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Clonazione, in Corea del Sud, prime staminali personalizzate


Undici pazienti sud-coreani, affetti da lesioni del midollo spinale, diabete giovanile o immunodeficienza, hanno pronto in laboratorio il loro pacchetto di cellule staminali "di scorta", ott

Undici pazienti sud-coreani, affetti da lesioni del midollo spinale, diabete giovanile o immunodeficienza, hanno pronto in laboratorio il loro pacchetto di cellule staminali "di scorta", ottenute tramite clonazione. E' la prima volta che un gruppo di scienziati si spinge tanto avanti, generando in provetta staminali con nome e cognome, personalizzate per dei singoli malati. Nel 2004 lo stesso team di ricercatori di Seul era riuscito a ricavare cellule staminali da un embrione umano di nemmeno una settimana. Ma allora si era trattato di un esperimento "anonimo", svolto solo per convalidare la tecnica.
Questa volta, almeno in teoria, le cellule ricavate sarebbero pronte per la cura. In realtà gli scienziati hanno annunciato una pausa di riflessione. Non faranno ulteriori passi concreti prima di aver calcolato con attenzione i pro e i contro del loro filone di ricerca. L'utilizzo di cellule clonate in laboratorio come veri e propri pezzi di ricambio per il corpo umano è infatti tema complesso dal punto di vista medico ed esplosivo da quello etico.
La notizia che appare domani sulla rivista Science ha già suscitato un vespaio di commenti in ambiente accademico. Gerald Schatten dell'università di Pittsburgh, consulente del team sud-coreano, parla addirittura di un "dovere morale" nel proseguire questo tipo di ricerca, "che promette di combattere disastrose malattie e di annullare gli effetti di terribili incidenti". E Rudolf Jaenisch del Massachusetts Institute of Technology fa notare: "Qualcuno sarà felice per l'esito dell'esperimento, qualcun altro disperato. Ma una cosa è certa: questa tecnica comincia a diventare efficiente".
Dalle cellule staminali, in un futuro purtroppo non ancora immediato, ci si attende una possibile cura per diabete, lesioni del midollo spinale, morbo di Parkinson, postumi dell'infarto, immunodeficienze. I dubbi di tipo etico sollevati dalla tecnica della clonazione per scopi terapeutici - che prevede la creazione di un embrione e la sua distruzione dopo 4-6 giorni di vita per ricavarne le cellule "di ricambio" - hanno portato molti paesi del mondo a impedire o limitare fortemente la ricerca sulle staminali embrionali. Non è un caso che l'esperimento di Science arrivi dalla Corea del Sud. In Cina e nel sud-est asiatico i vincoli legali sono infatti più blandi che in occidente.
ROMA - Undici pazienti sud-coreani, affetti da lesioni del midollo spinale, diabete giovanile o immunodeficienza, hanno pronto in laboratorio il loro pacchetto di cellule staminali "di scorta", ottenute tramite clonazione. E' la prima volta che un gruppo di scienziati si spinge tanto avanti, generando in provetta staminali con nome e cognome, personalizzate per dei singoli malati. Nel 2004 lo stesso team di ricercatori di Seul era riuscito a ricavare cellule staminali da un embrione umano di nemmeno una settimana. Ma allora si era trattato di un esperimento "anonimo", svolto solo per convalidare la tecnica.
Questa volta, almeno in teoria, le cellule ricavate sarebbero pronte per la cura.
In realtà gli scienziati hanno annunciato una pausa di riflessione. Non faranno ulteriori passi concreti prima di aver calcolato con attenzione i pro e i contro del loro filone di ricerca. L'utilizzo di cellule clonate in laboratorio come veri e propri pezzi di ricambio per il corpo umano è infatti tema complesso dal punto di vista medico ed esplosivo da quello etico.
La notizia che appare domani sulla rivista Science ha già suscitato un vespaio di commenti in ambiente accademico. Gerald Schatten dell'università di Pittsburgh, consulente del team sud-coreano, parla addirittura di un "dovere morale" nel proseguire questo tipo di ricerca, "che promette di combattere disastrose malattie e di annullare gli effetti di terribili incidenti". E Rudolf Jaenisch del Massachusetts Institute of Technology fa notare: "Qualcuno sarà felice per l'esito dell'esperimento, qualcun altro disperato. Ma una cosa è certa: questa tecnica comincia a diventare efficiente".
Dalle cellule staminali, in un futuro purtroppo non ancora immediato, ci si attende una possibile cura per diabete, lesioni del midollo spinale, morbo di Parkinson, postumi dell'infarto, immunodeficienze. I dubbi di tipo etico sollevati dalla tecnica della clonazione per scopi terapeutici - che prevede la creazione di un embrione e la sua distruzione dopo 4-6 giorni di vita per ricavarne le cellule "di ricambio" - hanno portato molti paesi del mondo a impedire o limitare fortemente la ricerca sulle staminali embrionali. Non è un caso che l'esperimento di Science arrivi dalla Corea del Sud. In Cina e nel sud-est asiatico i vincoli legali sono infatti più blandi che in occidente.
