Ogm, l’Italia rischia sanzioni da parte dell’Europa
Il 16 febbraio, Emma Bonino e Marco Pannella hanno presentato alla Commissione europea un’interrogazione sulla legge italiana detta “Alemanno” che regolamenta la coesistenza fra colture tradizionali,
Il 16 febbraio, Emma Bonino e Marco Pannella hanno presentato alla Commissione europea un’interrogazione sulla legge italiana detta “Alemanno” che regolamenta la coesistenza fra colture tradizionali, biologiche e transgeniche. Questa legge secondo i leader radicali sarebbe in contrasto con le normative dell’Unione perché, di fatto, vieta la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul territorio italiano. Mentre l’Ue stabilisce invece che per ragioni di mercato interno le aree “ogm free” non sono ammesse. Fra pochi giorni Bruxelles invierà a Roma il suo responso, ma i precedenti non lasciano ben sperare: l’Austria è già stata condannata a pagare delle sanzioni per una legge simile a quella italiana, e anche i servizi legislativi delle Camera avevano messo in guardia il ministro per le Politiche agricole, Gianni Alemanno, sulla non conformità della legge alla normativa Ue. È quindi probabile che oltre a modificare la legge, presto saremo condannati a pagare una multa salata. Approfondiamo il tema con Gianluca Eramo, membro del comitato nazionale dei radicali italiani, che ha scritto e curato l’interrogazione sulla legge Alemanno.
Dottor Eramo, che cosa prevede la normativa europea in materia di organismi geneticamente modificati? La legislazione europea prevede che le colture tradizionali e le colture geneticamente modificate possano coesistere. Prevede cioè che siano legali e possano essere coltivate entrambe. I paesi dell’Unione, per adeguarsi a questa normativa devono adottare leggi che consentano la coesistenza.
Marco Pannella ed Emma Bonino hanno presentato un’interrogazione alla Commissione europea. I Radicali sostengono che la legge che regola la coesistenza fra colture in Italia contrasti con la legislazione dell’Unione. Perché? La legge Alemanno contrasta con la normativa dell’Unione perché, di fatto, impedisce di coltivare transgenico. E lo fa in due modi: innanzitutto, modifica il modo con cui si richiede l’autorizzazione a coltivare ogm; poi prevede l’istituzione di aree cosiddette “omogenee” in cui coltivare transgenico. Peccato che nessuna altra legge nazionale né direttiva europea specifichi che cosa sia un’area omogenea. Si intuisce soltanto che si tratti di zone in cui le colture vengono accorpate.
L’interrogazione si focalizza sull’articolo 8 che vieta le colture transgeniche destinate all’immissione sul mercato fino all’adozione dei piani di coesistenza regionali. Ci spiega questo punto? L’articolo 8 ha una storia strana. Il decreto in origine prevedeva la possibilità di coltivare transgenico dopo che le regioni si fossero dotate di piani di coesistenza locali.
E questi piani avrebbero dovuto essere pronti entro il 31 dicembre 2005. Quella data successivamente è stata tolta, ed alle regioni non è stato indicato nessun altro termine entro cui dotarsi dei piani. L’assenza di quel dato, già di per sé limitante, ha reso nulla la legge: le regioni potrebbero infatti non stilare mai i piani che permettono la coesistenza, impedendo così la coltivazione di ogm. E questo è in netto contrasto con la legislazione europea.
Non è la prima volta che la Corte di giustizia europea si pronuncia in materia... No, nell’ottobre del 2004, la corte di Giustizia europea ha condannato il governo di Vienna per aver vietato alla Carinzia di coltivare prodotti geneticamente modificati. La corte europea non prevede infatti che si stabiliscano aree “ogm free” per una questione di mercato interno. Il paese ha avuto quindi una sanzione e ha dovuto modificare la legge. Ora anche la Carinzia semina transgenico.
