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Aids, nel futuro dell’Africa 20 milioni di orfani
Intere generazioni di orfani da Aids. E lUnicef ammonisce: il peggio deve ancora avvenire. In Africa finora lAids ha privato di uno o di entrambi i genitori 11 milioni di bambini di età compresa fra
Intere generazioni di orfani da Aids. E l'Unicef ammonisce: il peggio deve ancora avvenire. In Africa finora l'Aids ha privato di uno o di entrambi i genitori 11 milioni di bambini di età compresa fra i 10 e i 14 anni, entro il 2010 gli orfani saranno 20 milioni. La regione più colpita è l'Africa sub-sahariana dove 29 milioni di persone, in pratica i tre quarti della popolazione, sono affette dal virus Hiv; di queste 10 milioni sono ragazzi e quasi 3 milioni bambini che hanno meno di 5 anni. E solo l’1 per cento ha accesso a medicine che prolungano la vita e a cure che solo nei Paesi ricchi sono largamente disponibili. Soltanto nel 2002 sono morti 2 milioni di adulti. Otto orfani su dieci vivono in una nazione del Continente Nero
È solo l'inizio di una crisi dalle proporzioni gigantesche, sottolinea l'Unicef in un rapporto presentato ieri a Roma e in contemporanea in altri Paesi. Dobbiamo trasformare la nostra angoscia in indignazione per le inaccettabili sofferenze di questi bambini, dice Carlo Bellamy, direttore generale Unicef, dobbiamo mantenere in vita i loro genitori e garantire che gli orfani vadano a scuola e siano protetti da sfruttamento e abusi.
Tra il 1999 e il 2001 la percentuale di orfani si è decuplicata passando dal 3,5 per cento al 32%. I Paesi maggiormente martoriati sono Botswana, Lesotho e Swaziland dove, insieme allo Zimbabwe, più di un bambino su 5 resterà orfano prima del 2010.
Per tutti questi bambini c’è in agguato un futuro di sfruttamento: la percentuale di quelli che lavorano è maggiore rispetto a qualsiasi altra regione del mondo (il 29 per cento), con un'età che va dai 5 ai 14 anni. Le loro sofferenze, ricorda l'Unicef, cominciano prima della morte di un genitore perché il reddito familiare precipita e tutta la vita familiare ne resta sconvolta. Secondo una ricerca effettuata in Tanzania, su 400 nuclei familiari almeno il 40 per cento non poteva nemmeno permettersi le spese di base.
Cifre spaventose, osserva Roberto Salvan, direttore generale Unicef Italia, alle quali non bisogna fare l'abitudine: infatti si tratta anche di un problema di presa di coscienza politica per i governi del nord del mondo, non basta distribuire medicinali, ma è necessario investire maggiori risorse contro l'epidemia ed esercitare forti pressioni sui governi locali per alcune misure urgenti. Sono necessari una serie di interventi concreti, fa rilevare Giovanni Micali, presidente Unicef Italia, a partire da una campagna per l'istruzione.
E sul vaccino, mette in guardia l'Unicef, bisogna essere cauti perché ci vorranno degli anni e non sarà valido contro tutti i tipi di virus. E soprattutto che non diventi un feticcio che distragga da altri fronti di lotta: il vero vaccino per il momento, è il messaggio dell'Unicef, sta essenzialmente nella prevenzione e nell'istruzione.
Ma come fare ad intervenire in modo articolato e mirato? L'Unicef, insieme ad altri partners nella lotta all'Aids come Unaids e Usaid, ha individuato 5 punti: aiutare le famiglie allargate in modo da dare maggiore protezione e assistenza agli orfani, coinvolgere le comunità locali impegnando in prima persona personaggi importanti come i capi dei villaggi, garantire i servizi primari come la scuola e l'assistenza medica, fare pressioni sui governi perché vengano incontro alle fasce più deboli, creare un ambiente più attento alle esigenze dei minori. Il futuro dell'Africa, ricorda l'Unicef, dipende da questo tipo di scelte.
Fonte: (27/11/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
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