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La contaminazione dei tessuti animali


Le sostanze inquinanti nel grasso di balena sono prodotte dalla natura

Alcune sostanze chimiche tossiche scoperte nel grasso di balena, e sospettate inizialmente di essere inquinanti di provenienza industriale, avrebbero in realtà un'origine naturale. Molte di queste sostanze, che assomigliano ad inquinanti chimici prodotti dall'uomo quali i ritardanti delle fiamme, sarebbero invece prodotte da spugne e da altre creature marine. La scoperta solleva nuove questioni sull'accumulo di composti sia naturali sia industriali nelle forme di vita marine.
Da tempo gli scienziati sapevano che composti quali gli eteri difenili polibromurati (PBDE), usati come ritardanti delle fiamme in abiti e mobili, si accumulano nei tessuti umani e animali.
Di recente erano stati scoperti composti strutturalmente simili (eteri difenili polibromurati metossilati, o MeO-BDE) in pesci e mammiferi marini. In alcuni campioni, i MeO-BDE sono risultati i composti più abbondanti nell'ambiente dopo il DDE (un prodotto di disgregazione del pesticida DDT) e diversi bifenili policlorurati (PCB), ma la loro origine era un mistero.
In uno studio pubblicato sulla rivista "Science", i ricercatori Emma Teuten, Li Xu e Christopher Reddy del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) nel Massachusetts riferiscono di aver isolato due sostanze chimiche da 10 chilogrammi di grasso di balena proveniente da un animale trovato morto sulla spiaggia della Virginia nel novembre 2003. Dopo averlo analizzato in laboratorio, i ricercatori hanno usato tecniche di datazione al radiocarbonio per determinare se la sua origine fosse naturale o antropica.
I risultati mostrano che anche i prodotti naturali si accumulano negli animali, proprio come i composti di origine industriale. "Gli animali - spiega Teuten - sono ormai esposti da anni a composti industriali, e il fatto che esistano composti naturali con una struttura simile potrebbe aiutare i tossicologi a spiegare come e perché gli enzimi hanno la capacità di metabolizzare composti come i PCB".


Fonte: Le Scienze (21/02/2005)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
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