I ricercatori dell'università di Seul, guidati dal veterinario e biologo Woo Suk Hwang, hanno raccolto 185 cellule uovo umane da 18 donatrici volontarie. Ne hanno estratto i cromosomi e al loro posto hanno inserito il materiale genetico degli undici pazienti, prelevato da una normale cellula della pelle. La cellula uovo con il nuovo Dna ha cominciato a comportarsi come se fosse stata fecondata da uno spermatozoo. Ha dato vita a un embrione che dopo 4-6 giorni ha raggiunto lo stato di blastocisti con circa 150 cellule al suo interno, fra cui le preziose staminali. Estratte e fatte moltiplicare in laboratorio, queste cellule sono state trasformate in tessuto delle ossa, dei muscoli e della pelle. Essendo dirette eredi degli undici pazienti (contengono in toto il loro Dna) non ci si aspettano problemi di rigetto al momento del trapianto.
I ricercatori dell'università di Seul, guidati dal veterinario e biologo Woo Suk Hwang, hanno raccolto 185 cellule uovo umane da 18 donatrici volontarie. Ne hanno estratto i cromosomi e al loro posto hanno inserito il materiale genetico degli undici pazienti, prelevato da una normale cellula della pelle. La cellula uovo con il nuovo Dna ha cominciato a comportarsi come se fosse stata fecondata da uno spermatozoo. Ha dato vita a un embrione che dopo 4-6 giorni ha raggiunto lo stato di blastocisti con circa 150 cellule al suo interno, fra cui le preziose staminali. Estratte e fatte moltiplicare in laboratorio, queste cellule sono state trasformate in tessuto delle ossa, dei muscoli e della pelle. Essendo dirette eredi degli undici pazienti (contengono in toto il loro Dna) non ci si aspettano problemi di rigetto al momento del trapianto.
Ma prima di passare a questa fase occorre risolvere almeno due importanti problemi: cosa fare se la malattia da curare è una malattia genetica, le cui origini sono da rintracciare proprio nel Dna del paziente? In questo caso il difetto si propaga anche alle cellule "di scorta" ed occorre intervenire sui cromosomi, correggendone il danno, prima del trapianto sulla persona malata. Operazione tutt'altro che semplice. Inoltre gli scienziati non padroneggiano del tutto le tecniche per trasformare una cellula staminale (al primo grado di evoluzione, ancora incapace di svolgere una funzione concreta) nel tipo di tessuto desiderato: muscolo cardiaco, tessuto neurale, osso o pelle. A volte i risultati ottenuti in questo senso sono stati solo temporanei, e c'è il rischio che una volta iniettate nel corpo del paziente le ex cellule staminali, costrette a diventare adulte e lavoratrici, decidano di incrociare di nuovo le braccia.
Ma prima di passare a questa fase occorre risolvere almeno due importanti problemi: cosa fare se la malattia da curare è una malattia genetica, le cui origini sono da rintracciare proprio nel Dna del paziente? In questo caso il difetto si propaga anche alle cellule "di scorta" ed occorre intervenire sui cromosomi, correggendone il danno, prima del trapianto sulla persona malata. Operazione tutt'altro che semplice. Inoltre gli scienziati non padroneggiano del tutto le tecniche per trasformare una cellula staminale (al primo grado di evoluzione, ancora incapace di svolgere una funzione concreta) nel tipo di tessuto desiderato: muscolo cardiaco, tessuto neurale, osso o pelle. A volte i risultati ottenuti in questo senso sono stati solo temporanei, e c'è il rischio che una volta iniettate nel corpo del paziente le ex cellule staminali, costrette a diventare adulte e lavoratrici, decidano di incrociare di nuovo le braccia.
Ma c'è un punto su cui gli scienziati di Seul possono gridare senz'altro al successo: l'efficienza del processo di clonazione. Nell'esperimento del febbraio 2004 erano stati necessari circa 200 ovociti, i cui nuclei erano stati rimpiazzati da altrettanti nuclei di cellule somatiche (pelle o altri tipi di cellule adulte) e un solo embrione aveva raggiunto lo stadio di blastocisti. Questa volta invece, grazie a tecniche di laboratorio più raffinate, dalle 185 cellule uovo clonate sono stati ottenuti 31 embrioni, cioè quasi tre per ciascun paziente, con un tasso di efficienza dieci volte superiore rispetto a poco più di un anno fa.

Fonte: LaRepubblica (20/05/2005)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: clonazione, Corea
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