Due Nobel: avremo un solo farmaco per malattie diverse
I vincitori del premio per la chimica: la possibilità dalla scoperta dei sistemi che consentono il d
STOCCOLMA - Si potrebbero ipotizzare, per il futuro, uno o più farmaci «universali», capaci di curare malattie che vanno dall’epilessia alle aritmie, dall’osteoporosi alla malaria fino al colpo di calore, quella condizione che ha provocato la morte di tante persone durante la scorsa estate. Una nuova generazione di farmaci così versatili, efficaci nei confronti delle malattie più disparate, non sono un’utopia, ma una promessa che nasce dalla scoperte di due ricercatori, vincitori quest’anno del premio Nobel per la chimica, gli americani Peter Agre, 54 anni, attualmente alla Johns Hopkins University di Baltimora, e Roderick MacKinnon, 47 anni, direttore del laboratorio di biologia molecolare alla Rockfeller University di New York. Entrambi hanno contribuito a chiarire quei sistemi che permettono alle cellule dell’organismo umano di dialogare fra loro e con l’ambiente esterno e che sono rappresentati dai canali ionici (quei canali che lasciano transitare gli ioni come il sodio e il potassio dentro e fuori la cellula) e le acquaporine (i canali che permettono il passaggio dell’acqua).
«Sappiamo - ha detto Roderick MacKinnon a Stoccolma alla conferenza stampa internazionale che precede la consegna del Premio prevista per il 10 dicembre - che, comprendendo la struttura e il funzionamento dei canali ionici e dei canali dell’acqua, potremo in futuro ottenere farmaci in grado di controllarne la funzione». Ha aggiunto Agre: «I tempi sono lunghissimi, ma i campi di applicazione sono molteplici».
Non stupisce che, grazie alla conoscenza dei canali cellulari, si possano studiare terapie capaci di curare malattie assai diverse fra loro: i canali ionici e i canali dell’acqua sono strutture microscopiche presenti in tutte le cellule dell’organismo, sia in quelle del cuore, del sistema nervoso o dei muscoli (alcune di queste possono anche generare bioelettricità e l’epilessia o le aritmie, per esempio, sono scatenate da segnali elettrici anomali) che in quelle della pelle, del rene o del polmone. «Un’idea - ha precisato Agre che sta studiando il ruolo delle acquaporine nell’edema cerebrale - potrebbe essere quella di intervenire sui canali dell’acqua per modificare quei meccanismi che regolano l’idratazione delle cellule in risposta a variazioni della temperatura ambientale. Si potrebbe forse trovare una soluzione ai danni da calore che quest’estate ha provocato numerose morti».
I Nobel per la chimica (Agre è un biochimico e MacKinnon nasce come medico) fanno promesse alla medicina, in un’edizione, questa del 2003, che ha un po’ mescolato le carte. Il Nobel per la medicina, infatti, è stato vinto da un fisico, l’inglese Peter Mansfield (70 anni) e da un chimico, l’americano Paul Lautebur (74 anni), per le ricerche che entrambi hanno condotto nel campo della risonanza magnetica. Si tratta di una tecnica di diagnostica per immagini, oggi fra le più diffuse, che permette di vedere l’interno del corpo umano. «E’ molto vicina la possibilità - ha detto Mansfield rispondendo in conferenza stampa a una domanda sul futuro della metodica - la possibilità di avere immagini in movimento dalla risonanza magnetica, ma la tecnica va ancora perfezionata».
Fonte: (09/12/2003)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
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