Dall’aids si salverà un malato ogni due
Gli Stati Uniti hanno stanziato 400 miliardi di dollari per le armi. Nel mondo si spendono circa 800 miliardi di dollari all’anno per la difesa, dei quali 600 nei paesi ricchi. Contro la lotta alla po
Gli Stati Uniti hanno stanziato 400 miliardi di dollari per le armi. Nel mondo si spendono circa 800 miliardi di dollari all’anno per la difesa, dei quali 600 nei paesi ricchi. Contro la lotta alla povertà vengono investiti 56 miliardi di dollari. La differenza abissale non è una novità, anche se dall’11 settembre la necessità di combattere il terrorismo assassino ha fatto incrementare le spese di guerra. Però dev’essere stato oltrepassato un limite, se perfino il presidente della banca mondiale, James Wolfensohn, è critico verso i governi occidentali: «Credo sia evidente per tutti che esiste un netto squilibrio».
Che la povertà non sia in testa alle agende dell’Europa e degli Usa è risaputo. Ma oggi il mondo globalizzato non può prendersi il lusso di agire a compartimenti stagni. Così come la guerra in Iraq ha ripercussioni a cascata, la povertà appare inevitabilmente un problema anche nostro. La fuga dalle zone più miserevoli del Pianeta non avviene solo perché la vita occidentale attira come il miele per le mosche: si scappa dalla miseria, da un’assenza di futuro, da malattie quasi certe. Spingendo intere popolazioni dal sud verso il nord.
Da un punto di vista egoistico, non è neppure salutare per noi il disinteresse verso i grandi flagelli. Come l’Aids, da noi sotto controllo, e che nell’Africa Subsahariana uccide almeno seimila persone al giorno.
E le uccide perché lì manca la possibilità di avere i farmaci necessari. Perciò l’Organizzazione mondiale della sanità, in occasione della tradizionale Giornata dell’Aids appena trascorsa (che in Italia abbiamo salutato con l’annuncio più volte rinviato della sperimentazione del vaccino sull’uomo), ha lanciato un piano sanitario che garantisca la distribuzione delle medicine ad almeno tre milioni di persone entro il 2005. Ma come ricorda l’associazione "Medici senza Frontiere", queste sono «la metà delle persone che oggi si trovano in uno stadio della malattia nel quale l’accesso ai farmaci è indispensabile per sopravvivere».
Comunque l’obiettivo dell’Oms si può raggiungere solo se c’è una collaborazione delle parti in campo. Comprese le grandi multinazionali che determinano i costi dei prodotti. E, come si vede dalla tabella in basso, c’è una enorme differenza di prezzo delle terapie tra i prodotti "firmati" e protetti da brevetto, e quelli "generici" realizzati in India. Gli amministratori delegati di "Big Pharma" dovrebbero ascoltare le parole di Wolfensohn. Perché prima o poi gli squilibri colpiscono tutti.
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A noi fa piacere nell’interesse dei cittadini che lo sciopero dei medici sia stato revocato grazie ad un accordo dell’ultima ora. Ed è stata trovata anche una preintesa per il contratto dei 573 mila addetti al comparto sanità: vuol dire che le richieste del settore erano legittime. Rimane invece aperto il capitolo "salute" interno alla Finanziaria. Le Regioni sono da tempo sul piede di guerra, perché la maggiore assistenza ha stravolto i bilanci (anche per mancanza di controlli). Di fatto senza i ticket, in molte zone i servizi sanitari sarebbero a rischio. Per qualche Regione si prevedono ritocchi all’Irpef: perciò se il governo non coprirà i costi per garantire i Livelli essenziali di assistenza, ci dovranno pensare i cittadini.
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Accanto potete leggere la lettera della presidente di un’associazione di omeopati. E’ una denuncia netta: perché, al momento, i convegni e i congressi di omeopatia vengono esclusi dall’accreditamento previsto dall’Educazione continua in medicina. Ebbene, per quanto ci riguarda, così come sosteniamo le proteste dei ricercatori che si sentono penalizzati, ugualmente diamo voce a questa parte della medicina (sperando che le rappresentanze dei medici sostengano le ragioni dell’omeopatia). E’ una battaglia di cultura e di modernità.
Fonte: (05/12/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
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