L’Italia potrebbe avere le stesse sanzioni? Sì, e la cosa non dovrebbe sorprendere, perché i servizi legislativi della Camera avevano già segnalato questa possibilità. Le leggo il parere legislativo che accompagnava il decreto Alemanno: per quanto riguarda l’articolo 8 si dice che “tale norma è in contrasto con l’ordinamento comunitario che non consente di vietare le coltivazioni e le varietà geneticamente modificate”. Insomma, eravamo già stati avvertiti che questa legge è in contrasto con la legislazione europea. Ora si rischiano multe salate.
Che cosa determina il pregiudizio negativo verso gli ogm in Italia? Mi occupo del tema da tempo e le mie ricerche mi hanno fatto scoprire una paura tutta italiana dettata dall’ignoranza verso le biotecnologie. C’è poi un altro fattore. Da uno studio dell’Osservatorio di Pavia, intitolato “Le agrobiotecnologie nei media italiani”, condotta sui media nazionali nel periodo 2001-2002, emerge che “questo biennio è stato caratterizzata da continuità di presenza sui media del ministero delle Politiche agricole attraverso i due ministri Alfonso Pecoraro Scanio e Giovanni Alemanno. Che pur appartenendo a maggioranze diverse hanno entrambi improntato la loro comunicazione sul tema in senso negativo. I due ministri rappresentano la quasi totalità della comunicazione dei rispettivi governi sul tema delle agrobiotecnologie”. Insomma, il governo nel 2001 faceva il 55% della comunicazione sul tema. Nel 2002 il 65%. Seguito dai Verdi che nel 2001 facevano il 24% della comunicazione politica e il 19% nel 2002. Facendo la somma di questi dati emerge che l’informazione fatta dai media italiani sugli ogm è al 90% di parte, e negativa.
Colpa dei media? No, della classe politica che non si occupa di questi temi. Di cui parla solo chi è contrario e in senso negativo.
Parliamone in modo diverso, allora. Citi qualche dato positivo sugli ogm. L’ultimo rapporto della Fao, del 2004, è dedicato all’introduzione degli ogm nei paesi in via di sviluppo. E conclude che sulla questione degli ogm non ha senso fare delle generalizzazioni ma che nei casi verificatisi fino ad ora i benefici prodotti dagli ogm sono stati superiori agli svantaggi.
L’Ue ha condotto delle ricerche? Sì, ha svolto una ricerca nel periodo 1985-2000 che ha interessato tutti gli istituti di ricerca pubblici dei paesi membri ed è costata una cifra enorme. In questo studio, e cito, si legge che “le piante geneticamente modificate e i prodotti sviluppati e commercializzati fino ad oggi non hanno presentato alcun rischio per la salute umana o per l’ambiente”.
Anche il Tar del Lazio è stato chiamato ad esprimersi sul mais biotecnologico. Altro fatto di cui non si è saputo nulla. Il 2 dicembre 2004 il Tar del Lazio ha emesso una sentenza sulla questione del mais bt, che era stato vietato con decreto dal governo Amato nel 2000. Alcune società avevano presentato ricorso contro questo decreto, e il ricorso è arrivato al Tar che ha dato ragione a queste società. Quel tipo di mais, se non ci fosse di mezzo il decreto Alemanno, oggi potrebbe essere seminato. La sentenza dice del Tar recita che“le risultanze processuali non sono suscettibili di permettere l’individuazione di un rischio effettivo o di effetti potenzialmente pericolosi” relativamente agli ogm, perché “negli oltre due anni di commercializzazione in tutto il territorio comunitario e negli Stati Uniti non sono emersi a carico dei prodotti in questione, fra cui il mais bt, segnalazioni negative di alcun genere”.
Questa interrogazione complica il vostro rapporto con la maggioranza? Sicuramente ci mette in contrasto con il ministro Alemanno. Comunque noi non chiediamo ospitalità per rinunciare ai nostri ideali. Ma per ricevere un valore politico, non solo un voto di testimonianza.
Quando avrete la risposta della Commissione? In base al regolamento comunitario la Commissione deve risponde entro tre settimane. Anche se qualche volta i tempi saltano.
Fonte: (02/03/2005)
Pubblicato in Analisi e Commenti
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