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Un vaccino per l'influenza aviaria


Il virus ha ucciso 57 uomini e fa temere una nuova Spagnola

Un vaccino contro la temutissima influenza aviaria, che imperversa nell'Estremo Oriente, dove ha già contagiato e ucciso decine di uomini, è stato testato con successo negli Stati Uniti. Lo riferisce il New York Times. Anthony S. Fauci, direttore dell'Istituto nazionale per le Allergie e le Malattie infettive ha dichiarato che il vaccino, che ha già superato i test preliminari, potrebbe essere già utilizzato in una situazione di emergenza, come una pandemia, ma non ancora offerto al pubblico. Per questo occorreranno ancora altri test, nei prossimi mesi, e l'autorizzazione dell'Autorità federale dedicata, la Food and Drug Administration.
Fauci ha dichiarato che il vaccino, sviluppato nei laboratori della casa farmaceutica francese Sanofi-Pasteur, ha prodotto una forte risposta immunitaria in 113 dei 452 volontari che lo hanno testato, tutti individui sani e "under 65". Il farmaco, però, è stato somministrato a dosaggi superiori a quello usato per schermare la popolazione dalla comune influenza.
Nei prossimi mesi, i test saranno estesi alla popolazione anziana e ai bambini, alle categorie cioè più deboli ed esposte all'attacco dei virus influenzali in genere.
Sviluppato con tecniche di ingegneria genetica, il vaccino viene prodotto nelle uova di gallina, nelle quali gli scienziati dapprima alterano il gene che rende il virus letale per i pennuti. Uno dei principali problemi da risolvere è, appunto, quello di ottenere quantitativi di medicinale sufficienti per una somministrazione simultanea che potrebbe interessare decine di milioni di uomini e donne, partendo da "incubatrici" non moltiplicabili all'infinito.
Per ottimizzare il dosaggio del vaccino sugli uomini, allora, si dovrà ricorrere a un adiuvante in grado di potenziarne gli effetti, ma su questo c'è ancora da lavorare. Anche perché iniettando meno vaccino (medicinale ricavato dalle cellule morte del virus da cui protegge) significa allargarne il bacino di utenza alle categorie deboli - vecchi, bambini, malati cronici -, che sono non solo le più esposte al contagio, ma anche le meno attrezzate a reggere gli effetti collaterali dell'immunizzazione.
Apparsa nel 1997, l'influenza aviaria non era ritenuta contagiosa per l'uomo fino al 2003. Da allora, ha ucciso 57 persone delle 112 che è provato abbia infettato, tutte in Paesi dell'Estremo Oriente. Veicolo del contagio le feci degli uccelli, sterminati a decine di milioni in Asia.
Ma a spaventare ancora di più è la possibilità che il virus, noto come A(H5N1), possa ricombinarsi con quello dell'influenza umana - potrebbe accadere in un individuo che contragga le due infezioni simultaneamente - fino a generare un virus mutagene, capace di trasmettersi da uomo a uomo. Lo stesso meccanismo accaduto in occasione delle tragiche pandemie influenzali, come la Spagnola degli anni Venti e la più recente Asiatica.

Fonte: LaRepubblica (08/08/2005)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: influenza aviaria, vaccino influenza
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