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I retrovirus endogeni delle scimmie


Un virus di gorilla e scimpanzé ha risparmiato umani e orangutan

OrangoSoltanto il 2-3 per cento del DNA umano, com'è noto, codifica per proteine. La maggior parte del resto del genoma - spesso definito "DNA spazzatura" - consiste di retroelementi, alcuni dei quali possono occasionalmente replicarsi e spostarsi in una nuova posizione nel genoma.
Se un retrovirus invade la linea germinale (spermatozoi o cellule uovo), può essere trasmesso ai discendenti. E quando un retrovirus endogeno come questo si inserisce nel genoma vicino a un gene, può alterarne le funzioni e influenzare l'evoluzione del suo ospite. Oltre l'8 per cento del nostro genoma è composto da questi residui infettivi, infezioni che gli scienziati ritengono essere avvenute prima che le scimmie del Vecchio Mondo si separassero da quelle del Nuovo Mondo (25-35 milioni di anni fa).
In uno studio pubblicato sulla rivista "PLoS Biology", Evan Eichler dell'Università di Washington e colleghi hanno studiato il genoma dello scimpanzé alla ricerca di retrovirus endogeni, scoprendone uno che non esiste negli esseri umani.
Analizzando il DNA di numerosi primati, i ricercatori hanno scoperto che il retrovirus si è integrato nella linea germinale delle scimmie antropomorfe africane e in quelle del Vecchio Mondo, ma che non è presente negli esseri umani e nelle scimmie asiatiche (orangutan e gibboni). I dati suggeriscono che i retrovirus non provengono da un antenato comune, ma da diverse infezioni indipendenti. In particolare, i ricercatori stimano che i gorilla e gli scimpanzé siano stati infettati circa 3-4 milioni di anni fa, mentre i babbuini e i macachi circa 1,5 milioni di anni fa.
Per spiegare come mai l'infezione abbia risparmiato orangutan ed esseri umani, gli autori ipotizzano diversi possibili scenari. Potrebbe darsi, per esempio, che le scimmie africane abbiano sviluppato una sensibilità all'infezione, oppure che gli uomini e le scimmie asiatiche abbiano sviluppato una resistenza. Comprendere meglio la storia evolutiva e la genetica delle popolazioni dei primati aiuterà a identificare le cause del fenomeno e a fornire nuovi indizi sul processo stesso dell'evoluzione.

C. T. Yohn, Z. Jiang, S. D. McGrath, K. E. Hayden, P. Khaitovich, et al., "Lineage-specific expansions of retroviral insertions within the genomes of African great apes but not humans and orangutans". PLoS Biol 3(4): e110 (2005).


Fonte: Le Scienze (07/03/2005)
Pubblicato in Genetica, Biologia Molecolare e Microbiologia
Tag: evoluzione, retrovirus
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