Influenza aviaria, rientrato caso in Finlandia
Gabbiano infettato, ma il ceppo del virus è diverso e a bassa patogenicità
Gli esperti Ue tranquilizzano «improbabile una diffusione del virus in Europa». HELSINKI - Le autorità finlandesi ridimensionano l'allarme intorno al caso sospetto di influenza aviaria, ieri in seguito al ritrovamento di un gabbiano morto a Oulu, nel nord del Paese. Benché il risultato definitivo delle analisi non sarà pronto prima di tre settimane, il ministero dell'Agricoltura di Helsinki ha comunicato che è più probabile che il volatile sia stato colpito da uno dei tanti virus che attaccano gli uccelli selvatici, di nessuna pericolosità per l'uomo. Il caso sospetto era stato scoperto nel corso di una serie di controlli preventivi disposti in seguito alla diffusione del virus dall'Asia alla Siberia, dove è stato accertato un caso del ceppo più aggressivo, l'H5N1, e alla Russia orientale. Il timore è che ora l'influenza dei polli possa entrare in Europa dalla Russia attraverso gli uccelli migratori. Anche il ministero della Salute italiano ha ridimensionato il pericolo: «Le prime informazioni - rileva il ministro Storace in una nota - indicano che il virus isolato recentemente da un gabbiano sulle coste finlandesi, durante abituali controlli della fauna selvatica, sia della famiglia dei virus dell'influenza aviaria a bassa patogenicità, ben diverso dal virus killer dell'influenza aviaria orientale». ESPERTI UE - La segnalazione del caso sospetto arriva giusto il giorno successivo alla riunione degli esperti dell'UE convocati dalla Commissione Europea a Bruxelles, per dettare le linee strategiche dei Paesi dell'Unione nei confronti della minacciosa infezione. Gli esperti, tuttavia, hanno usato toni relativamente tranquillizzanti, dichiarando che non ci sarebbe in Europa un rischio immediato di diffusione del virus tramite il passaggio degli uccelli migratori, anche se hanno sottolineato che è necessario rafforzare la sorveglianza poiché è impossibile fare previsioni esatte Il passaggio degli uccelli migratori, secondo il Comitato europeo di veterinari ed esperti dei 25 stati membri, benchè più importante soprattutto nel nord Europa (Danimarca, Germania e Olanda) rappresenterebbe comunque un rischio di contagio remoto o debole.
LE MISURE SUGGERITE - In ogni caso Bruxelles ha chiesto ai 25 partner di «rafforzare la sorveglianza», mettendo a disposizione finanziamenti pari a 1,2 milioni di euro per i prossimi mesi fino alla fine del 2005 e l'inizio del 2006, sempre che la situazione non richieda ulteriori sostegni.
Per gli esperti sanitari europei inoltre, «applicare un divieto generalizzato di mantenere il pollame all'aperto (come è in vigore da lunedì in Olanda) sarebbe invece attualmente una misura sproporzionata». Per l'Europa quindi la carta più appropriata su cui puntare è per il momento quella della sorveglianza che però deve essere accresciuta. In primo luogo verrà messo l'accento su un numero più elevato di test sugli uccelli migratori. Si dovranno inoltre rafforzare l'attenzione anche sulle importazioni. In materia di biosicurezza, ad esempio, è stata suggerita la disinfezione dei veicoli che si muovono tra i vari allevamenti, ma anche la revisione dei piani di emergenza per assicurare una protezione sufficiente per il personale che si occupa dei volatili, prendendo in considerazione la vaccinazione in situazione di rischio. Caldeggiato anche un miglioramento dell'informazione al consumatore. Al riguardo un'etichettatura del pollame, non è esclusa da Bruxelles anche se per il momento non viene proposta. Infine le frontiere esterne dell'Ue sembrano preoccupare gli esperti europei che chiedono molto attenzione non solo per il rischio di importazioni fraudolente ma anche per l'importazione di uccelli da compagnia dai Paesi autorizzati in quanto dai Paesi a rischio le frontiere sono da tempo chiuse.
DUBBI DALL'INGHILTERRA - Ma ci sono anche voci più allarmate di quelle degli esperti UE. Secondo Bob McCracken, presidente dell'Associazione dei Veterinari britannici, gli stormi che dall'Asia che migrano verso l'Europa e la Gran Bretagna quest'anno porteranno con loro il virus dell'influenza dei polli. McCraken, si è detto convinto che «è inevitabile che l'influenza arriverà fino alla nostra isola». «E' PEGGIO DELLA SARS» DICONO IN CINA - E sulla pericolosità dell'epidemia sono intervenuti anche esperti cinesi di Sars, specie alla luce della «marcia verso Ovest» che il microrganismo killer sembrerebbe avere intrapreso. «L'influenza dei polli non è stata contenuta con sufficiente efficacia», avverte Zhong Nanshan, uno dei principali esperti di Sars in Cina. «Ed è più pericolosa della polmonite atipica», aggiunge senza usare mezzi termini, assicurando che «il rischio di una mutazione del virus, quindi di una sua trasmissibilitá uomo-uomo e di una sua diffusione pandemica esiste». L'eventualitá di un'epidemia globale «sarebbe disastrosa», rincara Li Baojian, professore presso la Zhongshan University e coinvolto in molte ricerche sulla Sars. «Avrebbe un pesante impatto sullo sviluppo economico globale - sottolinea - e comprometterebbe la stabilitá politica mondiale». Gli specialisti di Sars ammettono infine che la Cina rappresenta l«incubatorè ideale di nuove malattie: «È il primo candidato a essere il punto di partenza della prossima pandemia influenzale, sia per il clima umido sia per la promiscuitá uomo-animali». 27 agosto 2005
Fonte: (28/08/2005)
Pubblicato in Medicina e Salute
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influenza,
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