400 mila italiani malati schizofrenia, a Milano piano 'salva-giovani'
In cinque anni 120 giovani assistiti, maschi e femmine dai 17 ai 30 anni e con i primi sintomi di schizofrenia o a rischio di ammalarsi. Di questi, 74 sono ancora in cura. Mentre degli altri, il 98% d
In cinque anni 120 giovani assistiti, maschi e femmine dai 17 ai 30 anni e con i primi sintomi di schizofrenia o a rischio di ammalarsi. Di questi, 74 sono ancora in cura. Mentre degli altri, il 98% di chi era sull'orlo della psicosi si è salvato: solo il 2% è passato in fase conclamata. Il 70% di chi ha terminato la terapia ha finito gli studi e i costi legati alle ricadute e ai ricoveri di chi aveva già avuto delle crisi si è ridotto del 90%. Questi i risultati preliminari del 'Programma 2000' promosso dall'ospedale Niguarda di Milano, il primo progetto italiano per l'intervento precoce contro la schizofrenia. La malattia, che rappresenta la forma più grave di psicosi, secondo le stime dell'Oms colpisce in tutto il mondo 45 milioni di persone, con 35 nuovi casi ogni 100 mila persone l'anno e costi sociali inferiori solo a quelli delle patologie cardiovascolari, ma superiori a quelli del cancro. In tutta Italia si calcolano 400 mila cittadini colpiti, con un numero di nuovi casi l'anno che in una città come Milano arriva a circa 200. Quanto alla Lombardia, delle 110 mila persone che ogni anno si rivolgono alle strutture psichiatriche, il 25% (circa 27.500) soffre di schizofrenia e 'assorbe' dal 70 al 90% dei fondi dedicati alla salute mentale. ''Più di un terzo del carico globale di malattia è prevenibile'', ha assicurato oggi a Milano il sottosegretario alla Salute, Antonio Guidi, intervenuto alla presentazione dei dati. Ma ''è una partita da giocare con tempestività, ai primi sintomi del disagio e con un'azione mirata e anti-stigma'', ha precisato il professor Angelo Cocchi, direttore del Dipartimento di Salute mentale di Niguarda.
Secondo i dati lombardi, i maschi sono colpiti due volte in più delle femmine. Ma ''in base alla nostra esperienza - ha proseguito Cocchi - tra i due sessi non c'è alcuna differenza''. Le persone a rischio sono giovani ''che vanno aiutati ai primi campanelli d'allarme: umore depresso, insicurezza, ansia, perdita di energia, rallentamento, difficoltà di concentrazione e pensiero, isolamento, deliri e allucinazioni''. Ed ecco perché, insieme a famiglie, insegnanti, medici di base e pediatri di libera scelta, ''abbiamo costituito una rete di prevenzione secondaria in grado di segnalarci i casi sospetti. In quest'area di confine, infatti, possiamo ancora fare qualcosa per evitare la malattia e ridurre i costi diretti, ma anche quelli indiretti e intangibili, cioè la sofferenza di pazienti e famiglie''. L'equipe di Niguarda, presso il Centro psico-sociale di via Livigno, si attiva ''entro tre giorni dalla segnalazione - ha continuato l'esperto - con colloqui, psicoterapia, gruppi di controllo e problem solving, sostegno individuale e non, intervento sui familiari ed eventualmente farmaci''. Quest'anno ''abbiamo allestito anche una sala studio, con operatori che seguono i ragazzi''. A differenza dei servizi assistenziali standard, ''teniamo in carico i pazienti per cinque anni, invece che per tre, e li accogliamo in un ambiente in cui non entrano in contatto con casi estremi, così che non vedere come potrebbero diventare. E ancora. Facciamo prevenzione e non solo terapia, combattiamo lo stigma, infondiamo loro la speranza di poter guarire e non li isoliamo dal contesto sociale che li circonda''. E' ''un progetto unico in Italia - hanno ribadito i promotori - nato con una dimensione regionale, ma poi sviluppato come programma di rilievo nazionale, sostenuto dal ministero della Salute, oltre che dalla Regione Lombardia''. Una strategia partita nel 1999 dal Niguarda ''perché proprio il nostro ospedale - ha puntualizzato il direttore sanitario, Luca Munari - è la sede principale del Dipartimento regionale di Salute mentale''. Qui ''si respira un clima di grande ottimismo, il contesto ideale per aiutare questi malati'', ha ripreso Guidi, puntualizzando che ''proprio servizi come questo dimostrano che nel nostro Paese si può fare tantissimo anche per i pazienti psichiatrici più gravi'''. All'incontro sono intervenuti anche Antonio Mobilia, direttore generale dell'Asl Città di Milano; Arcadio Erlicher, primario del Dipartimento di Salute mentale del Niguarda; Eugenio Riva dellUrasam (Unione regionale associazioni per la salute mentale), e Lorenzo Petrovich, in rappresentanza della Regione Lombardia, sul cui territorio sono attivi 101 centri psico-sociali, 67 centri diurni (con 983 letti) e 56 reparti psichiatrici ospedalieri per ricoveri brevi (820 letti), per un totale di 4.334 operatori.
Fonte: (14/02/2005)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag:
schizofrenia,
Milano
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