convenzionali, biologiche e transgeniche di coesistere dal 1 gennaio 2006 senza che «una di esse possa compromettere lo svolgimento delle altre». La coesistenza dovrà «tutelare le peculiarità e specificità produttive (…) in modo da evitare ogni forma di presenza occasionale». Il governo affida alle regioni il compito di stilare i "piani di coesistenza" e individuare le zone territoriali "omogenee" da dedicare a ogni singola filiera. Progetti da stilare con la partecipazione degli enti locali e delle associazioni di cittadini e imprenditori agricoli. Agli agricoltori che scelgono gli Ogm, il decreto affida l'onere di inviare una comunicazione scritta ed elaborare un piano di gestione aziendale che eviti le contaminazioni. Le associazioni ambientaliste hanno accolto con favore la nuova normativa, criticando a caldo soltanto l'esclusione di responsabilità penali per chi "contamina" i campi circostanti. Mentre gli imprenditori in biotecnologie rappresentati da Assobiotec hanno parlato di "giornata grigia per l'Italia".
La battaglia per la coesistenza però è anche europea. Il 18 ottobre scorso 11 paesi dell'Unione hanno chiesto alla Commissione di Bruxelles di adottare in proposito un regolamento comunitario e non soltanto un piano di linee guida. Tra i sostenitori della richiesta ci sono Italia, Germania, Austria, Danimarca, Estonia, Grecia, Slovenia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo e Cipro. Assente l'Olanda, un altro stato dove le regole sulla coesistenza sono piuttosto avanzate. Nel paese dei tulipani del resto le linee guida del governo non sono dissimili da quelle italiane, si limitano a prestare maggiore attenzione a prodotti specifici come patata, barbabietola e mais e a prevedere un fondo di aiuto agli agricoltori vittime di "contaminazione transgenica" accidentale.

Fonte: Boiler (19/11/2004)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
Tag: biologico, ogm, cibo
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