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Prostata, il doppio ruolo del testosterone


È stato scoperto uno dei meccanismi che ostacola la formazione delle metastasi nel tumore prostatico. Limportante notizia è stata pubblicata su Cancer Reserch da ricercatori dellUniversità di Milano

È stato scoperto uno dei meccanismi che ostacola la formazione delle metastasi nel tumore prostatico. L'importante notizia è stata pubblicata su Cancer Reserch da ricercatori dell'Università di Milano, coordinati dall'endocrinologo Angelo Poletti. Ma i risultati dello studio sperimentale, oltre a chiarire i meccanismi di inibizione tumorale, potrebbero aprire la strada a più importanti novità terapeutiche e mettere ordine in quelle esistenti.
Sembra, infatti, che la proteina in grado di ostacolare la diffusione delle cellule tumorali sia prodotta proprio dal nemico numero uno del tumore, il testosterone, ormone maschile che, negli stadi precoci, favorisce lo sviluppo dello stesso tumore. In particolare sarebbe il diidrotestosterone, parte attiva del testosterone, a essere trasformato in 3beta-diolo; questo, andando a occupare un recettore degli estrogeni, determinerebbe la produzione di una potente proteina, la E-caderina che, come nel carcinoma della mammella, impedirebbe la migrazione delle cellule neoplastiche e le metastasi.
Dunque, almeno in particolari momenti, guai ad inibire la formazione del testosterone.
"Infatti" spiega Poletti, "abbiamo potuto accertare che l'azione endogena del 3beta-diolo, diversamente dai suoi precursori, testosterone e diidrotestostrone, non possiede più attività androgenica e quindi non sembra in grado di modificare la crescita del tumore. Al contrario, la sostanza ha stimolato la formazione di E-caderina, una proteina in grado di impedire o rallentare la diffusione delle cellule tumorali all'interno o all'esterno della prostata".
A oggi la terapia del tumore della prostata androgeno-dipendente si basa essenzialmente sulla somministrazione di due classi di farmaci: gli antiandrogeni, che inibiscono l'attivazione del recettore degli androgeni (antagonisti recettoriali), ma non la formazione del testosterone, e gli antagonisti del GnRH, che aboliscono invece la produzione del testosterone; entrambi sono molto efficaci nel contrastare la crescita tumorale. Ma a seconda dello stadio che si considera, alla luce di queste nuove scoperte, si potrebbe imporre un distinguo importante.
"Nel caso di un tumore ancora localizzato", precisa Poletti, "gli antagonisti recettoriali (antiandrogeni) che mantengono inalterata la produzione di testosterone, potrebbero avere il vantaggio di sostenere la produzione intra-prostatica di 3beta-diolo, rallentando così la migrazione del tumore. In presenza invece di metastasi, quando l'effetto protettivo anti-migratorio del 3beta-diolo viene a mancare, la terapia combinata tra antiandrogeni ed analoghi offre maggiori vantaggi contro la proliferazione del tumore". Osservazioni di laboratorio, da validare clinicamente, prima di dar luogo a nuove terapie.

Fonte: LaRepubblica (05/07/2005)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: Prostata, testosterone
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