Il ministro Alemanno prepara un decreto sugli Ogm
Replica al governatore veneto Giancarlo Galan: «Faremo sperimentazione ma la coltivazione in campo a
Governo e Regioni dovranno emanare regolamenti sulla coesistenza nei campi delle filiere con e senza Ogm. Lo prevede un decreto-legge predisposto dal ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno, che potrebbe essere discusso già questa settimana. La sua politica per l'eccellenza alimentare, secondo il ministro, è una delle ragioni che hanno portato alla scelta di Parma come sede dell'Authority europea.
Lei pensa che la scelta sia dovuta solo alla capacità negoziale del governo o premi anche la politica dell'eccellenza?
«Hanno avuto un peso entrambi i fattori. La base culturale è certo la politica dell'eccellenza, che trova nel distretto alimentare dell'Emilia un vertice assoluto anche per quanto riguarda l'Italia e a maggior ragione a livello internazionale. In più, dato che la situazione si era bloccata e c'era una certa tendenza a rendere definitiva la sede di Bruxelles, il presidente Berlusconi è stato molto abile a chiudere questa trattativa in termini positivi».
L'esclusione degli Ogm è parte integrante della sua strategia. Ma giorni fa il presidente Galan si è detto «orgoglioso» per la sperimentazione degli Ogm nel Veneto. Come la mettiamo?
«Nessuno è contrario alla sperimentazione, anzi, cercheremo di aumentare e finalizzare la ricerca. La produzione in campo aperto è un altro discorso, perché comporta forti rischi di contaminazione diffusa e quindi potrebbe far scomparire le filiere "Ogm free".
Il nostro non è un no assoluto, sosteniamo una linea di estrema prudenza per garantire la libertà di scelta del produttore e del consumatore».
In attesa di certezze scientifiche, non sarebbe auspicabile un chiarimento politico sul tema degli Ogm?
«L'argomento è fortemente trasversale, divide anche i partiti. Io ho preparato un decreto-legge sulla coesistenza in campo agricolo delle filiere, improntato al criterio della massima prudenza. Il testo è stato inviato a tutti i ministeri, adesso aspettiamo il Consiglio dei ministri. Quello sarà il momento del chiarimento».
Quando sarà esaminato il decreto?
«Forse questa settimana. Oppure slitterà dopo le vacanze natalizie. Va sottolineato che il testo affronta l'argomento solo nel campo agricolo. Per il prodotto finito seguiamo le normative europee che garantiscono l'etichettatura e la tracciabilità».
Qual è il principio guida?
«L'emanazione, d'intesa fra governo e Regioni, di regolamenti tesi ad evitare, valutando i diversi contesti, la contaminazione delle filiere, che è il grande rischio soprattutto per il territorio italiano, molto frammentato dal punto di vista della proprietà».
Che ricadute sul territorio avrà il trasferimento a Parma dell'Authority?
«Gli occupati in senso stretto saranno circa 500, ma l'indotto potrebbe essere cinque volte tanto. Poi c'è tutto il complesso delle infrastrutture e i centri di ricerca e d'eccellenza. Parma è destinata a diventare una città famosa quanto Firenze o Venezia».
Si allungano i tempi per l'istituzione di una Authority nazionale?
«Al contrario. L'Authority nazionale è l'interfaccia di quella europea. Il nostro problema è di evitare la creazione di un ennesimo carrozzone. Ecco perché, con il ministro Sirchia, abbiamo trovato un'intesa che di fatto "mette in rete", con un comitato tecnico-scientifico di raccordo, l'Istituto superiore di sanità e l'Istituto nazionale per la nutrizione. Per ora non si tratta di una struttura nuova, ma potremo arrivarci. E allora entreranno in gioco le candidature, come quelle di Torino e di Verona».
Che cosa significa per il settore agroalimentare il taglio di 82 milioni di euro sulla difesa del "made in Italy"?
«È indubbiamente un brutto colpo. Dal nostro punto di vista cercheremo di fare in modo che la scelta del ministero dell'Economia non sia troppo penalizzante».
Che messaggio può lanciare a chi protesta per le quote latte?
«Si tratta di una minoranza ristretta: 2-3 mila allevatori su 55 mila. Noi vogliamo aiutare in ogni modo le imprese ad adeguarsi alla nuova normativa, ma non si può mettere in discussione il principio del pieno ritorno alla legalità il prossimo anno».
Fonte: (16/12/2003)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
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